“impurità,
furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia,
calunnia, superbia, stoltezza”. Nel Vangelo di oggi Gesù
fa un elenco lunghissimo dei propositi di male che escono dal cuore dell’uomo. La
lettura potrebbe risultare perfino penosa. Sembra che non ci sia nulla di buono nel cuore
dell’uomo. Il nostro tempo si è tanto ribellato contro il preteso pessimismo
della Chiesa, il suo coltivare i sensi di colpa per soggiogare le coscienze, mentre
serve piuttosto l’autostima, l’ammirazione per le opere positive di cui è capace
il progresso, l’ammirazione per l’uomo stesso e la sua spontaneità.
Anche questo è molto delicato perché incide profondo nel cuore dell'uomo e del fedele ed è vero che qualche volta invece di annunziare la Buona Notizia della Salvezza abbiamo annunciato dottrine di uomini.
Ma è forse Gesù stesso che è colpevole di tanto
scempio!? Troviamo nel Vangelo molti avvertimenti sul Giudizio finale, sulle
esigenze totali della conversione, ecc.. Troppi?
Fatto sta che molti santi,
pieni di misericordia per i peccatori e anche pieni di luce e di gioia, hanno volentieri
parlato in questo senso nella loro predicazione. Così scrive san Luigi Maria di
Montfort nel suo “Trattato della Vera Devozione a Maria”, spiegando i fondamenti
teologici della devozione a Maria:
“Abbiamo
per eredità l'orgoglio e l'accecamento nello spirito, l'indurimento nel cuore,
la debolezza e l'incostanza nell'anima, la concupiscenza, le passioni in
rivolta e le malattie nel corpo. Siamo, per condizione naturale, più superbi
dei pavoni, più attaccati alla terra dei rospi, più brutti dei capri, più
invidiosi dei serpenti, più golosi degli animali immondi, più collerici delle
tigri, più pigri delle tartarughe, più deboli delle canne e più incostanti
delle banderuole. Abbiamo di nostro soltanto il nulla e il peccato, ed altro
non meritiamo che l'ira di Dio e l'inferno eterno.”
Non deve stupire che lo stesso santo fosse capace, nel suo girare per i villaggi di Francia, di
attirare le persone semplici alle quali diceva che a Dio bastava la buona volontà.
Infatti l’inizio del capitolo del suo libro ricorda la parabola della vite e
dei tralci. Il tralcio è creato per portare molto frutto, ma “senza di me non potete
fare nulla”.
Colpisce qualche foto di P. Pio sorridente, lui
stigmatizzato, animatore delle ricreazioni conventuali, mentre qualche altro padre
seduto vicino sembra chiuso nei suoi pensieri scuri.
Il papa ha detto qualche giorno fa che se la Parola
di Dio non arriva al cuore la religione diventa tutto un moralismo (rigorista o
lassista che sia)..
Non a caso s. Luigi de Montfort proponendo una
totale dipendenza da Maria come Madre e Guida, annuncia tra i frutti una grande
libertà di spirito, la guarigione dagli scrupoli. Quei scrupoli e riti che Gesù
vuole scardinare dallo spirito dei suoi discepoli. Il Trattato è il libro che ha formato la devozione mariana di papa Giovanni Paolo II
Prima Lettura Gn 2,4b-9.15-17
Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden.
Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden.
Dal libro della Gènesi
Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c’era uomo che lavorasse il suolo, ma una polla d’acqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo. Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.
Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male.
Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.
Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 103
Benedetto il Signore, anima mia!
Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Sei rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto.
Tutti da te aspettano
che tu dia loro cibo a tempo opportuno.
Tu lo provvedi, essi lo raccolgono;
apri la tua mano, si saziano di beni.
Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.
Canto al Vangelo Gv 17,17
Alleluia, alleluia.
La tua parola, Signore, è verità:
consacraci nella verità.
Alleluia.
Vangelo Mc 7, 14-23
Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo.
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».
Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti.
E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
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