“Diceva Giovanni sul finire della sua
missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno,
al quale io non sono degno di slacciare i sandali”»” “Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli,
Gesù disse loro:”
Colui al quale nemmeno Giovanni Battista era degno
di slacciare i sandali, lava i piedi ai suoi discepoli. Comprendiamo la
reazione di Pietro. Pietro riconosce la grandezza del suo maestro mentre lui è
un peccatore, ma lo ama e gli fa fiducia, pronto ad essere lavato i piedi ma anche
testa e mani pur di avere parte con lui.
Quanto dobbiamo quindi mettere in pratica noi quella
Parola di Gesù per essere beati! Ma poi Gesù prende di mira specialmente uno
dei discepoli: Giuda. E gli dice per salvarlo: “umiliati!”
Giuda sta in paradiso? Alcuni preti lo affermano. La
Chiesa invece non lo esclude ( vedi Giovanni Paolo II, papa Francesco e altri …).
È diverso “non escludere” e “affermare”. Temo che quei preti che affermano che Giuda
sta in paradiso siano di quelli che “la fanno facile” e cadono e rischiano di
far cadere in eresia i loro fedeli dicendo in pratica che Dio essendo amore non
c'è bisogno di convertirsi per entrare nella Vita eterna, che tutti i defunti
della parrocchia sono già beati, negando così anche il purgatorio. Ora, la
presunzione di salvarsi senza conversione è un peccato contro lo Spirito Santo alla
pari con la disperazione finale.
Interessiamoci piuttosto della
posizione della Chiesa: Giuda si suicida, oggettivamente è un peccato molto grave.
Per questo nel Vangelo Giuda rappresenta colui che sbaglia fino alla fine. La Chiesa
però non esclude che sia in paradiso perché non giudica il foro interno e non può
sapere se all’ultimo respiro, come il malfattore crocifisso accanto a Gesù, egli
gli abbia chiesto veramente perdono. Ma – dice qualcuno – Giuda, secondo il Vangelo,
si è pentito amaramente di quello che aveva fatto. Non basta? Infatti “Giuda, il traditore,
vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete
d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo: «Ho peccato, perché ho
tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «Che ci riguarda? Veditela tu!». Ed
egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi”. (Matteo 27,3-5). Vediamo che Giuda si pente,
confessa il suo peccato davanti ai sommi sacerdoti, si distacca dai soldi
guadagnati con il suo tradimento. Sono tutti elementi a suo favore. Ma invece di
umiliarsi, chiedere perdono a Dio e lasciargli il giudizio che sarebbe stato di
misericordia, egli si giudica da sé e secondo la sua interpretazione della
Legge: occhio per occhio, dente per dente, vita per vita! È l’orgoglio fondamentalmente che lo spinge a suicidarsi oltre che la
solitudine in cui si trova in quel momento: “Veditela tu!” Se avesse incontrato allora una presenza amica, forse
sarebbe andata diversamente. Ma l’orgoglio e la lunga catena di peccato che lo
ha portato al tradimento ha creato il deserto attorno a lui. Quindi umiliamoci!
L’umiltà crea anche amicizia, l’amicizia favorisce la conversione.
Infatti san Francesco che
ha meditato molto sull’umiltà (minorità) e la fraternità ci lascia varie perle per
la nostra vita. In particolare scrive nella Regola al Capitolo X.: “E ovunque ci siano dei frati che sapessero e
conoscessero di non poter spiritualmente osservare la Regola, debbano e possano
ricorrere ai loro ministri. E i ministri li accolgano con carità e
benevolenza e mostrino ad essi tanta familiarità che quelli possano parlare e
fare con essi cosi come parlano e fanno i padroni con i loro servi; infatti
cosi deve essere, che i ministri siano i servi di tutti i frati”.
Prima
Lettura At 13, 13-25
Dalla discendenza di Davide Dio inviò come salvatore Gesù.
Dagli Atti degli Apostoli
Salpàti da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge, in Panfìlia. Ma Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme. Essi invece, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia, e, entrati nella sinagòga nel giorno di sabato, sedettero. Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagòga mandarono a dire loro: «Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!».
Si alzò Paolo e, fatto cenno con la mano, disse: «Uomini d’Israele e voi timorati di Dio, ascoltate. Il Dio di questo popolo d’Israele scelse i nostri padri e rialzò il popolo durante il suo esilio in terra d’Egitto, e con braccio potente li condusse via di là. Quindi sopportò la loro condotta per circa quarant’anni nel deserto, distrusse sette nazioni nella terra di Canaan e concesse loro in eredità quella terra per circa quattrocentocinquanta anni.
Dopo questo diede loro dei giudici, fino al profeta Samuèle. Poi essi chiesero un re e Dio diede loro Sàul, figlio di Chis, della tribù di Beniamino, per quarant’anni. E, dopo averlo rimosso, suscitò per loro Davide come re, al quale rese questa testimonianza: “Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri”.
Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d’Israele. Diceva Giovanni sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 88
Canterò in eterno l’amore del Signore.
Canterò
in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».
«Ho
trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l’ho consacrato;
la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza».
«La
mia fedeltà e il mio amore saranno con lui
e nel mio nome s’innalzerà la sua fronte.
Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”».
Canto al Vangelo Ap 1,5
Alleluia, alleluia.
Gesù Cristo,
testimone fedele, primogenito dei morti,
tu ci hai amati
e hai lavato i nostri peccati nel tuo sangue.
Alleluia.
Vangelo Gv 13, 16-20
Chi accoglie colui che manderò, accoglie me.
Dal
vangelo secondo Giovanni
[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse
loro:
«In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né
un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati
se le mettete in pratica.
Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la
Scrittura: “Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo
calcagno”. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà
avvenuto, crediate che Io sono.
In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie
me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».
Riflessione molto bella. Grazie Fra Seremo.
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