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venerdì 1 agosto 2025

PREGHIAMO COME SIAMO STATI BATTEZZATI / 35. NICEA. Gesù Cristo, .... nn. 61-62.


S. Giovanni in Fonte,
il Battistero più antico
di Europa, Napoli.


61. I difensori di Nicea hanno affermato invece che la pratica della preghiera doveva sì corrispondere alla fede, ma che questa corrispondeva a sua volta al battesimo. Ora, la formula battesimale manifesta l’uguaglianza in dignità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Ne risulta che la preghiera – che sia personale o liturgica – può e deve ugualmente rivolgersi al Figlio. Anche se i niceni non hanno rigettato l’antica formula dossologica, ma ne hanno difeso il senso ortodosso,[95]essi hanno preferito altre formulazioni e preposizioni: “tō Patri, kai…kai”, “tō Patri, dia… sun”, che sono ugualmente attestate nella tradizione biblica e liturgica.[96]Basilio si riferisce in tal senso, tra l’altro, all’inno molto antico “Phōs hilăron” * (forse del II secolo), nel quale il Padre, il Figlio e lo Spirito sono oggetto di un canto di adorazione.[97] 

62. Il principio: «Come siamo battezzati così anche crediamo, come crediamo così anche glorifichiamo»,[98] si applica ugualmente alla preghiera personale. L’invocazione di Gesù – quale è stata praticata sotto forma di preghiera a Gesù, soprattutto in ambiti monastici – è esplicitamente giustificata dall’invocazione dell’“homooúsios tôi Patri”. «Quando noi diciamo “Gesù” – spiega Shenuda, un padre copto del V secolo – è insieme nominata la santissima Trinità». Quando è invocato il Figlio incarnato, egli non è invocato separatamente dal Padre e dallo Spirito Santo. Chi non vuole pregare Gesù segue la “nuova empietà”; egli non comprende nulla della Trinità, ma non comprende nulla nemmeno di “Gesù”.[99]Il modo in cui uno prega mostra ciò che crede. 


  * “Phōs hilăron” = Gioiosa Luce!

[95] Ad esempio Atanasio, che utilizza la dossologia tradizionale in funzione anti-sabelliana, e Basilio di Cesarea, Lo Spirito Santo 3.4.16, trad. it. di G. Azzali Bernardelli, pp. 89-91; 106-108, che sottolinea la differenza tra oikonomia (la mediazione salvifica di Cristo) e theologia (figlio della stessa dignità).

[96] Si veda ad esempio la Traditio apostolica: durante la consacrazione dei vescovi e dei presbiteri, così come durante la preghiera eucaristica, la dossologia finale era la seguente: «Per il tuo servo Gesù Cristo, per il quale la gloria è al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo»; Origene, Omelie su Luca 37, 5, trad. it. di S. Aliquò, Origene, Commento al Vangelo di Luca, Città Nuova, Roma, 1969, p. 234; Gregorio di Nazianzo, Oratio 19, n. 17: «Offriamo a Dio l’obbligo della lode, che è una sola per il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo»; Oratio 17, n. 13: «In Cristo Gesù Signore nostro. A lui la gloria e la potenza, l’onore ed il regno con il Padre e lo Spirito Santo, come era e sarà ed è ora e nei secoli dei secoli», in Gregorio di Nazianzo. Tutte le orazioni, a cura di C. Moreschini, trad. it. di C. Sani e M. Vincelli, Bompiani, Milano 2000, pp. 493, 429.

[97] Basilio di Cesarea, Lo Spirito Santo 29,73, trad. it. di G. Azzali Bernardelli, pp. 192-193. L’esempio del vescovo Leonzio di Antiochia mostra a che punto la questione della forma della dossologia poteva diventare esplosiva nella vita delle Chiese locali: per non creare confusione con gli ariani o i loro avversari, egli non pronunciava più le parole della dossologia ad alta voce, così che «i vicini sentivano soltanto la conclusione nei secoli dei secoli»: Teodoreto di Cirro, Storia ecclesiastica 2,24,3, trad. it. di A. Gallico, p. 199.

[98] Basilio di Cesarea, Epistula 159, 2; cf. Ep. 125, 3, Courtonne II, pp. 86s., poi pp. 33s. Cf. anche Lo Spirito Santo VII, 16; X, 24; X, 26, trad. it. di G. Azzali Bernardelli, pp. 106-108.

[99] Testo di A. Grillmeier, Fragmente zur Christologie, Fribourg 1997, p. 365.


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