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lunedì 9 settembre 2019

LA CITTA' DELL'AMICIZIA DI PADRE PEDRO OPEKA, UN MAGNIFICO ESEMPIO DI SUSSIDIARIETA' / Lunedì XXIII sett. T.O.



LA POVERTA' NON E' INELUTTABILE!
Papa Francesco e p. Pedro Opeka, Akamasoa, 8 settembre 2019.

 Dio è onnipotente e il Creato manifesta la sua Potenza indescrivibile, la sua Sapienza che sovrasta la nostra intelligenza e sopratutto la nostra conoscenza. Ma tutto in Lui è umiltà e parte sempre dal basso. L’incredibile complessità del messaggio genetico impresso in ogni cellula di ogni essere vivente manifesta la sua Gloria che riempie di genialità l’Universo. Dio vuole liberamente partire dal basso. Affida la Salvezza eterna degli uomini ad altri uomini, fragili e deboli. San Paolo ha compreso che pur non essendo nessuno, Dio gli affida una responsabilità enorme: portare a compimento la Parola di Dio attraverso la stoltezza della predicazione! Dalla predicazione Dio forma un corpo che rende visibile la salvezza, e per formare questo corpo sceglie innanzitutto i poveri, i piccoli.
Dalla Natura di Dio e dalla sua Strategia, dal vedere come la Parola di Vita rialza le persone dando loro dignità e forza, e crea comunione nelle famiglie e nelle comunità umane,  la Chiesa ha tratto un principio fondamentale di organizzazione sociale: partire dal basso, dagli elementi più semplici rispettando la loro dignità e autonomia. L’organizzazione primordiale del popolo ebraico nel deserto è il punto di riferimento: persona), famiglia, clan, tribù, popolo. Persona non individuo. Oggi, “Individuo”, attribuito all’uomo, è un termine ambiguo perché in particolare il pensiero di Cartesio e dei filosofi dei Lumi, J.J. Rousseau, ecc., ne ha fatto non una entità “individuata” ma una entità sciolta da ogni legame, che ha diritto di affermare i suoi diritti in modo assoluto, ingrato, egoista, mentre ognuno di noi nasce in una relazione e vive e si realizza attraverso relazioni. Dio sceglie dei leader ma gli affianca i capi naturali dei gruppi più semplici.
Ognuno deve rimboccarsi le maniche, assumere le sue responsabilità, ognuno deve dare il suo contributo, ed essere aiutato, educato, a farlo, fin da bambino, sorretto ma non sostituito nella sua debolezza. Il “livello superiore” deve facilitare e sostenere questa autonomia e responsabilità del “livello inferiore” e intervenire solo per ciò che non è alla sua portata. Questo tipo di organizzazione si chiama “Sussidiarietà”. Abbinato alla solidarietà che è insita nella famiglia e nella comunità, è il modello che la Chiesa legge nella Parola di Dio e preferisce.
Il totalitarismo che pone lo Stato come principio assoluto, il sovranismo che è una specie di individualismo di gruppo e nega la solidarietà e l’apertura nelle relazioni oltre il gruppo, sono il contrario della Sussidiarietà. Un’altra forma di negazione della sussidiarietà è l’assistenzialismo che trasforma la persona in oggetto, oggetto di cure ma non più soggetto. L’assistenzialismo può essere imposto ma può anche essere invocato: non voglio dare il mio contributo, devono fare tutto per me, aspetto che mi diano tutto. Il Vangelo di oggi ci mostra una forma di totalitarismo “strisciante” nemica della libertà e della crescita delle persone: l’assolutizzazione della legge, dei regolamenti, l’uomo fatto per la legge e non la legge fatta per l’uomo.
È ovvio che ci sono molti modi di declinare i valori della Sussidiarietà, secondo le tradizioni di ogni popolo e le circostanze. Ma la validità di un modello di società si può apprezzare nella misura in cui si struttura o meno su questi valori.
A Madagascar papa Francesco ha messo in luce l’opera di Padre Opeka che ha fatto rialzarsi i poveri letteralmente dall’immondizia. Rimboccandosi tutti le maniche hanno creato interi quartieri per 25 000 persone. Un caso esemplare di sussidiarietà. La povertà non è una fatalità ineluttabile!
 
Da una discarica sorge una città per gli uomini.
Prima Lettura   Col 1,24 - 2,3
Sono diventato ministro della Chiesa per portare il mistero nascosto da secoli.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési
Fratelli, sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa. Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi. A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria.
È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo. Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza.
Voglio infatti che sappiate quale dura lotta devo sostenere per voi, per quelli di Laodicèa e per tutti quelli che non mi hanno mai visto di persona, perché i loro cuori vengano consolati. E così, intimamente uniti nell’amore, essi siano arricchiti di una piena intelligenza per conoscere il mistero di Dio, che è Cristo: in lui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza.

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 61
In Dio è la mia salvezza e la mia gloria.
Solo in Dio riposa l’anima mia:
da lui la mia speranza.
Lui solo è mia roccia e mia salvezza,
mia difesa: non potrò vacillare.
Confida in lui, o popolo, in ogni tempo;
davanti a lui aprite il vostro cuore:
nostro rifugio è Dio.        
Canto al Vangelo   Gv 10,27 
Alleluia, alleluia.

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
e io le conosco ed esse mi seguono.
Alleluia.

Vangelo 
  Lc 6, 6-11
Osservavano per vedere se guariva in giorno di sabato.
Dal vangelo secondo Luca
Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.
Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita.
Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.  

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