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martedì 9 luglio 2019

LA PREGHIERA E' UNA LOTTA O UN ABBANDONO? / martedì XIV° sett. T.O.

E. Delacroix - La lotta di Giacobbe con l'Angelo.
Spesso la preghiera viene capita male. E in particolare vengono travisati sia la lotta che l’abbandono che troviamo nella Scrittura e nella vita dei Santi. 
Giacobbe ci da oggi una grande lezione: non si stacca dal Signore, dalla preghiera, fin quando Egli non l’avrà benedetto. Così è la preghiera. Così dobbiamo fare. Non impazzire fin quando il Signore avrà fatto la mia volontà, non disperarmi perché quello che voglio io non mi viene concesso. A questo punto santa Teresina ci ricorda: “se voglio una cosa la chiedo alla Madonna, anche due volte perché ci tengo molto, ma dopo smetto, perché la Madonna mi sente e sa quello che è buono per me. Se non me lo da è perché non è buono per me o perché non è venuto il momento”. Ma non mi staccherò da Dio finché mi abbia benedetto! finché non mi abbia abbracciato, stretto nella sua Alleanza, fatto suo, fatto entrare tra i suoi amici, FINCHE' NON MI ABBIA DONATO UNA PAROLA DA COMPIERE, UNA STRADA (LA SUA) DA SEGUIRE.
Come è diversa la mia, la nostra preghiera...
Certamente pregare, senza stancarsi, secondo le intenzioni e le indicazioni di Gesù è molto buono. Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!” ci dice Gesù nel Vangelo di oggi. Ci sono nel Vangelo molte altre indicazioni:  “quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!”, e così via. Se noi volessimo partire maggiormente dalla Parola di Dio, che è Parola di Salvezza, la nostra preghiera migliorerebbe molto!
Diceva Charles de Foucauld: « Mon Père, je remets mon esprit entre Vos mains » Lc 23,46. « C'est la dernière prière de notre Maître, de notre Bien-Aimé... puisse-t-elle être la nôtre... Et qu'elle soit non seulement celle de notre dernier instant, mais celle de tous nos instants. »
« Padre mio, consegno il mio spirito nelle Vostre mani » Lc 23, 46. «È l’ultima preghiera del nostro Maestro, del nostro Amato … possa essere la nostra… E che non sia solo quella del nostro ultimo istante, ma quella di tutti gli istanti. »
I discepoli di Charles de Foucauld hanno ricavato dai suoi scritti questa famosissima preghiera di abbandono che nutre la loro spiritualità ovunque nel mondo e la preghiera di tante persone.

Padre mio,
io mi abbandono a te,
fa di me ciò che ti piace.
Qualunque cosa tu faccia di me
Ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto.
La tua volontà si compia in me,
in tutte le tue creature.
Non desidero altro, mio Dio.
Affido l'anima mia alle tue mani
Te la dono mio Dio,
con tutto l'amore del mio cuore
perché ti amo,
ed è un bisogno del mio amore
di donarmi
di pormi nelle tue mani senza riserve
con infinita fiducia
perché Tu sei mio Padre (Charles de Foucauld).

Prima Lettura  Gn 32, 23-32
Ti chiamerai Israele, perché hai combattuto con Dio e hai vinto.
Dal libro della Gènesi
In quei giorni, di notte Giacobbe si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici bambini e passò il guado dello Iabbok. Li prese, fece loro passare il torrente e portò di là anche tutti i suoi averi.
Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all’articolazione del femore e l’articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui.
Quello disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l’aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!». Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe». Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!». Giacobbe allora gli chiese: «Svelami il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse.
Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuèl: «Davvero – disse – ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva».
Spuntava il sole, quando Giacobbe passò Penuèl e zoppicava all’anca. Per questo gli Israeliti, fino ad oggi, non mangiano il nervo sciatico, che è sopra l’articolazione del femore, perché quell’uomo aveva colpito l’articolazione del femore di Giacobbe nel nervo sciatico.

Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 16
Nella giustizia, Signore, contemplerò il tuo volto.
Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
sii attento al mio grido.
Porgi l’orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c’è inganno. 
Dal tuo volto venga per me il giudizio,
i tuoi occhi vedano la giustizia.
Saggia il mio cuore, scrutalo nella notte,
provami al fuoco: non troverai malizia. 
Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole,
mostrami i prodigi della tua misericordia,
tu che salvi dai nemici chi si affida alla tua destra.
Custodiscimi come pupilla degli occhi
all’ombra delle tue ali nascondimi.
Io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine. 

Canto al Vangelo 
 Gv 10,14  
Alleluia, alleluia.

Io sono il buon pastore, dice il Signore,
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
Alleluia.

Vangelo 
  Mt 9, 32-38
La messe è abbondante, ma  sono pochi gli operai.
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».
Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!».  

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