Luca
16, 9 – 15 e Filippesi 4, 10 – 19 ci hanno spinto a proporre lo Spirito Santo
al Nobel per l’Economia. Esaminare la saggezza economica contenuta nella
Scrittura porterebbe a lunghi sviluppi. Speriamo di riuscirci col tempo.
Ma
in questa giornata di elezione del Presidente degli Stati Uniti, la Nazione più
potente del mondo che condiziona la vita e l’economia mondiale come nessun’altra,
sembra proprio indicatissimo orientare la nostra preghiera e la nostra
meditazione verso la scelta del servizio di Dio e non della ricchezza.
Il
Nobel per l’Economia questo anno è stato conferito a due americani Oliver Hart (Harvard) e Bengt Holmström (M.I.T.) per
il loro contributo alla teoria dei contratti. Non conosco i loro lavori ma
facciamo questa osservazione: più l’umanità perde i valori più ci si deve
proteggere dai propri partner e quindi affinare gli strumenti giuridici, ma
nessun contratto, per quanto ben redatto può prevedere tutti i casi possibili
tanto da assicurare che la sua applicazione otterrà sempre il giusto ai due
partner. E più ci fidiamo della tecnica (giuridica, scientifica, economica,
ecc.) a scapito dei valori, più creiamo problemi nuovi e più i poveri e i
piccoli risultano indifesi e vittime di chi può pagarsi avvocati, scienziati, tecnologi
e tecnocrati. Il “paradigma tecnologico” pretende che ogni problema si risolve con
il progresso della tecnica umana. Quindi per risolvere i problemi antichi e
nuovi ci vorrebbe sempre più Diritto, Scienza, Tecnologia che è privilegio dei ricchi. Ma la saggezza di
Dio dice che è una strada sbagliata.
Quindi, più nel cuore degli uomini “il vero Nobel per
l’Economia”, il maestro ascoltato per regolare i rapporti economici, sarà lo
Spirito Santo più ci sarà giustizia e benessere totale per l’umanità.
Riprendiamo
l’argomento Dio e Mammona. Dice il Vangelo che abbiamo letto sabato scorso: “Non
potete servire Dio e la ricchezza.” (Luca 16, 15). Secondo l’interlineare greco
italiano: οὐ {non} δύνασθε {voi potete} θεῷ {dio}
δουλεύειν {servire} καὶ {e} μαμωνᾷ {mammona}.
La nuova versione della Bibbia traduce “ricchezza”, mentre quella
precedente lasciava il termine mammona, in quanto già nel testo originale greco
era stato lasciata la parola aramaica “māmōnā”quando la parola greca per ricchezza è “Ploutos”.
Un principio elementare di attenzione al testo, biblico o liturgico,
è che quando l’autore lascia una parola nella sua lingua originaria è perché questa
parola è molto importante. Così abbiamo “Amen” che è ebraico anche se è
diventato così comune nel nostro vocabolario cristiano che ci sembra una parola
semplicemente italiana, abbiamo “Gesù”, ecc. Ci sono così tante altre parole, che
necessitano di una traduzione come Osanna, Yahveh, ecc.
Se Luca ha scritto “Mamona” e non “Ploutos” è perché pensava che nella lingua
originale “Mamona” aveva qualcosa di speciale che bisognava
conservare. Si collega alla radice ebraica 'mn (= credere, fidarsi,
essere fedele da cui proviene il termine amen e ‘emuna = fede) che indica fiducia,
affidamento, potersi appoggiare, stabilità
economica, potenza, proprietà, sicurezza;
Sappiamo che l’uomo fa molto affidamento al denaro, alla ricchezza, lotta per
possederla, in modo tremendo.
Il problema è di sapere a chi ti affidi, su chi ti appoggi : se dici Amen a
Dio che non vedi credendo alla sua Parola e a una promessa di Vita Eterna,
oppure dici Amen alla ricchezza che vedi, e non ti da la Vita Eterna ma tanta vita e
potere in questo mondo. Cosa è più sicuro per te la Parola di Dio oppure il denaro?
Gesù dice: la Parola e l'Amore di Dio.
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