San Paolo ci incita oggi a non tollerare più la
superstizione tra i battezzati. Bisogna insistere, illuminare nella
predicazione e nelle visite alle famiglie.
Egli accosta Israele e i suoi sacrifici e la carne
sacrificata agli idoli. Significa che i due culti sono assimilabili? No,
assolutamente. Il culto ebraico è santo anche se incompleto mentre quello idolatrico è negativo. Paolo dice invece che nel culto, sia cristiano, israelita o pagano, è l’uomo che determina
nel suo cuore, attraverso gesti “sacramentali”, il valore e il destinatario del
culto. Però non è permesso adulterare la fede. Purtroppo, vescovi e Papi hanno dovuto
affrontare il continuare di pratiche pagane tra i cristiani, specialmente quando
il cristianesimo divenne religione ufficiale. Tutti volevano farsi battezzare senza
rendersi conto che per essere cristiano bisogna convertirsi a Cristo. Questo è
il dramma ancora tristemente attuale delle nostre parrocchie: cristiani che seguono
la mentalità del mondo e non Gesù Cristo. Ci sono quelli che non conoscono affatto
il Signore e il suo Vangelo. Ma tra loro c'è chi non vuole conoscerlo, e anche noi,
che conosciamo meglio il Signore e il suo insegnamento troppo spesso nel nostro
intimo rifiutiamo di obbedire, ci inventiamo scuse. Di questo si lamenta Gesù nel
Vangelo: “Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che
dico?”
Ma se sono cosciente del mio peccato sarò sempre albero
cattivo ed escluso dalla salvezza anche se desidero fare la volontà di Dio? No!
Per esprimere la
realtà del Regno Gesù usa parabole, e parabole diverse. C'è la parabola
della casa costruita sulla roccia o sulla sabbia di oggi (vedi anche Matteo 7) che ci invita alla fedeltà assoluta alla Parola di Signore. Il cristiano
autentico crede che la Parola di Dio è
la soluzione migliore, la più sapiente e che compierla è pegno di felicità.
C'è poi la parabola della vite e dei tralci. Chi si stacca dalla vite secca, perde
la linfa, perde tutto. Il tralcio della vite dà frutti eccellenti, perché la
vite è l’albero buono e il tralcio cresce proprio da essa. Questa parabola è simile a quella dell’albero buono e dell’albero
cattivo di oggi. Ma il fatto è che io sono ancora peccatore! Paolo ci
propone allora un’altra immagine stupenda: quella dell’olivo buono e dei rami di olivastro
innestati in esso. “Se è santa la radice, lo saranno anche i
rami. Se però alcuni rami sono stati tagliati e tu, essendo oleastro, sei stato
innestato al loro posto, diventando così partecipe della radice e della linfa
dell'olivo, non menar tanto vanto contro i rami! Se ti vuoi proprio vantare,
sappi che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te. …
Se tu infatti sei stato reciso dall'oleastro che eri secondo la tua natura e
contro natura sei stato innestato su un olivo buono, quanto più essi, che sono
della medesima natura, potranno venire di nuovo innestati sul proprio olivo!” (Romani 11, 16-18.24). Il Signore, in Cristo, ci rende capaci di portare frutti buoni malgrado il nostro essere
ancora rami di albero cattivo.
Prima
Lettura 1 Cor 10, 14-22
Noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo
all’unico pane.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Miei cari, state lontani dall’idolatria. Parlo come a persone intelligenti. Giudicate voi stessi quello che dico: il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane. Guardate l’Israele secondo la carne: quelli che mangiano le vittime sacrificali non sono forse in comunione con l’altare?
Che cosa dunque intendo dire? Che la carne sacrificata agli idoli vale qualcosa? O che un idolo vale qualcosa? No, ma dico che quei sacrifici sono offerti ai demòni e non a Dio.
Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demòni; non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni. O vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più forti di lui?
Salmo Responsoriale Dal Salmo 115
A te, Signore, offrirò un sacrificio di ringraziamento.
Che
cosa renderò al Signore
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.
Canto al Vangelo Cf Gc 1,22
Alleluia, alleluia.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia.
Vangelo Lc 6, 43-49
Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?
Dal
vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero
cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo
frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.
L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo
dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che
dal cuore sovrabbonda.
Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?
Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò
a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto
profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume
investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.
Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito
una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e
la distruzione di quella casa fu grande».
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