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sabato 25 febbraio 2017

FRA LEONE - DA P. MAURIZIO PATRICIELLO

Un amico ha ripescato - non so dove - questo "fioretto" raccontato da Maurizio Patriciello amico nostro. Per inciso, io non sono quel frate al quale Maurizio ha dato passaggio mentre era diacono della A D I pentecostale, ma fra' Riccardo che, all'epoca, era il mio formatore. 
Visto che faccio parte delle "persone informate dei fatti" voglio fare qualche precisazione. Fra' Leone non ha trascorso molti anni nell'arma dei carabinieri, pur conservando un grande affetto e fierezza per l'arma, ma ha fatto solo il servizio militare nella sezione sportivi perché all'epoca era una giovane promessa della pallavolo a livello nazionale. 
La seconda precisazione è che il Professore Orlando di cui si parla è stato parroco proprio di San Castrese per ben 17 anni, e oggi fra' Leone è parroco di una altra parrocchia dedicata a san Castrese.

FRA LEONE
Entrò in convento dopo aver trascorso  molti anni nell’arma dei carabinieri. Volle chiamarsi fra Leone, come l’amico di Francesco. Riprese a studiare con fatica. Puntuale, arrivava  in facoltà teologica a pieni scalzi, avvolto nel saio grigio di tessuto grezzo  e la corona del rosario tra le mani. Lo sguardo sereno, il volto buono, il sorriso sulle labbra. A vederlo era un incanto.  Faceva mille sforzi per stare al passo con i  giovani colleghi. Il desiderio di diventare sacerdote lo consumava.  Nell’intervallo delle lezioni, con passo svelto, si recava in cappella, si rannicchiava  in un angolo e sprofondava nella preghiera. Il professore Orlando, prete della chiesa di Napoli, in quella facoltà, da sempre, insegnava filosofia teoretica. San Tommaso d’ Aquino, i suoi scritti, la sua intelligenza, la sua cultura, il suo argomentare lo facevano impazzire. Ne era innamorato. Gli brillavano gli occhi durante le lezioni. Le dispute filosofiche erano suo pane quotidiano.  Severo e burbero come i vecchi maestri di una volta, Orlando,  era temuto da tutti gli studenti dei primi anni. Solamente pochi fortunati superavano l’ esame con lui  al primo colpo. Anche per fra Leone arrivò il temuto giorno. All’umile  frate la filosofia proprio non gli entrava in testa. La studiava come ingoiando una medicina di cui non si può  assolutamente fare a meno. La notte prima della fatidica ora,  fra Leone la passò davanti al Santissimo Sacramento. Un po’ studiava, un po’  pregava, un po’ si appisolava  sul libro scritto dallo stesso  professore. Di quel libro l’autore, con malcelato orgoglio, amava ripetere: «  I maligni dicono: tosto il professore,  tosta la materia, tosto il libro. Naturalmente non è vero…».  Naturalmente era vero. Quel libro era proprio una mazzata in testa per chi non amava la filosofia. Fra Leone lo aveva letto,  riletto e sottolineato, ma ci aveva capito poco. Lui preferiva riposare davanti al Tabernacolo, piuttosto che rompersi la testa con le tesi di san Tommaso. Inutile dire che per il professore Orlando, che pure il rosario recitava ogni mattina,  queste dicotomie erano considerate un sacrilegio. Arrivò il momento  tanto atteso. Fra Leone, alto e magro come un cipresso toscano, fasciato  nel suo mantello, rabbrividendo per la paura e per il freddo entrò nell’aula come un condannato a morte. Il professore, alto, rosso,  grosso,  era diventato una cosa sola con la talare  che indossava, di colore nero. Eccoli, fronteggiarsi, questi due uomini innamorati dello stesso Dio eppure così diversi. Il tomista  notò il sudore freddo che  colava dalla fronte del francescano. Attimi di passione pura per lo studente. I frati, in convento, pregavano perché Leone superasse quello scoglio. Orlando stava per sferrare il primo colpo quando, inaspettatamente, esprimendosi nella nostra gustosissima lingua partenopea,  esclamò: « Munaciè, tu tiene a faccia e uno che a filosofia nunn a sape…».  Traduco: « Fraticello hai la faccia di uno che la filosofia non la conosce …». Ci aveva azzeccato in pieno  l’ indovino. Fra Leone, tremante,  abbassò la  testa e prese a farfugliare: « E’ vero, monsignore. Io la filosofia non la conosco. Ho studiato tanto, ma ci ho capito poco. Ringrazio Dio, però,  che nella Chiesa ci siano uomini  intelligenti e preparati come lei che la filosofia la sanno tanto bene…». Il burbero rimase colpito e rivolto all’ assistente: « L’esame è finito. Dagli un voto basso e fai entrare il prossimo. Il fraticello pregherà per noi…». Fra Leone aveva superato l’esame con Orlando! Cosa da non credere. Quel frate oggi è un sacerdote   amato e ricercato per i suoi consigli, la sua bontà, la sua sapienza. Un uomo generoso  e buono che si fa tutto a tutti  pur senza sapere di filosofia. Possiamo dirlo? Un santo. Orlando, il vecchio professore,  è morto qualche anno fa. Il frate e il monsignore. Due uomini. Due cristiani. Due sacerdoti. Così simili. Così diversi. Un solo Dio. Un solo Signore. Una sola fede. Tanti carismi a servizio di Gesù e dell’uomo.  Come è  giovane e bella la nostra santa madre Chiesa due volte millenaria, dove, per strade diverse, tutti possono accedere alla medesima corona di gloria.  Padre Maurizio Patriciello

Beati gli intelligenti e Beati i piccoli!
Faccio parte di una altra categoria non meglio definita perché anche a me il libro e le lezioni del Professore Orlando erano "na mazzata n'fronte", ma con la grazia di Dio spero fermamente nella Vita eterna.


2 commenti: