Visualizzazioni totali

sabato 27 ottobre 2018

MERITO DI ESSERE IMPICCATO! / sabato XXIX° sett. T.O.



Siamo santi per vocazione e per la grazia del nostro battesimo. Ma prima di ricevere il battesimo devo “sentirmi trafiggere il cuore” perché io ho ucciso l’Autore della Vita. Di fronte al grande bene che produce, il lato negativo del battesimo dei neonati è che, affidati a famiglie (e a padrini e madrine) cristiani solo di nome, i bambini crescono senza conoscere veramente Cristo ma si credono cristiani e quindi non cercano null’altro, oppure addirittura si distaccano dalla Chiesa convinti che essa non abbia nulla da dare per salvare davvero, per migliorare in modo sostanziale la loro vita.
È cristiano invece solo chi riconosce di aver ucciso Cristo con il suo peccato, si converte a Lui e lo segue come unico maestro di vita.
In convento a Corleone c'era un fratello laico rimasto di "felice memoria". Diventato presbitero ho scoperto un aspetto particolare della sua vita spirituale. Infatti qualche volta fra’ Girolamo si è confessato con me e prima di cominciare l’accusa dei suoi peccati si passava in modo simbolico il cingolo di corda attorno al collo secondo una vecchia usanza cappuccina. Voleva dire: “merito di essere impiccato per tutti i peccati che ho commesso!” Questo lo obbligava anche ad abbassare la testa. Tale gesto di umiltà e di pentimento sincero fatto senza nessuna ostentazione era una bellissima testimonianza che arrivava dritto al cuore.

«Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Eremo san Bernardo dei Frati Minori Rinnovati a Corleone (PA).
Altra vista dell'Eremo e della cittadina di Corleone. 

Prima Lettura  Ef 4, 7-16
Cristo è il capo: da lui tutto il corpo cresce. 
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
Fratelli, a ciascuno di noi, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto:
«Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri,
ha distribuito doni agli uomini».
Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose.
Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.
Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all’errore. Al contrario, agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo. Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, cresce in modo da edificare se stesso nella carità.  

Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 121 
Andremo con gioia alla casa del Signore.
Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme! 
Gerusalemme è costruita
come città unita e compatta.
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore. 
Secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.

Canto al Vangelo 
  Ez 33,11 
Alleluia, alleluia.

Io non godo della morte del malvagio, dice il Signore,
ma che si converta dalla sua malvagità e viva.
Alleluia.

Vangelo  
 Lc 13, 1-9
Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 
Dal vangelo secondo Luca 
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».  

Nessun commento:

Posta un commento