Con sorpresa ho costatato che le letture
scelte da papa Francesco per la Messa, il 6 settembre scorso, in Mozambico,
reduce di decenni di conflitti interni sanguinosi (più di un milione di morti), sono quelle di oggi secondo
il calendario liturgico. La sua omelia nella capitale del Mozambico, anche
se lunga, ci aiuterà a prendere coscienza che la Parola di Gesù ci sfida e può veramente
aiutarci, guidarci, salvarci, anche nelle situazioni più difficili.
Cari
fratelli e sorelle!
Abbiamo
ascoltato nel Vangelo di Luca un brano del cosiddetto “discorso della pianura”.
Gesù, dopo aver scelto i suoi discepoli e aver proclamato le Beatitudini,
aggiunge: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici» (Lc 6,27).
Una parola rivolta oggi anche a noi, che Lo ascoltiamo in questo stadio.
E
lo dice con chiarezza, semplicità e fermezza, tracciando un sentiero, una via
stretta che richiede alcune virtù. Perché Gesù non è un idealista, che ignora
la realtà; sta parlando del nemico concreto, del nemico reale, che aveva appena
descritto nella Beatitudine precedente (6,22): colui che ci odia, ci mette al
bando, ci insulta e disprezza il nostro nome come infame.
Molti
di voi possono ancora raccontare in prima persona storie di violenza, odio e discordie;
alcuni, nella loro stessa carne; altri, di qualche conoscente che non c’è più;
e altri ancora per paura che le ferite del passato si ripetano e cerchino di
cancellare il cammino di pace già percorso, come a Cabo Delgado.
Gesù
non ci invita a un amore astratto, etereo o teorico, redatto su scrivanie per
dei discorsi. La via che ci propone è quella che Lui stesso ha percorso per
primo, la via che gli ha fatto amare quelli che lo tradivano, lo giudicavano
ingiustamente, quelli che lo avrebbero ucciso.
È
difficile parlare di riconciliazione quando sono ancora aperte le ferite
procurate da tanti anni di discordia, oppure invitare a fare un passo di
perdono che non significhi ignorare la sofferenza né chiedere che si cancelli
la memoria o gli ideali (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 100). Nonostante ciò,
Gesù invita ad amare e a fare il bene. E questo è molto di più che ignorare la
persona che ci ha danneggiato o fare in modo che le nostre vite non si
incrocino: è un mandato che mira a una benevolenza attiva, disinteressata e
straordinaria verso coloro che ci hanno ferito. Gesù, però, non si ferma qui;
ci chiede anche di benedirli e di pregare per loro, che cioè il nostro parlare
di loro sia un dire-bene, generatore di vita e non di morte, che pronunciamo i
loro nomi non per insulto o vendetta, ma per inaugurare un nuovo rapporto che
conduca alla pace. Alta è la misura che il Maestro ci propone!
Nessuna
famiglia, nessun gruppo di vicini, nessuna etnia e tanto meno un Paese ha
futuro, se il motore che li unisce, li raduna e copre le differenze è la
vendetta e l’odio. Non possiamo metterci d’accordo e unirci per vendicarci, per
fare a chi è stato violento la stessa cosa che lui ha fatto a noi, per
pianificare occasioni di ritorsione sotto forme apparentemente legali. «Le armi
e la repressione violenta, invece di apportare soluzioni, creano nuovi e
peggiori conflitti» (ibid., 60). L’ “equità” della violenza è
sempre una spirale senza uscita; e il suo costo, molto elevato. C’è un’altra
strada possibile, perché è fondamentale non dimenticare che i nostri popoli
hanno diritto alla pace. Voi avete diritto alla pace.
Per
rendere il suo invito più concreto e applicabile nel quotidiano, Gesù propone
una prima regola d’oro alla portata di tutti – «come volete che gli uomini
facciano a voi, così anche voi fate a loro» (Lc 6,31) – e ci aiuta
a scoprire quello che è più importante in questa reciprocità di comportamento:
amarci, aiutarci e prestare senza aspettare nulla in cambio.
“Amarci”,
ci dice Gesù. E Paolo lo traduce come “rivestirci di sentimenti di misericordia
e di bontà” (cfr Col 3,12). Il mondo ignorava – e continua a
non conoscere – la virtù della misericordia, della compassione, uccidendo o
abbandonando persone disabili e anziane, eliminando feriti e infermi, e
divertendosi con le sofferenze inflitte agli animali. Allo stesso modo non
praticava la bontà, la gentilezza, che ci spinge ad avere a cuore il bene del
prossimo tanto quanto il proprio.
Superare
i tempi di divisione e violenza implica non solo un atto di riconciliazione o
la pace intesa come assenza di conflitto, implica l’impegno quotidiano di
ognuno di noi ad avere uno sguardo attento e attivo che ci porta a trattare gli
altri con quella misericordia e bontà con cui vogliamo essere trattati;
misericordia e bontà soprattutto verso coloro che, per la loro condizione,
vengono facilmente respinti ed esclusi. Si tratta di un atteggiamento non da
deboli, ma da forti, un atteggiamento da uomini e donne che scoprono che non è
necessario maltrattare, denigrare o schiacciare per sentirsi importanti; anzi,
al contrario. E quest’atteggiamento è la forza profetica che lo stesso Gesù
Cristo ci ha insegnato volendosi identificare con loro (cfr Mt 25,35-45)
e mostrandoci che la via giusta è il servizio.
Il
Mozambico possiede un territorio pieno di ricchezze naturali e culturali, ma
paradossalmente con un’enorme quantità di popolazione al di sotto del livello
di povertà. E a volte sembra che coloro che si avvicinano con il presunto
desiderio di aiutare, abbiano altri interessi. Ed è triste quando ciò accade
tra fratelli della stessa terra, che si lasciano corrompere; è molto pericoloso
accettare che la corruzione sia il prezzo che dobbiamo pagare per gli aiuti
esterni.
«Tra
voi non sarà così» (Mt 20,26; cfr vv. 26-28). Con le sue parole,
Gesù ci spinge ad essere protagonisti di un altro stile di vita, quello del suo
Regno: qui e ora, semi di gioia e speranza, pace e riconciliazione. Ciò che lo
Spirito viene a infondere non è un attivismo travolgente, ma, innanzitutto,
un’attenzione rivolta all’altro, riconoscendolo e apprezzandolo come fratello
fino a sentire la sua vita e il suo dolore come la nostra vita e il nostro
dolore. Questo è il miglior termometro per scoprire le ideologie di ogni genere
che cercano di manipolare i poveri e le situazioni di ingiustizia al servizio
di interessi politici o personali (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 199). Solo così potremo
essere, dovunque ci troveremo, semi e strumenti di pace e riconciliazione.
Vogliamo
che la pace regni nei nostri cuori e nel palpito del nostro popolo. Vogliamo un
futuro di pace. Vogliamo che «la pace di Cristo regni nei vostri cuori» (Col 3,15),
come appunto diceva la Lettera di San Paolo. Egli usa un verbo che viene dal
mondo dello sport e si riferisce all’arbitro che decide sulle cose discutibili:
“possa la pace di Cristo essere l’arbitro nei vostri cuori”. Se la pace di
Cristo è l’arbitro nei nostri cuori, allora quando i sentimenti sono in
conflitto e ci troviamo indecisi tra due sensi opposti, “facciamo il gioco” di
Cristo: la decisione di Cristo ci manterrà nella via dell’amore, nel sentiero
della misericordia, nella scelta per i più poveri, nella difesa della natura.
Nella via della pace. Se Gesù sarà l’arbitro tra le emozioni contrastanti del
nostro cuore, tra le complesse decisioni del nostro Paese, allora il Mozambico
ha assicurato un futuro di speranza; allora il vostro Paese potrà cantare a
Dio, con gratitudine e di tutto cuore, salmi, inni e canti ispirati (cfr Col 3,16).
Prima Lettura Col
3, 12-17
Rivestitevi della carità.
Rivestitevi della carità.
Dalla lettera di san Paolo
apostolo ai Colossési
Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi.
Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!
La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 150
Ogni vivente dia lode al Signore.
Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi.
Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!
La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 150
Ogni vivente dia lode al Signore.
Lodate Dio nel suo
santuario,
lodatelo nel suo maestoso firmamento.
Lodatelo per le sue imprese,
lodatelo per la sua immensa grandezza.
lodatelo nel suo maestoso firmamento.
Lodatelo per le sue imprese,
lodatelo per la sua immensa grandezza.
Lodatelo con il suono del
corno,
lodatelo con l’arpa e la cetra.
Lodatelo con tamburelli e danze,
lodatelo sulle corde e con i flauti.
lodatelo con l’arpa e la cetra.
Lodatelo con tamburelli e danze,
lodatelo sulle corde e con i flauti.
Lodatelo con cimbali
sonori,
lodatelo con cimbali squillanti.
Ogni vivente dia lode al Signore.
Canto al Vangelo 1 Gv 4,12
Alleluia, alleluia.
Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi
e l’amore di lui è perfetto in noi.
Alleluia.
Vangelo Lc 6, 27-38
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
lodatelo con cimbali squillanti.
Ogni vivente dia lode al Signore.
Canto al Vangelo 1 Gv 4,12
Alleluia, alleluia.
Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi
e l’amore di lui è perfetto in noi.
Alleluia.
Vangelo Lc 6, 27-38
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
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