Con grande superficialità tanti, troppi,
si sono messi a scrivere sull’ultimo documento del Vaticano “Itinerari
Catecumenali per la Vita Matrimoniale”, appena reso pubblico. “Niente sesso
prima del matrimonio!” sono stati i titoli più diffusi, chiaramente doppiamente riduttivi. A poche ore dalla pubblicazione ci sono stati commenti, discussioni, dibattiti
e polemiche, anche da parte di preti, non tanto sul testo della Chiesa
ma su quello che ne hanno detto persone che non hanno avuto ancora il tempo materiale di leggerlo! Anzi, si sa che per testi del genere non basta una lettura veloce. La
prefazione di papa Francesco, molto chiara, mentre inizia l'Incontro Mondiale delle Famiglie, invita tutti noi a leggere per intero
il testo del documento pontificio e a riflettere (pregare!?), prima di darne
valutazioni.
ITINERARI CATECUMENALI PER LA VITA MATRIMONIALE
PREFAZIONE
DEL SANTO PADRE FRANCESCO
« L’annuncio cristiano che riguarda la famiglia è davvero una
buona notizia » (Amoris laetitia, 1). Questa affermazione della relatio
finalis del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia meritava di aprire l’Esortazione
Apostolica Amoris laetitia. Perché la Chiesa, in ogni epoca, è chiamata
ad annunciare nuovamente, soprattutto ai giovani, la bellezza e l’abbondanza di
grazia che sono racchiuse nel sacramento del matrimonio e nella vita familiare
che da esso scaturisce. A cinque anni dalla sua pubblicazione, l’Anno “Famiglia
Amoris laetitia” ha inteso rimettere al centro la famiglia, invitare a
riflettere sui temi dell’Esortazione apostolica e animare tutta la Chiesa
nell’impegno gioioso di evangelizzazione per le famiglie e con le famiglie.
Uno dei frutti di questo Anno speciale sono gli “Itinerari
catecumenali per la vita matrimoniale”, che ora ho il piacere di affidare ai
pastori, ai coniugi e a tutti coloro che lavorano nella pastorale familiare. Si
tratta di uno strumento pastorale preparato dal Dicastero per i Laici, la
Famiglia e la Vita dando seguito a un’indicazione che ho espresso
ripetutamente, cioè « la necessità di un “nuovo catecumenato” in preparazione
al matrimonio »; infatti, « è urgente attuare concretamente quanto già proposto
in Familiaris consortio (n. 66), che cioè, come per il Battesimo degli
adulti il catecumenato è parte del processo sacramentale, così anche la
preparazione al matrimonio diventi parte integrante di tutta la procedura
sacramentale del matrimonio, come antidoto che impedisca il moltiplicarsi di
celebrazioni matrimoniali nulle o inconsistenti » (Discorso alla Rota Romana,
21 gennaio 2017).
Emergeva qui senza mezzi termini la seria preoccupazione per il fatto che, con una preparazione troppo superficiale, le coppie vanno incontro al rischio reale di celebrare un matrimonio nullo o con basi così deboli da “sfaldarsi” in poco tempo e non saper resistere nemmeno alle prime inevitabili crisi. Questi fallimenti portano con sé grandi sofferenze e lasciano ferite profonde nelle persone. Esse restano disilluse, amareggiate e, nei casi più dolorosi, finiscono persino per non credere più nella vocazione all’amore, inscritta da Dio stesso nel cuore dell’essere umano. C’è dunque anzitutto un dovere di accompagnare con senso di responsabilità quanti manifestano l’intenzione di unirsi in matrimonio, affinché siano preservati dai traumi delle separazioni e non perdano mai fiducia nell’amore.
Ma c’è anche un sentimento di giustizia che dovrebbe animarci. La
Chiesa è madre, e una madre non fa preferenze fra i figli. Non li tratta con
disparità, dedica a tutti le stesse cure, le stesse attenzioni, lo stesso
tempo. Dedicare tempo è segno di amore: se non dedichiamo tempo a una persona è
segno che non le vogliamo bene. Questo mi viene in mente tante volte quando
penso che la Chiesa dedica molto tempo, alcuni anni, alla preparazione dei
candidati al sacerdozio o alla vita religiosa, ma dedica poco tempo, solo
alcune settimane, a coloro che si preparano al matrimonio. Come i sacerdoti e i
consacrati, anche i coniugi sono figli della madre Chiesa, e una così grande
differenza di trattamento non è giusta. Le coppie di sposi costituiscono la
grande maggioranza dei fedeli, e spesso sono colonne portanti nelle parrocchie,
nei gruppi di volontariato, nelle associazioni, nei movimenti. Sono veri e
propri “custodi della vita”, non solo perché generano i figli, li educano e li
accompagnano nella crescita, ma anche perché si prendono cura degli anziani in
famiglia, si dedicano al servizio delle persone con disabilità e spesso a molte
situazioni di povertà con cui vengono a contatto. Dalle famiglie nascono le
vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata; e sono le famiglie che
costituiscono il tessuto della società e ne “rammendano gli strappi” con la
pazienza e i sacrifici quotidiani. È dunque un dovere di giustizia per la
Chiesa madre dedicare tempo ed energie alla preparazione di coloro che il
Signore chiama a una missione così grande come quella famigliare.
Perciò, per dare concretezza a questa urgente necessità, « ho
raccomandato di attuare un vero catecumenato dei futuri nubendi, che includa
tutte le tappe del cammino sacramentale: i tempi della preparazione al
matrimonio, della sua celebrazione e degli anni immediatamente successivi »
(Discorso ai partecipanti al corso sul processo matrimoniale, 25
febbraio 2017). È quello che si propone di fare il Documento che qui presento
e di cui sono grato. Esso si articola secondo le tre fasi: la preparazione al
matrimonio (remota, prossima e immediata); la celebrazione delle nozze; l’accompagnamento
dei primi anni di vita coniugale. Come vedrete, si tratta di percorrere un
importante tratto di strada insieme alle coppie nel cammino della loro vita,
anche dopo le nozze, soprattutto quando potranno attraversare crisi e momenti
di scoraggiamento. Così cercheremo di essere fedeli alla Chiesa, che è madre,
maestra e compagna di viaggio, sempre al nostro fianco.
È mio vivo desiderio che a questo primo Documento ne segua quanto
prima un altro, nel quale vengano indicati concrete modalità pastorali e
possibili itinerari di accompagnamento specificamente dedicati a quelle coppie
che hanno sperimentato il fallimento del loro matrimonio e che vivono in una
nuova unione o sono risposate civilmente. La Chiesa, infatti, vuole essere
vicina a queste coppie e percorrere anche con loro la via caritatis (cfr.
Amoris laetitia, 306), così che non si sentano abbandonate e possano
trovare nelle comunità luoghi accessibili e fraterni di accoglienza, di aiuto
al discernimento e di partecipazione.
Questo primo Documento che viene ora offerto è un dono ed è un
compito. Un dono, perché mette a disposizione di tutti un materiale abbondante
e stimolante, frutto di riflessione e di esperienze pastorali già messe in atto
in varie diocesi/eparchie del mondo. Ed è anche un compito, perché non si
tratta di “formule magiche” che funzionino automaticamente. È un vestito che va
“cucito su misura” per le persone che lo indosseranno. Si tratta, infatti, di
orientamenti che chiedono di essere recepiti, adattati e messi in pratica nelle
concrete situazioni sociali, culturali ed ecclesiali nelle quali ogni Chiesa
particolare si trova a vivere. Faccio appello, perciò, alla docilità, allo zelo
e alla creatività dei pastori della Chiesa e dei loro collaboratori, per
rendere più efficace questa vitale e irrinunciabile opera di formazione, di
annuncio e di accompagnamento delle famiglie, che lo Spirito Santo ci chiede di
realizzare in questo momento.
« Non mi sono mai tirato indietro da ciò che poteva essere utile,
al fine di predicare a voi e di istruirvi » (At 20,20). Invito tutti
coloro che lavorano nella pastorale famigliare a fare proprie queste parole
dell’apostolo Paolo e a non scoraggiarsi di fronte a un compito che può
sembrare difficile, impegnativo o addirittura al di sopra delle proprie
possibilità. Coraggio! Cominciamo a fare i primi passi! Diamo inizio a processi
di rinnovamento pastorale! Mettiamo la mente e il cuore a servizio delle future
famiglie, e vi assicuro che il Signore ci sosterrà, ci darà sapienza e forza,
farà crescere in tutti noi l’entusiasmo e soprattutto ci farà sperimentare la «
dolce e confortante gioia di evangelizzare » (Evangelii gaudium, 9),
mentre annunciamo alle nuove generazioni il Vangelo della famiglia.
Franciscus
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