Abbiamo da poco festeggiato i Santi Pietro e Paolo, uniti nel loro martirio a Roma, ma anche per la complementarietà delle loro opere e dei loro carismi.
Ma perché Simone di Betsaida diventa Cefa, Pietro, il primo Papa, e non è stato invece Saulo di Tarso?
Di fatto come “maestro e dottore” che “illuminò le profondità del mistero” (prefazio) e anche come evangelizzatore e pastore che plasmò alla vita cristiana comunità che sono rimaste punti di riferimento, la voce di Paolo risuona molto di più nella Chiesa, fin dai primi secoli, di quella di Pietro. Per esempio, sant’Ignazio di Antiochia (35 - 107) scrive lettere piene di citazioni o di reminiscenze di Paolo. E sono passati solo 30 anni dalla morte di Paolo! Quando diciamo l’ “Apostolo” indichiamo Paolo, anche se non faceva parte dei Dodici e, tra i Dodici, Pietro, Giovanni, Giacomo, Giuda ci hanno anche loro lasciato lettere. Paolo era a Gerusalemme quando Gesù ha cominciato a predicare e avrebbe potuto unirsi al Maestro. Paolo aveva sicuramente una cultura biblica infinitamente migliore di quella di Pietro. Inoltre, essendo nato a Tarso in ambiente ellenistico (greco), da genitori ebrei che erano però cittadini romani, egli aveva naturalmente un’apertura culturale utilissima per il mondo di allora. Sono cose che contano. Ci rallegriamo che Papa Francesco sia venuto “dalla fine del mondo", portando uno sguardo nuovo sulla Chiesa. L'eccezionale preparazione culturale di Papa Leone è un dono, ma anche che sia nipote di immigrati, la sua esperienza di Superiore Generale che lo ha portato a incontrare popoli, culture, continenti diversi, e l’essere stato missionario tra i poveri in America Latina.
Perché scegliere allora Pietro come Pietra, Roccia? Chi era Pietro?
Era un pescatore sul lago di Genesaret, proprietario di una grande barca, quindi un piccolo imprenditore con tutto il sapere tecnico e umano e il senso di responsabilità che questo comporta per assicurare l’armonia della squadra e la redditività della ditta. Su questo piano era simile ai fratelli Giacomo e Giovanni che assieme al padre Zebedeo erano i suoi soci. E sicuramente Gesù non disprezza l’esperienza e la maturità umane. Ma il Vangelo dice chiaramente che la scelta di Pietro si basa sulla grazia, il comprendere chi è Gesù tramite rivelazione dall’alto (Matteo 16) e sulla risposta d’amore a questa grazia: Pietro viene confermato nella sua missione perché si è lasciato amare e ama Gesù (Giovanni 21). Il dialogo sulla spiaggia del lago dopo la Risurrezione è di una grandezza incredibile. Gesù come sempre scava nel cuore dei suoi discepoli. La sua Parola è spada che ferisce e risana: “perché egli ferisce e fascia la piaga, colpisce e la sua mano risana”. (Giobbe 5, 18; vedi anche Salmi 147, 3; Proverbi 12, 18; Sapienza 16, 12). "Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene" è il grido del cuore di Pietro. Il suo è un amore ormai senza più nessuna presunzione.
Ogni Papa, considerata la sua idoneità caratteriale, culturale, e anche spirituale, sarà un buon Papa nella misura in cui sarà animato dall’amore umile, senza presunzione, per Cristo e le sue pecore. Papa Francesco diceva ai gesuiti che una grave tentazione poteva essere proprio quella di sentirsi forti perché un corpo di gente preparata: non sarebbe un pregio ma un ostacolo se il centro della loro vita non fosse l'amore per Cristo e il servizio della Chiesa. È così per il Papa e per tutti noi.
Lì forse sta il grande dono della scelta di Pietro come Papa e non Paolo. La Chiesa si gloria di grandi menti tra i suoi santi, e sa che la scuola, lo studio, la cultura, sono doni molto preziosi. Ma la grazia e la risposta alla grazia valgono più di tutto. Anche per Paolo è così. Ma appare in modo più evidente in Pietro.
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