Ho pubblicato il testo di Herbert Pagani, “Arringa per la terra” per far comprendere le motivazioni degli ebrei scritte con argomentazione e stile da uomo di pace (La Gioia del Vangelo: "MI DIFENDO DUNQUE SONO" / Domenica 05 -01 - 2025 ). Vorrei far comprendere anche le difficoltà dei musulmani riguardo alla Terra Santa senza entrare nel labirinto dei fatti che si succedono da più di un secolo (ho proposto di parlarne con calma a chi voleva quando è scoppiata la crisi il 7 ottobre ma senza riscontro). Invece voglio solo andare un momento alla radice che blocca qualsiasi soluzione finora.
I musulmani iniziano ogni atto liturgico recitando la sura Al-Fâtiha, l’Aprente, la prima nel Corano, che dice esplicitamente che gli ebrei sono coloro che “la tua ira su di loro” (e i cristiani sono “gli smarriti”)(001 - Surat Al-Fâtiha (L'Aprente) - Il Sacro Corano. Vedi le note). Recitano questa formula - che per loro è Parola di Dio - almeno una volta al giorno, chiedendo di essere guidati sulla retta via, la via di coloro che Allah ha colmato di grazia, e pronunciando una maledizione sugli ebrei in genere. Inoltre, sanno che secondo la tradizione, essendo la vera religione, quella superiore, “El Islàm ya’la wa lam iu’la”, ossia l’Islam domina e non è dominato. Gli ebrei, come i cristiani, possono essere “protetti”, “dhimmiyùna” in arabo, e cioè, in quanto gente del Libro, ossia possessori della Bibbia anche se l’hanno alterata, sia gli ebrei prima che i cristiani il Nuovo Testamento, possono continuare a praticare la loro religione. Ma questo in una condizione di “umiliati”, limitati nella loro libertà anche di culto, nei loro diritti, con una tassa di cui sono esenti i musulmani. Ci sono nel Corano stesso alcuni versetti che esplicitano questo. Per esempio: «Combattete coloro che non credono in Allah e nell'ultimo giorno, che non vietano quello che Allah e il suo messaggero hanno vietato, e quelli tra il popolo del libro [ebrei e cristiani] che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo [jizya] e siano soggiogati » (Corano 9,29). «La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al suo messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l'ignominia che li toccherà in questa vita; nell'altra vita avranno castigo immenso » (Corano 5,33)
La jihad dunque, doverosa per ogni musulmano, ha come obiettivo l'asservimento dei non credenti finché paghino la jizya. Una volta raggiunto lo stato di protetto la loro vita non deve essere minacciata. La Tradizione islamica ha molto sviluppato questo con varie altre forme di vessazioni, non sempre applicate ma espropriando i non musulmani dalla cittadinanza. Ogni volta che, in un paese musulmano, si fa qualche progresso nel senso di una parità tra persone di religioni diverse, c'è sempre il muro della lettera del Corano che blocca o impone la marcia indietro. Il progresso dell’Islam non ammette la “bid’a”, la novità, ma solo una esplicitazione e applicazione più accurata dei precetti eterni rivelati a Maometto.
Per i musulmani la terra è divisa tra dār el harb (casa, sede della guerra) e dār al-islām (casa,sede dell'islamismo). I territori non dominati dall’Islam e dai musulmani sono casa della guerra, da conquistare, mentre dove c'è l’Islam, religione di pace, il luogo diventa casa della pace.
Quindi vedersi installare un popolo non musulmano che si costituisce in Stato indipendente su un territorio islamico e poi lo sviluppa meglio di come hanno fatto loro, è un pugno nello stomaco, un sacrilegio, un’umiliazione inaccettabile. Normalmente i musulmani non dicono questo della Spagna e del Portogallo, anche se dominati dai per ben 8 secoli (711 - 1492). Ma Gerusalemme è anche la terza città santa dell’Islam (El Quds) con la presenza della “moschea lontana” (el Masjid el Aqsa’) di cui parla il Corano e che la tradizione situa sulla spianata del Tempio.
È chiaro che la gente semplice vuole la pace, ma è facile ideologizzare le persone, specialmente i giovani, e, ovunque tra gli uomini, chi ha il potere usa volentieri l'arma del nemico, del capro espiatorio, del diverso, per mantenersi al potere o dirottare la collera del popolo contro i propri errori.
Sura I / Al-Fâtiha L’Aprente
Pre-Egira, di 7 versetti.
1. In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso.
2. La lode [appartiene] ad Allah Signore dei mondi,
3. il Compassionevole, il Misericordioso,
4. Re del Giorno del Giudizio.
5. Te noi adoriamo e a Te chiediamo aiuto.
6. Guidaci sulla retta via,
7. la via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che [sono incorsi] nella [Tua] ira, né degli sviati.
Nella recitazione liturgica si aggiunge: «Amin».
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