"Credi, o re Agrippa, nei profeti? So che ci credi!" |
Il governatore romano, Felice, tra la speranza di
ricevere denaro in cambio della sua liberazione (Atti 24,26), e il desiderio di
amicarsi i giudei (Atti 24,27) lascia Paolo in prigione. Felice viene sostituito
da Porcio Festo che trova questo prigioniero senza un motivo di accusa. Sono passati
ormai più di due anni e l’odio dei suoi accusatori giudei non si placa. Anche Festo,
per compiacere i giudei gli propone di essere giudicato a Gerusalemme. Paolo intuisce
la trappola e si appella al giudizio di Cesare. In tutto questo tempo egli ha
la possibilità di parlare della nuova dottrina ad alcuni, compreso Felice che però
non lo ascolta perché, come abbiamo visto, il suo intento è un altro. Anche nel
brano di oggi vediamo che sarà confrontato con il Re Agrippa e sua madre
(ebrei). Però anche lì, l’occasione è quella della noia e non una ricerca della
verità. Agrippa e Berenice si trattengono da Festo e questi riempie il tempo parlando
del più o del meno, per cui anche di questo strano prigioniero. – “Ah, che caso
interessante, sarebbe bello ascoltarlo!” – “Eh, va bene, invitiamo anche i notabili. Una
distrazione è sempre benvenuta”. L’indomani, si raduna il tribunale, si fa sfoggio
di vestiti, l’Assemblea è tutta di Vip… Non si potrà decidere nulla perché il prigioniero
si è appellato a Cesare. Paolo però annuncia con fervore e zelo la risurrezione
di Cristo e in qualche modo “buca” Agrippa che dice: «Per
poco non mi convinci a farmi cristiano!» e forse anche qualcun altro dei presenti. Ma, a differenza dell’evangelizzazione
nelle varie città di Asia Minore e Grecia, non viene menzionata la conversione
di nessuno.
Ho presentato in modo più esteso la
situazione nella quale si colloca il brano di oggi per far comprendere una cosa.
Quel periodo, lungo e senza scadenza definita, sembra molto sterile, deludente,
e Paolo si sarà sentito “sospeso nel vuoto”. Poteva evangelizzare, poteva
istruire le nuove comunità sparse nel mondo, poteva … A cosa serve quel
periodo?
Serve a Paolo a fare profondamente lo stesso
percorso che Gesù fa fare a Pietro nel Vangelo: a verificare e purificare il
suo amore per il Signore. “Mi ami tu?” – “Ti voglio bene, dammi un amore
gratuito per te, come il tuo per me, Signore!” Infatti Paolo non si deprime, non
baratta la sua fede e la sua missione, e nemmeno cede alla tentazione di tornare
libero tramite denaro benché il Governatore Felice gliene prospettava la
possibilità in tutti i modi. Così sono stati fermi nella fede i martiri
ugandesi, qualcuno di loro ancora catecumeno. Così dobbiamo approfittare del tempo
presente anche noi, fermi nella fede e nello zelo, lasciandoci purificare.
Prima
Lettura At 25,13-21
Si trattava di un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere
vivo.
Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, arrivarono a Cesarèa il re Agrippa e Berenìce e vennero a salutare Festo. E poiché si trattennero parecchi giorni, Festo espose al re le accuse contro Paolo, dicendo:
«C’è un uomo, lasciato qui prigioniero da Felice, contro il quale, durante la mia visita a Gerusalemme, si presentarono i capi dei sacerdoti e gli anziani dei Giudei per chiederne la condanna. Risposi loro che i Romani non usano consegnare una persona, prima che l’accusato sia messo a confronto con i suoi accusatori e possa aver modo di difendersi dall’accusa.
Allora essi vennero qui e io, senza indugi, il giorno seguente sedetti in tribunale e ordinai che vi fosse condotto quell’uomo. Quelli che lo incolpavano gli si misero attorno, ma non portarono alcuna accusa di quei crimini che io immaginavo; avevano con lui alcune questioni relative alla loro religione e a un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere vivo.
Perplesso di fronte a simili controversie, chiesi se volesse andare a Gerusalemme e là essere giudicato di queste cose. Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio di Augusto, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando potrò inviarlo a Cesare».
Salmo Responsoriale Salmo 102
Il Signore ha posto il suo trono nei cieli.
Benedici
il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.
Perché
quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Il
Signore ha posto il suo trono nei cieli
e il suo regno dòmina l’universo.
Benedite il Signore, angeli suoi,
potenti esecutori dei suoi comandi.
Canto al Vangelo Gv 14,26
Alleluia, alleluia.
Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa;
vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Alleluia.
Vangelo Vangelo Gv 21,15-19
Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore.
Dal
vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, [quando si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio
di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai
che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi
ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse:
«Pascola le mie pecore».
Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?».
Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”,
e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli
rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri
più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio
tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».
Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E,
detto questo, aggiunse: «Seguimi».
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