Nella prima lettura San Paolo si presenta come servo
di Dio. Il suo culto spirituale è evangelizzare. E sa che l’annuncio del Kerygma
lo attraversa per creare in chi lo ascolta con cuore aperto una realtà nuova di
cui egli non è padrone e di cui non può prevedere tutti gli effetti. Questo rende
le persone che ha generato alla fede dei “rinati in Cristo” come lui, e quindi sono
suoi fratelli quanto suoi figli.
Però, pur essendo “neonati in Cristo” e ancora piccoli
nella fede, anzi, proprio per questo motivo, qualcuno si sente già un po’ arrivato,
si erige a maestro, capace di giudicare Paolo stesso. E lui si trova nella posizione
poco facile di dover esercitare un compito di catechista e di padre nella fede senza
creare rotture e rispettando la libertà di ognuno da una parte e il disegno
segreto di Dio su ciascuno dall’altra parte. Ma Paolo non si appiattisce sulla comunità,
non lascia negare la sua missione di Apostolo.
La difesa di Paolo di fronte a chi si gonfia è un
capolavoro di prudenza. Ma è anche un profondo insegnamento della verità. In
particolare alla fine dice: “io non giudico neppure me stesso, perché, anche se
non sono consapevole di alcuna colpa, non per questo sono giustificato. Il mio
giudice è il Signore!”
Ma, come?!, se uno “non fa nisciuno
peccato” non dovrebbe potersi proclamare giusto e con il biglietto per il
paradiso in tasca? Dio è quindi uno che nel suo arbitrio può fare le pulci a tutti
e trovare difetti a chi vuole e dannarlo?
Secondo il Corano in cui Dio promette che
riempirà certamente l’inferno di uomini e djinn, questo deve essere accettato
(Sura XXXII, 13 As-Sajda) perché Dio è un Dio assoluto e l’uomo sua creatura.
Nel
Cristianesimo la prospettiva è un po’ diversa.
Anche per noi Dio è eterno, Egli non
dipende dall’uomo per Essere e ha un potere assoluto su tutte le sue creature. Per
questo motivo se Dio non mi salva, non mi giustifica, non posso io, da me,
salvarmi. Non posso essere giustificato anche se sono una persona veramente buona
che si sforza di fare il bene con molta sincerità. Ma chi è senza peccato? Comprendiamo
allora la ribellione contro un Dio che manderebbe all’inferno uomini creati
deboli e per colpe tutto sommato leggere (una semplice mela che costa l’ira di Dio).
Questo Dio che fa paura è molto presente ancora nel cuore di tante persone e più
ancora nel passato affiorava facilmente nell’educazione dei bambini. Certo l’inferno
esiste come possibilità ancora oggi e Gesù ci mette in guardia accoratamente. Sbaglia
totalmente chi afferma che l’’inferno è vuoto. Non ne sa niente. Come sbaglia
totalmente chi afferma in modo assoluto che ci sono persone all’inferno. L’inferno
è una reale e tremenda possibilità ma Papa Giovanni Paolo II ha asserito che “l’inferno
potrebbe essere vuoto”. Infatti il Dio che ci ha rivelato Gesù Cristo vuole
salvare tutti e se anche all’ultimo momento qualcuno incontra e accetta la sua misericordia
sarà salvato. Questo è il pensiero della Chiesa.
Dio non vuole condannare nessuno ma
salvare e rendere felici fin da adesso tutti i suoi figli.
Infatti dice Gesù nel Vangelo di oggi: «Potete forse
far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro?» E noi siamo di quelli
che possono esclamare parlando di sé stessi: “Beati gli invitati al banchetto
di nozze dell’Agnello, ecco Colui che toglie i peccati del mondo”.
Partecipiamo dunque con cuore aperto, grato e umile al Banchetto dell’Agnello e, attraverso l’evangelizzazione
irrorata dalla preghiera e dalla fiducia in Gesù, invitiamo tutti a questo banchetto.
Prendiamo sempre l’ultimo posto nella comunità affinché il padrone di casa venga verso di noi
e ci dica: “Amico, vieni più avanti” perché chi si esalta sarà umiliato e chi
si umilia sarà esaltato.
Prima
Lettura 1 Cor 4, 1-5. Fratelli, ognuno ci
consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, ciò
che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele.
A me però importa assai poco di venire giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, io non giudico neppure me stesso, perché, anche se non sono consapevole di alcuna colpa, non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore!
Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno riceverà da Dio la lode.
Canto al Vangelo Gv 8,12. Io sono la luce del mondo, dice il Signore; chi segue me avrà la luce della vita.
Vangelo Lc 5, 33-39. In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere; così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».
Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».
A me però importa assai poco di venire giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, io non giudico neppure me stesso, perché, anche se non sono consapevole di alcuna colpa, non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore!
Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno riceverà da Dio la lode.
Canto al Vangelo Gv 8,12. Io sono la luce del mondo, dice il Signore; chi segue me avrà la luce della vita.
Vangelo Lc 5, 33-39. In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere; così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».
Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».
Essere figli e credere nell'Amore di quel Padre che mi chiama alla Misetivordia, mi protegge dalla paura ma non dal timore...quello resta! Grazie Sereno...fai Luce nei dubbi e nei convincimenti personali!
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