L’evangelizzazione, questa poderosa e benefica svolta
nella Storia dell’Umanità, così forte da formare interi popoli cristiani (come
ogni fenomeno storico, anche questo non è esente di ambiguità e ombre),
inizia senza piani preconcetti, senza grandi strutture, senza mezzi o soldi: solo
un messaggio consegnato da persona a persona, vivificato dallo Spirito di Dio
ricevuto da chi si è fidato di esso per la propria vita. Essenzialmente è una
notizia: Dio soccorre sempre, persino nella persecuzione e nella morte. Gesù di
Nazareth morendo per amore di Dio e del prossimo e risorgendo ne è la prova. Se
uno guarda la vita attraverso di lui è in comunione con Dio ed è guidato. Lo
Spirito Santo lo istruisce, come singolo e come comunità. Anche gli ostacoli al
Vangelo sono da persona a persona, senza grande concettualizzazione: ad
Antiochia è la gelosia che cerca di far tacere gli Apostoli. Dio non
forma partiti politici che difendano i valori cristiani, ma persone che vivono
i valori cristiani. Non propone aree da conquistare a Lui, non parla di
Geopolitica ai suoi fedeli. Offre la potenza del suo amore alle persone scelte
da Lui, e le mette in comunione tra loro. Formano comunità che vivono su un
modello famigliare. Sono la famiglia di Dio, sul modello della Sinagoga, della
famiglia di Abramo. Dio forma persone che osservano i Comandamenti amando Dio e
il prossimo come Gesù ha fatto e insegnato, e diventano comunità.
I cristiani si nutrono della Parola di Dio viva,
della Comunione che essa crea e, in una Cena, della Benedizione innalzata a Dio
per l’opera che ha compiuto nel suo Figlio Gesù Cristo. Vivono tutto questo “con letizia e semplicità di cuore” (Atti
2,46). Eppure già i primi cristiani vivono in un contesto difficile: le guerre
sono frequenti e molto crudeli. I ribelli vengono sottomessi o crocifissi. La
schiavitù fa parte della struttura fondamentale dell’economia e delle società
di allora, le malattie e le carestie sono all’ordine del giorno. Come potevano
essere gioiosi?
Oggi il nostro cristianesimo è spesso stanco e
triste, sfiduciato: il male nel mondo è potente, i fedeli sempre meno
numerosi, il Cristianesimo sembra fallito, ci pesa il senso di colpa di non
aver fatto il necessario, di non essere stati capaci di creare un mondo giusto
e in pace.
Non è il Cristianesimo che è fallito. È fallita invece
la ricerca di un Regno terreno che metta insieme Dio e il potere, Dio e la
ricchezza, che conservi le tradizioni umane senza preoccuparsi di una comunione
viva con Dio, la ricerca di una religione con etichette cristiane ma senza il Dio
di Gesù Cristo. La Cristianità non è
stato un fallimento. È stato un passaggio naturale prodotto dal trionfo profondo
del cristianesimo nel cuore dei popoli di allora. Nella misura in cui si è
voluta mantenerla negli aspetti esteriori di potere, di tradizioni
religiose, come se fossero eterni, senza preoccuparsi di nutrirla, di convertirla
incessantemente al Vangelo, alle sorprese di Dio, al suo amore per le persone,
la Cristianità ha perso vitalità e ragione di essere. Sono le persone che sono create
per l’eternità e saranno un giorno radunate davanti al Trono di Dio senza più bisogno di luce di
sole o di luna, perché l’Agnello stesso sarà la loro lampada (vd. Apocalisse 21,23).
E fin da adesso nessuno potrà rapirle dalla mano del Padre.
Che fare per la pace in Ucraina e nel mondo?
Ritorniamo tutti a Dio, ascoltiamo la voce di Gesù, il Buon Pastore.
Prima
Lettura At 13, 14. 43-52
Ecco,
noi ci rivolgiamo ai pagani.
Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, Paolo e Bàrnaba, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia, e, entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, sedettero.
Molti Giudei e prosèliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, cercavano di persuaderli a perseverare nella grazia di Dio.
Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola del Signore. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono ricolmi di gelosia e con parole ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo. Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: “Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra”».
Nell’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero. La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio. I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 99
Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.
Acclamate
il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.
Riconoscete
che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.
Perché
buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione.
Seconda Lettura Ap
7, 9. 14-17
L'Agnello sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
Dal
libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
Io, Giovanni, vidi: ecco, una moltitudine
immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua.
Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti
candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani.
E uno degli anziani disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e
che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide col sangue dell’Agnello. Per
questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte
nel suo tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di
loro.
Non avranno più fame né avranno più sete,
non li colpirà il sole né arsura alcuna,
perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono,
sarà il loro pastore
e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi».
Canto al Vangelo Gv 10,14
Alleluia, alleluia.
Io sono il buon pastore, dice il Signore;
conosco le mie pecore, e le mie pecore conoscono me.
Alleluia.
Vangelo Gv 10, 27-30
Alle mie pecore io do la vita eterna.
Dal
vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco
ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le
strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle
dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
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