Gerusalemme - famiglie ebraiche, di sabato, vestite a festa, vanno al Kotel, il Muro del Tempio |
In questa Pasqua c'è stata polemica
sui negozi aperti e questa mattina alla radio (in macchina ascolto il “filo
diretto”) qualche ascoltatore riprendeva l’argomento. La risposta del giornalista
era del tipo: “ognuno deve poter fare quello che vuole, chi sono io (chi è lo
Stato) per dire che i negozi devono essere chiusi il giorno di Pasqua o un altro
giorno?”
Abbiamo abbondantemente perso la battaglia del riposo domenicale, adesso
viene messo in discussione il riposo della massima solennità dell’anno.
Diceva San Tommaso d’Aquino: “per dialogare con i cristiani ho
il Vangelo e il Nuovo Testamento, per dialogare con gli ebrei ho l’Antico
Testamento, con i pagani ho la ragione”.
Per i cristiani il motivo del riposo domenicale viene
direttamente dai precetti e dall’esperienza felice del popolo ebraico. Infatti, Gesù
non ha dato o ribadito nessuna indicazione al riguardo. Gesù osservava il
Sabato in modo non legalistico restituendogli il suo valore profondamente
umano e spirituale lì dove era diventato solo una gabbia, un’osservanza senza cuore,
fonte di discussioni e scrupoli.
Il Cristianesimo penetrando tra popoli pagani, in
particolare i romani, che non avevano il riposo settimanale nella propria
cultura, ha portato la ricchezza della Sapienza biblica. Essendo risorto Gesù il
Primo Giorno della settimana, il giorno dopo il Sabato, i cristiani hanno trasportato
il giorno di festa dal Sabato al giorno del Sole (Dies Solis) che è diventato così
giorno del Signore (Dies Dominicae, Domenica).
l’Antico Testamento inculca il rispetto di un giorno
di riposo settimanale dal lavoro per uomini (liberi e schiavi) e animali. Quel giorno
viene fissato sulle fasi della luna, e messo in parallelo con il racconto della
Creazione dove si dice che concludendo la sua opera il sesto giorno (venerdì) con
la creazione dell’uomo, il settimo Dio cessò da ogni suo lavoro. “Dio
benedisse il settimo giorno e lo consacrò perché in esso cessò (shabàt) da ogni lavoro che aveva fatto creando” (Genesi 2,3).
Riposandosi dopo una settimana di lavoro l’uomo si apre dunque
a Dio imitandolo.
Ma i benefici del giorno di riposo sono molteplici. È uno
spazio per il ricupero delle forze e quindi per la salute, è sopratutto uno
spazio per sviluppare un rapporto spirituale con Dio e i propri simili, in
particolare la propria famiglia. Si sa che le feste veicolano i valori di un gruppo,
di un popolo. L’invenzione della festa settimanale, in più delle ricorrenze
annuali, ha contribuito fortemente a preservare il popolo ebraico dalla
dissoluzione nei momenti di oppressione da parte di altri popoli o di
dispersione in mezzo ad essi come minoranze. Ma questo beneficio, grazie al sabato che ritorna ogni otto giorni, è passato attraverso
la coesione delle famiglie e ha influito direttamente sui rapporti affettivi,
educativi, identitari, tra genitori e figli,
tra fratelli e sorelle, nel processo educativo e di crescita delle nuove generazioni.
Chi vuole difendere la famiglia difenda il riposo domenicale.
Il beneficio viene anche in modo “negativo”: “Cessando” da ogni
lavoro un giorno ogni sette, imparo ad essere libero dalla schiavitù degli
idoli: idolo del lavoro, idolo del guadagno, dei soldi. Non andando a comprare
un giorno alla settimana, imparo a non essere schiavo dello shopping.
Mettendoci al solo livello della ragione costatiamo
storicamente questi benefici e quindi la necessità di un giorno consacrato al
riposo. È vero che qualcuno deve lavorare di domenica ma è opportuno che ogni popolo
si possa riconoscere in un giorno comune che permette di avere una identità e
delle relazioni facilitate con i vicini e parenti. Si sanno i problemi che i
turni di lavoro o appunto i giorni di riposo atipici creano nei rapporti
sociali e intrafamigliari. Per esempio per seguire i figli che sono soggetti agli
orari della scuola, per organizzare incontri allargati tra parenti e amici. Cosa succederebbe
se non ci fosse più nessun punto comune per l’insieme della società?
La polemica di questi giorni riguardava i negozi
aperti il giorno di Pasqua. E' sempre lo stesso: i negozi devono essere aperti perché l’uomo
di oggi è (deve essere) schiavo dell’idolo del guadagno e del materialismo, come se la sua vita avesse valore solo dalle cose che compra
e possiede.
I cristiani devono chiudere i loro negozi e non andare a comprare
di domenica. "Questo è il giorno fatto dal Signore, rallegriamoci ed esultiamo in esso!"
C'è un altro risvolto che è la difesa del piccolo inteso come
piccolo negozio e come lavoratore dipendente. La Bibbia dice che anche lo
schiavo deve riposare come il padrone. C'è in questo uno straordinario comandamento di
promozione della dignità e dell’uguaglianza di ogni uomo! Se i negozi sono aperti
di domenica, il piccolo negoziante per sostenere la concorrenza dovrà essere aperto
anche lui. Ma egli non ha dipendenti o non in numero sufficiente per organizzare
turni. È quindi il suo giorno di riposo che si perde. Allo stesso modo il dipendente
che deve lavorare di domenica non sta con il resto della famiglia e
degli amici che si riposano e ne subisce danno.
Giustamente se Dio non c'è manca ogni fondamento solido e
si dice: “chi sono io (chi è lo Stato) per decidere della vita degli altri?”. Ma
il giornalista, provocato dall’ascoltatore che parlava di perdita di valori e
di riduzione della vita a solo materialismo, non poteva non rispondere: “certo,
ci vuole un equilibrio”. Però senza Dio chi avrà l’autorità per definire qualcosa?
Chi definirà questo equilibrio se non ci sono punti di riferimento? Da lì vediamo che ogni questione ha la sua radice ultima in Dio.
Ma san Tommaso diceva che con i pagani, i senza Dio, egli ha
la ragione per dialogare. Infatti anche noi, per definire tante questioni
pratiche abbiamo bisogno della ragione che riflette sull’esperienza. Per la
maggior parte delle questioni non ci sono ricette preconfezionate nei Testi
Sacri da applicare tali e quali. Ci sono dei Principi, dei Valori, questo sì, e
c'è uno Spirito che illumina il lavoro della ragione, il lavoro di
discernimento. Se un “pagano” è retto, può percepire il valore di una esperienza
storica, il valore fondante della natura, e arrivare alle stesse conclusioni dei
credenti.
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