Grazie a Padre Abib che mi manda questa immagine dalla Costa d'Avorio. Noto la presenza della famiglia e della comunità del villaggio accanto al Padre. Meraviglioso. |
Le letture di questa domenica sono ricchissime.
Della prima notiamo solo che Mosè convince Dio ricordandogli di compiere le sue
promesse a prescindere dal peccato del popolo. Anche noi ricordiamo a Dio il
nostro battesimo. Lui si è impegnato. È certamente normale e anche utile che
egli castighi l’infedeltà, ma possiamo pregarlo in base all’impegno che ha
preso con noi nel nostro battesimo. Forse è molto opportuno anche che preghiamo
per tanti battezzati delle nostre famiglie, della parrocchia, della nostra città,
che vivono senza la luce della fede: “Signore, tu ti sei impegnato nel loro
battesimo, fa tornare questi tuoi figli, non permettere che si perdano!”
Le due prime parabole del Vangelo sono simili e ci
dicono una cosa molto chiara: sei molto prezioso agli occhi di Dio. Non
dimenticarlo mai.
La parabola del Padre Misericordioso offre
un’infinita di spunti. Ma poniamoci solo questa domanda: “che figlio sono? Il
figlio minore o quello maggiore?”
Ho sperimentato la condizione di figlio minore
accolto dalla tenerezza di Dio. Per venire in Italia – in autostop a gennaio
1981 – ho voluto avere qualcosa da leggere oltre la Bibbia e i Salmi. A Parigi
ho preso un libretto in una chiesa senza avere idea del contenuto. Era “Dives
in Misericordia” Dio ricco in misericordia, la 2° Enciclica di Giovanni Paolo
II pubblicata pochi mesi prima. Parlava proprio del Figlio Prodigo, parlava di
me. Il Signore si interessava anche delle mie letture! Fin quando si rimane Figlio
Prodigo si scopre in modo immediato l’amore del Signore anche se si conosce
ancora poco la Bibbia e il cammino è solo appena iniziato. Poi è facile
(ri)diventare Fratello Maggiore. Allora anche se i concetti sono quelli giusti
il cuore perde l’unzione. Come rimanere Figlio minore che ritorna all’abbraccio
misericordioso del Padre? Certamente vedendo e confessando il proprio peccato come
san Paolo nella seconda lettura. I santi non sono “santi”, ma peccatori che ritornano
subito a Dio appena si rendono conto di aver sbagliato o sentono che il cuore
si inaridisce. Un altro modo è quello di entrare per abbracciare il fratello
appena tornato, come il Padre supplica di fare il suo figlio maggiore. Anzi, prima
ancora, aspettare il ritorno del tuo fratello assieme al Padre, con la preghiera
ma anche con l’azione evangelizzatrice anche
se non sai se ritornerà e tu perdi la vita per lui rispettando la sua libertà. Allora
avrai in te “gli stessi sentimenti che furono
in Cristo Gesù” (Filippesi 2,5) cioè la kenosi, lo svuotamento di te stesso
e l’abbassamento.
Prima
Lettura Es 32, 7-11. 13-14
Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.
Dal libro dell'Esodo
In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Va’, scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: “Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto”».
Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervìce. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione».
Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente? Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: “Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre”».
Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 50
Ricordati di me, Signore, nel tuo amore.
Pietà
di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
Crea
in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Signore,
apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.
Seconda Lettura 1 Tm 1, 12-17
Cristo è venuto per salvare i peccatori.
Dalla
prima lettera di san Paolo apostolo a Timoteo
Figlio mio, rendo grazie a colui che mi
ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di
fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un
persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per
ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha
sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù.
Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è
venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma
appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in
me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di
esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.
Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei
secoli dei secoli. Amen.
Canto al Vangelo 2 Cor 5,19
Alleluia, alleluia.
Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo,
affidando a noi la parola della riconciliazione.
Alleluia.
Vangelo Lc 15, 1-32
Ci sarà gioia in cielo per un solo peccatore che si converte.
Dal
vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù
tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi
mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde
una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta,
finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle
spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con
me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico:
così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per
novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada
e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla
trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho
trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli
angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre:
“Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le
sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue
cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in
modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande
carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al
servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a
pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i
porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti
salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi
alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e
davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come
uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse
incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho
peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato
tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più
bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi.
Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché
questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato
ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa,
udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse
tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto
ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si
indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli
rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito
a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei
amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze
con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il
padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava
far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in
vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
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