2. La luce effusa dall’assemblea di Nicea sulla rivelazione cristiana permette di scoprirvi una ricchezza inesauribile che continua, attraverso i secoli e le culture, a trovare approfondimenti e a manifestarsi sotto aspetti sempre più belli e più nuovi. Queste diverse sfaccettature sono messe in luce specialmente dalla rilettura orante e teologica che la maggior parte delle tradizioni cristiane fanno del Simbolo, ciascuna sulla base di un diverso rapporto col fatto che esista un Simbolo di fede. Si tratta anche dell’occasione, per tutti e per ciascuno, di riscoprire o anche di scoprire la sua ricchezza e il legame di comunione tra tutti i cristiani che tale Simbolo può costituire. «Come non ricordare l’importanza straordinaria di una simile commemorazione al servizio della ricerca dell’unità piena dei Cristiani?»,[3] sottolinea Papa Francesco.
3. Il Concilio di Nicea fu il primo concilio designato come “ecumenico”, poiché per la prima volta i vescovi di tutta l’Oikoumenē vi sono stati invitati.[4]Le sue decisioni dovevano quindi avere una portata ecumenica, cioè universale: esse sono state recepite come tali dai credenti e dalla tradizione cristiana, nel corso di un lungo e laborioso processo. La posta in gioco a livello ecclesiologico è decisiva. Il Simbolo si inscrive nel movimento di progressiva assunzione da parte della dottrina cristiana della lingua e degli schemi di pensiero greci, che però se ne trovarono essi stessi, per così dire, trasfigurati, proprio in virtù del loro venire in contatto con la Rivelazione. Il Concilio ha suggellato inoltre l’importanza sempre crescente dei sinodi e dei modi di governo sinodale nella Chiesa dei primi secoli, realizzando una svolta di prima grandezza: nella linea dell’exousìa conferita agli apostoli da Gesù e dallo Spirito Santo (Lc 10,16; At 1,14; 2,1-4), l’evento di Nicea ha in effetti aperto la via ad una nuova espressione istituzionale dell’autorità nella Chiesa, un’autorità di portata universale, d’ora in poi riconosciuta ai concili ecumenici, riguardo sia alla dottrina che alla disciplina. Questa svolta decisiva nel modo di pensare e di governare in seno alla comunità dei discepoli del Signore Gesù avrebbe messo in luce elementi essenziali della missione d’insegnamento della Chiesa e quindi della sua natura.
[3] (Francesco, Discorso ai membri della Commissione Teologica Internazionale, 30 novembre 2023)
[4] «Benchè si fosse dapprima concordato che un sinodo dei vescovi si tenesse ad Ancira, in Galazia, ora ci è sembrato meglio, per diverse [ragioni], che si riunisse nella città di Nicea, in Bitinia: sia a causa dei vescovi provenienti dall’Italia e da altre regioni dell’Europa, sia perché io sarei stato un osservatore più vicino e partecipe delle cose che si sarebbero svolte», Costantino, Lettera ai vescovi circa la convocazione del Concilio di Nicea (H.-G. Opitz, Athanasius Werke III/1, 3. Urkunde 20, Walter de Gruyter & Co., Berlin - Leipzig 1934/1935, pp. 41-42) nostra traduzione.
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