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venerdì 26 settembre 2025

LA RIVELAZIONE DILATA IL PENSIERO UMANO / NICEA 45. Gesù Cristo, ... nn. 80.



2. L’evento di Sapienza: una novità per il pensiero umano

2.1. La Rivelazione feconda e allarga il pensiero umano

80. Formulando la fede cristologica e trinitaria, il Simbolo di Nicea si inscrive in un movimento di fecondazione del pensiero umano, di “dilatazione della ragione”,[130]operato dalla Rivelazione nel suo processo di trasmissione. In effetti, l’accesso incomparabile a Dio che è l’evento di Gesù Cristo, come anche la partecipazione al pensiero (phronēsis) e alla preghiera di Cristo, non possono non avere un impatto determinante sul pensiero e il linguaggio umani. Si assiste quindi ad un “evento di Sapienza”, in virtù del quale pensiero e linguaggio devono essere dilatati e lo sono per opera della Rivelazione, in modo tale che essa possa trovare in essi la sua espressione. In questo medesimo movimento, essi testimoniano di essere disponibili a lasciarsi condurre al di là di se stessi. Nella storia di questo evento di Sapienza, Nicea costituisce una svolta di prima grandezza, «una via nuova e vivente» (Eb 10,20), della quale Pavel Florensky aveva colto l’importanza decisiva, esprimendola con parole vigorose:  

Non si può ricordare senza devoto tremore e santo stupore quel momento, infinitamente significante e unico per importanza filosofica e dogmatica, in cui tuonò a Nicea per la prima volta lo Ὁμοούσιος (omooúsios). Non si trattava di una questione teologica particolare, ma della definizione radicale che la Chiesa di Cristo dava a se stessa. Con questo solo termine vennero espressi non solo il dogma cristologico, ma anche una valutazione spirituale delle leggi razionali del pensiero: il razionalismo fu colpito a morte e per la prima volta fu proclamato urbi et orbi un principio nuovo per l’attività della ragione.[131]

Il Logos che è Cristo incarnato, Figlio del Padre nella comunione dello Spirito Santo, manifesta che è proprio lui la misura di ogni logos umano, che egli può vivificare e dilatare, ma di cui può essere anche il giudice, mettendolo in crisi (krisis), nel senso stretto del termine. In effetti, è stupefacente osservare come Atanasio, in un giudizio lapidario, consideri come il rifiuto da parte di Ario della pienezza della figura di Cristo costituisca una negazione della ragione, del logos tout court: «Negando il Logos di Dio, giustamente non possono che diventare incapaci di ragionare».[132] In fondo, l’evento di Sapienza prodotto dall’evento Gesù Cristo introduce la ragione e il pensiero umani nella loro più alta e più vera vocazione. Li ridona per così dire a se stessi. Così che, come vedremo, l’homooúsios non è solo un caso esemplare di interculturalità, ma appartiene a un evento di sapienza prototipico, inaugurale e fondatore della Chiesa nella sua apostolicità.


[130] Cf. Benedetto XVI, Lett. Enc. Caritas in veritate, 29 giugno 2009, 33.

[131] P. Florensky, La Colonna e il fondamento della verità. Saggio di teodicea ortodossa in dodici lettere, San Paolo, Milano 2024, pp. 63-64. Quando Florensky evoca la «definizione della Chiesa», piuttosto che l’istituzione ecclesiale, egli intende il Mistero della Chiesa in tutta la sua profondità mistica e teologica. 

[132] «Τοῦ Θεοῦ Λόγον ἀρνούμενοι, εἰκότως καὶ λόγον παντός εἶσιν ἕρημοι», Atanasio, Il credo di Nicea, Introduzione, 2,1, trad. it. di E. Cattaneo, p. 57.


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