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venerdì 3 gennaio 2025

PIETÀ POPOLARE: PREGI E RISCHI / Cosa ha detto il Papa e perché è importante. Ajaccio in Corsica, 15 dicembre 2024




Papa Francesco è andato ad Ajaccio per una duegiorni sulla Religiosità Popolare. Nel suo intervento ha sottolineato le caratteristiche eccezionali del Mediterraneo come luogo di scambi e di progresso delle civiltà, e ricordato l’esperienza religiosa unica legata al Dio d’Israele, sviluppatasi in un popolo e un territorio che si affaccia sul Mediterraneo. Dopo aver informato la vita dei popoli, la fede cristiana ha perso poi la sua centralità con lo sviluppo di una cultura laica. Bisogna però evitare la contrapposizione pura e semplice tra le due culture:  


"Al contrario, è importante riconoscere una reciproca apertura tra questi due orizzonti: i credenti si aprono con sempre maggiore serenità alla possibilità di vivere la propria fede senza imporla, viverla come lievito nella pasta del mondo e degli ambienti in cui si trovano; e i non credenti o quanti si sono allontanati dalla pratica religiosa non sono estranei alla ricerca della verità, della giustizia e della solidarietà, e spesso, pur non appartenendo ad alcuna religione, portano nel cuore una sete più grande, una domanda di senso che li conduce a interrogare il mistero della vita e a cercare valori fondamentali per il bene comune.

È proprio in questa cornice che possiamo cogliere la bellezza e l’importanza della pietà popolare (cfr S. Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 48). È stato San Paolo VI a “cambiare il nome”, nell’Evangelii nuntiandi cambia da “religiosità” a “pietà” popolare. Da una parte, essa ci rimanda all’Incarnazione come fondamento della fede cristiana, la quale si esprime sempre nella cultura, nella storia e nei linguaggi di un popolo e si trasmette attraverso i simboli, i costumi, i riti e le tradizioni di una comunità vivente. Dall’altra parte, la pratica della pietà popolare attira e coinvolge anche persone che sono sulla soglia della fede, che non praticano assiduamente e che, tuttavia, in essa ritrovano l’esperienza delle proprie radici e dei propri affetti, insieme a ideali e valori che ritengono utili per la propria vita e per la società.

La pietà popolare, esprimendo la fede con gesti semplici e linguaggi simbolici radicati nella cultura del popolo, rivela la presenza di Dio nella carne viva della storia, irrobustisce la relazione con la Chiesa e spesso diventa occasione di incontro, di scambio culturale e di festa – è curioso: una pietà che non sia festosa non ha “un buon odore”, non è una pietà che viene dal popolo, è troppo “distillata” –. In questo senso, le sue pratiche danno corpo alla relazione con il Signore e ai contenuti della fede. Mi piace ricordare, a questo proposito, una riflessione di Blaise Pascal, che in un dialogo con un interlocutore fittizio, per aiutarlo a capire come giungere alla fede, dice che non basta moltiplicare le prove dell’esistenza di Dio o fare sforzi intellettuali; piuttosto, bisogna guardare a coloro che sono già progrediti nel cammino, perché essi hanno iniziato a piccoli passi, «prendendo l’acqua benedetta, facendo dire delle messe» (Pensieri, in Opere complete, Milano, 2020, n. 681).  I piccoli passi che ti portano avanti. La pietà popolare è una pietà che viene coinvolta con la cultura, ma non confusa con la cultura. E fa dei piccoli passi.

Ecco allora una cosa da non dimenticare: «Nella pietà popolare si può cogliere la modalità in cui la fede ricevuta si è incarnata in una cultura e continua a trasmettersi», e quindi in essa «è sottesa una forza attivamente evangelizzatrice che non possiamo sottovalutare: sarebbe come disconoscere l’opera dello Spirito Santo» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 123; 126), che lavora nel santo Popolo di Dio, lo porta avanti nei discernimenti quotidiani. Pensiamo al diacono Filippo, poveretto, che un giorno è stato portato [dallo Spirito] su una strada e ha sentito un pagano, un servo della regina Candace di Etiopia, leggere il profeta Isaia e non capiva nulla. Si è avvicinato: “Tu capisci?” – “No”. E gli ha annunciato il Vangelo. E quell’uomo, che aveva ricevuto la fede in quel momento, arrivando dove c’era acqua dice: “Mi dica Filippo, lei mi può battezzare, adesso, qui, che c’è l’acqua?”. E Filippo non ha detto: “No, deve fare il corso, deve portare i padrini, tutti e due sposati nella Chiesa; deve fare questo…”. No, lo ha battezzato. Il Battesimo è proprio il dono della fede che Gesù ci dà.

Dobbiamo stare attenti perché la pietà popolare non venga usata, strumentalizzata da aggregazioni che intendono rafforzare la propria identità in modo polemico, alimentando i particolarismi, le contrapposizioni, gli atteggiamenti escludenti. Tutto questo non risponde allo spirito cristiano della pietà popolare e chiama in causa tutti, in modo speciale i Pastori, a vigilare, discernere e promuovere una continua attenzione sulle forme popolari della vita religiosa. (...)


Il Papa puntualizza qui un aspetto molto sensibile in Corsica con i suoi movimenti indipendentisti ma tocca un problema generale. La fede - che salva - non può essere confusa con la cultura, ma abita sempre una cultura, si esprime attraverso la lingua di ogni popolo battezzato e le sue tradizioni, purificandole e generandole. Il rischio di ogni pratica religiosa è di essere strumentalizzata per altri fini, se al centro non c'è più Dio e la guida dello Spirito ma "io" e il mio tornaconto.“Da ciò nascono  … i conflitti di uomini corrotti nella mente e privi della verità, che considerano la pietà come fonte di guadagno. Certo, la pietà è un grande guadagno, congiunta però a moderazione!” (1 Tim 6,4-6). Il disinteresse è una qualità fondamentale del ministro di Dio: cfr. 3, 3.8. cfr. At 20, 33 ss.; cfr1 Cor 9, 12. cfr1 Ts 2, 9. cfr2 Ts 3, 7 ss. ecc. I Papi mettono spesso in guardia contro il carrierismo tra i vescovi e il clero. L’istituzionalizzazione dei carismi porta a dimenticare l’ispirazione iniziale e a lasciarsi condizionare dalla mentalità del mondo, oppure a mettere al primo posto i beni materiali e le posizioni di potere nella comunità, ecc. Questo rischio tocca evidentemente tutte le confraternite e gruppi religiosi di pietà popolare. Tutti facciamo quasi sempre solo piccoli passi. Ma il problema è sapere se questi passi portano verso Cristo e un’autenticità sempre maggiore. Il problema è se Cristo e la Parola sono la bussola oppure se si va alla deriva. Chi strumentalizza la pietà popolare non ha la fede come centro e spesso non intende camminare, ma è animato al massimo da una religiosità pagana che invece di avvicinare a Cristo ne allontana, usando immagini cristiane. 

Il Papa continua il suo intervento parlando dei rapporti della pietà popolare come ambiente di valori che lievita la società intera e fa da collegamento con essa. È importante leggere tutto il testo del Papa e meditarlo  ( Viaggio Apostolico ad Ajaccio: Sessione conclusiva del Congresso “La Religiosité Populaire en Méditerranée” - Attività del Santo Padre Francesco | Vatican.va ).  

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