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mercoledì 7 settembre 2016

VERGINITA' E MATRIMONIO mercoledì XXIII sett. T.O.

Gioacchino e Anna - Giotto
Nella prima lettura di ieri, Paolo ha dato indicazioni riguardo alle liti nella comunità invitando a risolverle facendo ricorso all’arbitrato fraterno, interno alla stessa comunità, a preferire di perdere qualcosa piuttosto che alimentare polemiche e rancori. Infatti paragonando l’altissima dignità di coloro che, perché chiamati gratuitamente ad essere discepoli di Gesù, un giorno giudicheranno gli angeli alla meschinità delle cause tutte materiali e terrene che si trovano ad avere tra fratello e fratello, Paolo conclude che non vale la pena fare causa a nessuno per nessun motivo. Meglio lasciarsi spogliare di qualcosa che, comunque, si dovrà lasciare qui sulla terra. 

Egli continua poi il suo discorso ( 1 Cor 6,12 – 7,24. Questo brano importante non è proclamato nella liturgia) raccomandando di vivere in tutto per la gloria di Dio, fuggendo l’immoralità ad ogni costo, anzi astenendosi il più possibile da ogni cosa anche lecita che non giovi al Regno di Dio. In particolare considera il peccato sessuale e osserva che tocca profondamente l’intimo della persona e quindi ha una sua connotazione specifica. 


Su questa base, dell’urgenza e della bellezza del Regno di Dio che si sviluppa proprio in quei giorni con l’estendersi della grazia della Risurrezione a tutto il mondo, e della peculiarità della sessualità nell’essere umano, Paolo viene a parlare del matrimonio e della verginità. Ne parla per sviluppo logico del suo discorso ma anche perché il suo insegnamento potrebbe essere frainteso, come se egli considerasse il matrimonio e tutta la sessualità come cattivi, peccato. 
Infatti il disprezzo del corpo e di ciò che gli è attinente è una posizione che esiste nella società pagana di allora, spesso con grandi contraddizioni: per esempio proclamando l’ideale di una vita la più disincarnata possibile ma, al contempo e senza nessun progetto veramente umano, dando spazi di sfogo puramente animale agli istinti sessuali (vedi per esempio la prostituzione sacra nei templi pagani). Invece il matrimonio è creato da Dio e sacro. 
Paolo però afferma la superiorità della fede al matrimonio. Questo comporta alcune conseguenze sulla visione di esso e sui comportamenti da tenere.

In particolare dice di non cercare di cambiare la situazione in cui uno era quando il Signore lo ha chiamato. Se sei sposato va bene, se non sei sposato non cercare di sposarti. La stessa cosa dirà per gli schiavi: liberarsi non è un male, anzi, ma se uno è già libero in Cristo, l’essere schiavo o meno sul piano umano non conto poi così tanto. Se vuoi sposarti fai una cosa naturale, quindi va bene, ma non è questo che ti salva.

Qui si inserisce il discorso della vocazione. Se ti sposi per dare di meno al Signore, per fidarti meno di lui, per dividere il tuo cuore, questo non ti aiuta nel cammino spirituale anche se non fai peccato formale. Se invece la tua vocazione è il matrimonio, questa è la tua via per la santificazione. 

Papa Francesco in Amoris Laetitia 121 dice: Il matrimonio è un segno prezioso, perché «quando un uomo e una donna celebrano il sacramento del Matrimonio, Dio, per così dire, si “rispecchia” in essi, imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo amore. Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio per noi. Anche Dio, infatti, è comunione: le tre Persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo vivono da sempre e per sempre in unità perfetta. Ed è proprio questo il mistero del Matrimonio: Dio fa dei due sposi una sola esistenza».Questo comporta conseguenze molto concrete e quotidiane, perché gli sposi, «in forza del Sacramento, vengono investiti di una vera e propria missione, perché possano rendere visibile, a partire dalle cose semplici, ordinarie, l’amore con cui Cristo ama la sua Chiesa, continuando a donare la vita per lei».
122. Tuttavia, non è bene confondere piani differenti: non si deve gettare sopra due persone limitate il tremendo peso di dover riprodurre in maniera perfetta l’unione che esiste tra Cristo e la sua Chiesa, perché il matrimonio come segno implica «un processo dinamico, che avanza gradualmente con la progressiva integrazione dei doni di Dio».
321. … Così i due sono tra loro riflessi dell’amore divino che conforta con la parola, lo sguardo, l’aiuto, la carezza, l’abbraccio. Pertanto, «voler formare una famiglia è avere il coraggio di far parte del sogno di Dio, il coraggio di sognare con Lui, il coraggio di costruire con Lui, il coraggio di giocarci con Lui questa storia, di costruire un mondo dove nessuno si senta solo».[386]

Il matrimonio è il sacramento della prossimità del Regno, segno di Cristo che dice: “io sono con voi tutti i giorni”, mentre la consacrazione verginale per il Regno dei cieli è segno del fine della nostra vita.  Fine che dobbiamo tutti raggiungere. Afferma ancora papa Francesco in A.L. al numero   325.: Le parole del Maestro (cfr Mt 22,30) e quelle di san Paolo (cfr 1 Cor 7,29-31) sul matrimonio, sono inserite – non casualmente – nella dimensione ultima e definitiva della nostra esistenza, che abbiamo bisogno di recuperare. In tal modo gli sposi potranno riconoscere il senso del cammino che stanno percorrendo.

Una mia amica in Sicilia, “consacrata nel mondo” nell’Istituto di Cristo Re, mi disse che, subito dopo la Guerra, da giovane di Azione Cattolica visse un ritiro in cui un padre gesuita spiegò il primo anno la vocazione alla verginità per il Regno dei Cieli. Lo fece così bene che i giovani si sentirono fortemente attratti e lei, scherzando disse alla fine: “Aspettate, aspettate! L’anno prossimo ci deve spiegare la spiritualità del matrimonio!” Scelse poi la consacrazione verginale perché la sentiva la sua vocazione e la mantenne nella gioia.



Prima Lettura   1 Cor 7, 25-31. Fratelli, riguardo alle vergini, non ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio, come uno che ha ottenuto misericordia dal Signore e merita fiducia. Penso dunque che sia bene per l’uomo, a causa delle presenti difficoltà, rimanere così com’è. 
Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei libero da donna? Non andare a cercarla. Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane prende marito, non fa peccato. Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella loro vita, e io vorrei risparmiarvele. 
Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo! 


Canto al Vangelo   Lc 6,23
Rallegratevi ed esultate, dice il Signore,
perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. 
Vangelo   Lc 6, 20-26. In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

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