Un amico ha ripescato - non so dove - questo "fioretto" raccontato da Maurizio Patriciello amico nostro. Per inciso, io non sono quel frate al quale Maurizio ha dato passaggio mentre era diacono della A D I pentecostale, ma fra' Riccardo che, all'epoca, era il mio formatore.
Visto che faccio parte delle "persone informate dei fatti" voglio fare qualche precisazione. Fra' Leone non ha trascorso molti anni nell'arma dei carabinieri, pur conservando un grande affetto e fierezza per l'arma, ma ha fatto solo il servizio militare nella sezione sportivi perché all'epoca era una giovane promessa della pallavolo a livello nazionale.
La seconda precisazione è che il Professore Orlando di cui si parla è stato parroco proprio di San Castrese per ben 17 anni, e oggi fra' Leone è parroco di una altra parrocchia dedicata a san Castrese.
FRA LEONE
Entrò in convento dopo aver
trascorso molti anni nell’arma dei carabinieri. Volle chiamarsi fra
Leone, come l’amico di Francesco. Riprese a studiare con fatica. Puntuale,
arrivava in facoltà teologica a pieni scalzi, avvolto nel saio grigio di
tessuto grezzo e la corona del rosario tra le mani. Lo sguardo sereno, il
volto buono, il sorriso sulle labbra. A vederlo era un incanto. Faceva
mille sforzi per stare al passo con i giovani colleghi. Il desiderio di
diventare sacerdote lo consumava. Nell’intervallo delle lezioni, con
passo svelto, si recava in cappella, si rannicchiava in un angolo e
sprofondava nella preghiera. Il professore Orlando, prete della chiesa di
Napoli, in quella facoltà, da sempre, insegnava filosofia teoretica. San
Tommaso d’ Aquino, i suoi scritti, la sua intelligenza, la sua cultura, il suo
argomentare lo facevano impazzire. Ne era innamorato. Gli brillavano gli occhi
durante le lezioni. Le dispute filosofiche erano suo pane quotidiano.
Severo e burbero come i vecchi maestri di una volta, Orlando, era temuto
da tutti gli studenti dei primi anni. Solamente pochi fortunati
superavano l’ esame con lui al primo colpo. Anche per fra Leone
arrivò il temuto giorno. All’umile frate la filosofia proprio non gli
entrava in testa. La studiava come ingoiando una medicina di cui non si
può assolutamente fare a meno. La notte prima della fatidica ora,
fra Leone la passò davanti al Santissimo Sacramento. Un po’ studiava, un
po’ pregava, un po’ si appisolava sul libro scritto dallo stesso
professore. Di quel libro l’autore, con malcelato orgoglio, amava ripetere:
« I maligni dicono: tosto il professore, tosta la materia, tosto il
libro. Naturalmente non è vero…». Naturalmente era vero. Quel libro
era proprio una mazzata in testa per chi non amava la filosofia. Fra Leone lo
aveva letto, riletto e sottolineato, ma ci aveva capito poco. Lui
preferiva riposare davanti al Tabernacolo, piuttosto che rompersi la testa con
le tesi di san Tommaso. Inutile dire che per il professore Orlando, che pure il
rosario recitava ogni mattina, queste dicotomie erano considerate un
sacrilegio. Arrivò il momento tanto atteso. Fra Leone, alto e magro come
un cipresso toscano, fasciato nel suo mantello, rabbrividendo per la
paura e per il freddo entrò nell’aula come un condannato a morte. Il
professore, alto, rosso, grosso, era diventato una cosa sola con la
talare che indossava, di colore nero. Eccoli, fronteggiarsi,
questi due uomini innamorati dello stesso Dio eppure così diversi. Il
tomista notò il sudore freddo che colava dalla fronte del
francescano. Attimi di passione pura per lo studente. I frati, in convento,
pregavano perché Leone superasse quello scoglio. Orlando stava per sferrare il
primo colpo quando, inaspettatamente, esprimendosi nella nostra gustosissima
lingua partenopea, esclamò: « Munaciè, tu tiene a faccia e uno che a
filosofia nunn a sape…». Traduco: « Fraticello hai la faccia di uno che
la filosofia non la conosce …». Ci aveva azzeccato in pieno l’ indovino.
Fra Leone, tremante, abbassò la testa e prese a farfugliare: « E’
vero, monsignore. Io la filosofia non la conosco. Ho studiato tanto, ma ci ho
capito poco. Ringrazio Dio, però, che nella Chiesa ci siano uomini
intelligenti e preparati come lei che la filosofia la sanno tanto bene…». Il
burbero rimase colpito e rivolto all’ assistente: « L’esame è finito. Dagli un
voto basso e fai entrare il prossimo. Il fraticello pregherà per noi…». Fra
Leone aveva superato l’esame con Orlando! Cosa da non credere. Quel frate oggi
è un sacerdote amato e ricercato per i suoi consigli, la sua bontà,
la sua sapienza. Un uomo generoso e buono che si fa tutto a tutti
pur senza sapere di filosofia. Possiamo dirlo? Un santo. Orlando, il vecchio
professore, è morto qualche anno fa. Il frate e il monsignore. Due
uomini. Due cristiani. Due sacerdoti. Così simili. Così diversi. Un solo Dio.
Un solo Signore. Una sola fede. Tanti carismi a servizio di Gesù e
dell’uomo. Come è giovane e bella la nostra santa madre Chiesa due
volte millenaria, dove, per strade diverse, tutti possono accedere alla
medesima corona di gloria. Padre Maurizio Patriciello
Beati gli intelligenti e Beati i piccoli!
Faccio parte di una altra categoria non meglio definita perché anche a me il libro e le lezioni del Professore Orlando erano "na mazzata n'fronte", ma con la grazia di Dio spero fermamente nella Vita eterna.
Grazie
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