Nati come famiglia nomade e libera di Abramo, gli ebrei fanno l’esperienza disperante in Egitto del degrado senza fine della loro
situazione inizialmente privilegiata. Morto Giuseppe figlio di Giacobbe, il Dio dei loro padri non
li protegge più dalla potenza degli dèi egiziani che, anzi, li hanno ridotto in
schiavitù. Ma quando stanno per perdere la fede, Dio manda loro un liberatore, Mosè.
La liberazione dalla schiavitù è l’esperienza fondante del popolo di Dio.
Purtroppo, installati nella Terra Promessa gli ebrei
si lasciano tentare, si lasciano andare. Chiamano progresso e sviluppo ciò che fa
perdere loro le radici di fede e i modi di vivere ereditati da Abramo Isacco e
Giacobbe, ciò che li allontana dall’Alleanza del Sinai e li conduce a una vita di
peccato. Dio, anche attraverso il meccanismo naturale dell’indebolimento di chi
non vive più valori autentici, permette che siano vinti dai nemici e deportati
in terra straniera.
Eccoli di nuovo piccola minoranza senza più diritti
e oppressa, non più padrona della propria vita. Il Re non si
accontenta di essere obbedito per le regole dell’economia o dei costumi. Come era
la consuetudine quasi universale nell’Antichità, il Re vuole essere divinizzato
e adorato (prima lettura). Chi trasgredisce sarà punito con la morte. Si crea così
un dilemma molto forte: credo abbastanza, nel mio cuore, in quel Dio che mi ha
promesso la risurrezione e la felicità eterna se gli sono fedele? Oppure, per salvare
la mia vita non vedo altra scelta che rinnegare il Dio dei Padri?
Non è facile rispondere. Anzi, la schiavitù a Babilonia,
pur essendo fisicamente meno dura di quella d’Egitto è avvenuta in seguito alle colpe del popolo che ha dilapidato tutte le grazie
ricevute, ha tradito l’alleanza. Che speranza potrebbe nutrire un popolo rigettato da Dio per i suoi peccati?
Ma la fede del popolo è ormai anche più matura e capace di
credere alla misericordia di Dio. Vale la pena conservare (o ritrovare) la
fedeltà a Dio. È Lui che guida la Storia e non il Re babilonese. Per questo motivo
Sedrac Mesac e Abdénego sono pronti a sacrificare la loro vita pur di non rinnegare
l’Alleanza con Dio. Dio viene allora in loro aiuto mandando un angelo a
preservarli dalle fiamme e sperimentano la libertà all’interno della fornace che,
oltre ad essere reale, è il simbolo di ogni difficoltà e persecuzione.
Mentre questi tre giovani ci dimostrano che si può essere
liberi nella schiavitù, nel vangelo, Gesù aiuta i farisei a scoprire che si può essere schiavi
mentre ci si crede liberi. Solo l’eliminazione totale del peccato, dei compromessi con il nemico di Dio, ci può fare liberi
davvero.
Se appoggi totalmente la tua vita in Dio sei libero anche
se esteriormente sembri essere schiavo. Se trascuri di lottare contro il
peccato, ti illudi di essere libero. Invece sei schiavo del peccato e sei privo di ciò che determina
veramente la qualità della tua vita e il tuo futuro eterno.
Prima
Lettura Dn
3, 14-20. 46-50. 91-92. 95
Dio ha mandato il suo angelo e ha liberato i suoi servi.
Dio ha mandato il suo angelo e ha liberato i suoi servi.
Dal libro del profeta Daniele
In quei giorni il re Nabucodònosor disse: «È vero, Sadrac, Mesac e Abdènego, che voi non servite i miei dèi e non adorate la statua d’oro che io ho fatto erigere? Ora se voi, quando udrete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell’arpa, del salterio, della zampogna e di ogni specie di strumenti musicali, sarete pronti a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatto, bene; altrimenti, in quel medesimo istante, sarete gettati in mezzo a una fornace di fuoco ardente. Quale dio vi potrà liberare dalla mia mano?».
Ma Sadrac, Mesac e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: «Noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito; sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace di fuoco ardente e dalla tua mano, o re. Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d’oro che tu hai eretto».
Allora Nabucodònosor fu pieno d’ira e il suo aspetto si alterò nei confronti di Sadrac, Mesac e Abdènego, e ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito. Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadrac, Mesac e Abdènego e gettarli nella fornace di fuoco ardente.
I servi del re, che li avevano gettati dentro, non cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece e sarmenti. La fiamma si alzava quarantanove cùbiti sopra la fornace e uscendo bruciò quei Caldèi che si trovavano vicino alla fornace. Ma l’angelo del Signore, che era sceso con Azarìa e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco della fornace e rese l’interno della fornace come se vi soffiasse dentro un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia.
Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: «Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?». «Certo, o re», risposero. Egli soggiunse: «Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell’aspetto a un figlio di dèi».
Nabucodònosor prese a dire: «Benedetto il Dio di Sadrac, Mesac e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio all’infuori del loro Dio».
Salmo Responsoriale Dn 3,52-56
A te la lode e la gloria nei secoli.
Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri,
Benedetto il tuo nome glorioso e santo.
Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso,
Benedetto sei tu sul trono del tuo regno.
Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi
e siedi sui cherubini,
Benedetto sei tu nel firmamento del cielo..
Canto al Vangelo Cf Lc 8,15
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Beati coloro che custodiscono la parola di Dio
con cuore integro e buono
e producono frutto con perseveranza.
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Vangelo Gv 8, 31-42
Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi d'avvero.
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro».
Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro».
Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».
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