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sabato 6 luglio 2019

QUEL DISONESTO DI GIACOBBE.. / sabato XIII sett. T.O.

Duomo di Monreale - Isacco benedice Giacobbe.
Non è tanto bello quello che fa Giacobbe – aiutato dalla madre – nei confronti del fratello Esaù, carpendo la benedizione che il vecchio padre Isacco voleva dargli. È vero che Esaù non è irreprensibile: ha disprezzato il suo diritto di primogenitura vendendolo per un nulla, tradisce l’Alleanza sposando donne pagane, causando intima amarezza ai genitori… (Genesi 26,34; 27,46). Il nostro istinto però è di moralizzare la figura di Giacobbe. Dio non può chiamare un peccatore. San Luigi di Montfort vede in Rebecca una figura della Vergine Maria. Dice che Giacobbe era vicino alla madre, le obbediva in tutto, come il vero devoto di Maria. Ma Giacobbe non era tanto buono. Aveva solo capito da dove veniva la benedizione. La Bibbia regge lo scandalo: l’essenziale per gli ebrei, e quindi per noi, è che Dio sceglie chi vuole e che, essendo tutti deboli e peccatori, il peccato più grave è di rinnegare l’Alleanza con Dio, di non essergli fedele. Cioè se Dio mi chiama, non è perché sono buono ma, al contrario, perché ho bisogno di essere salvato. Egli non guarda ai miei peccati, diventerò buono e santo solo se sarò fedele al legame con Lui, capiti ciò che capiti. Vado in rovina se concentrandomi su una giustizia prodotta dai miei meriti, dai miei sforzi, dimentico il Santo, Colui che è l’Unico Amore, l’Unica Fonte di Vita e di Santità.
Allora, nell'Alleanza con Dio, esplode la festa, una festa di nozze. I farisei del Vangelo di oggi sono persone buone e impegnate ma uccidono la festa semplicemente perché hanno dimenticato lo Sposo guardando solo ai precetti e quindi in fin dei conti a se stessi. È qualcosa che sta profondamente radicato in noi – in me! – e può prendere il sopravvento facilmente nelle famiglie e nelle comunità, specialmente le comunità con una regola. L’altro modo “religioso” di uccidere la vera festa è di farci un Dio a immagine e somiglianza nostra. Un Dio che mi dia sempre ragione. Ma questo Dio non esiste.
Riceviamo dunque la gioia che ci viene dall’amore gratuito di Dio, dalla sua presenza misericordiosa, disposti a seguirlo in tutto come la Sposa lo Sposo. È questa la proposta del Signore alle nostre povere vite. Chiedendomi più spesso quale gioia nel nome del Signore posso procurare ai compagni di viaggio piuttosto che stare attento alle mancanze e giudicare, sarei più vicini allo Spirito di Dio .

Prima Lettura   Gn 27, 1-5. 15-29
Giacobbe soppiantò il fratello e carpì la benedizione che spettava a lui.
Dal libro della Gènesi
Isacco era vecchio e gli occhi gli si erano così indeboliti che non ci vedeva più. Chiamò il figlio maggiore, Esaù, e gli disse: «Figlio mio». Gli rispose: «Eccomi». Riprese: «Vedi, io sono vecchio e ignoro il giorno della mia morte. Ebbene, prendi le tue armi, la tua farètra e il tuo arco, va’ in campagna e caccia per me della selvaggina. Poi preparami un piatto di mio gusto e portamelo; io lo mangerò affinché possa benedirti prima di morire». Ora Rebecca ascoltava, mentre Isacco parlava al figlio Esaù. Andò dunque Esaù in campagna a caccia di selvaggina da portare a casa.
Rebecca prese i vestiti più belli del figlio maggiore, Esaù, che erano in casa presso di lei, e li fece indossare al figlio minore, Giacobbe; con le pelli dei capretti rivestì le sue braccia e la parte liscia del collo. Poi mise in mano a suo figlio Giacobbe il piatto e il pane che aveva preparato.
Così egli venne dal padre e disse: «Padre mio». Rispose: «Eccomi; chi sei tu, figlio mio?». Giacobbe rispose al padre: «Io sono Esaù, il tuo primogenito. Ho fatto come tu mi hai ordinato. Àlzati dunque, siediti e mangia la mia selvaggina, perché tu mi benedica». Isacco disse al figlio: «Come hai fatto presto a trovarla, figlio mio!». Rispose: «Il Signore tuo Dio me l’ha fatta capitare davanti». Ma Isacco gli disse: «Avvicìnati e lascia che ti tocchi, figlio mio, per sapere se tu sei proprio il mio figlio Esaù o no».
Giacobbe si avvicinò a Isacco suo padre, il quale lo toccò e disse: «La voce è la voce di Giacobbe, ma le braccia sono le braccia di Esaù». Così non lo riconobbe, perché le sue braccia erano pelose come le braccia di suo fratello Esaù, e lo benedisse. Gli disse ancora: «Tu sei proprio il mio figlio Esaù?». Rispose: «Lo sono». Allora disse: «Servimi, perché possa mangiare della selvaggina di mio figlio, e ti benedica». Gliene servì ed egli mangiò, gli portò il vino ed egli bevve.
Poi suo padre Isacco gli disse: «Avvicìnati e baciami, figlio mio!». Gli si avvicinò e lo baciò. Isacco aspirò l’odore degli abiti di lui e lo benedisse:
«Ecco, l’odore del mio figlio
come l’odore di un campo
che il Signore ha benedetto.
Dio ti conceda rugiada dal cielo,
terre grasse, frumento
e mosto in abbondanza.
Popoli ti servano
e genti si prostrino davanti a te.
Sii il signore dei tuoi fratelli
e si prostrino davanti a te i figli di tua madre.
Chi ti maledice sia maledetto
e chi ti benedice sia benedetto!».

Salmo Responsoriale
    Dal Salmo 134 
Lodate il Signore, perché il Signore è buono.
 Lodate il nome del Signore,
lodatelo, servi del Signore,
voi che state nella casa del Signore,
negli atri della casa del nostro Dio. 
Lodate il Signore, perché il Signore è buono;
cantate inni al suo nome, perché è amabile.
Il Signore si è scelto Giacobbe,
Israele come sua proprietà. 
Sì, riconosco che il Signore è grande,
il Signore nostro più di tutti gli dèi.
Tutto ciò che vuole
il Signore lo compie in cielo e sulla terra,
nei mari e in tutti gli abissi.

Canto al Vangelo   
Gv 10,27
Alleluia, alleluia.
Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
e io le conosco ed esse mi seguono.
Alleluia.


Vangelo
   Mt 9, 14-17
Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro?
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

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