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lunedì 16 settembre 2019

SCISMA O UNITA' NELLA CHIESA? / Santi Cornelio Papa, Cipriano vescovo



Oggi la Chiesa ricorda i santi Cornelio e Cipriano, campioni dell’Unità della Chiesa. Molti cristiani di fronte alle persecuzioni avevano rinnegato la fede per sfuggire al martirio. Tornata la pace o almeno la tranquillità, questi “caduti” (lapsi) volevano rientrare nella Chiesa, veramente pentiti. Ovunque, la questione di accoglierli o meno divideva le comunità. Cornelio, vescovo di Roma e Cipriano vescovo di Cartagine, erano a favore della reintegrazione di coloro che chiedevano perdono. Gruppi di preti e laici “rigoristi” si ribellavano contro questa posizione creando grande tensione. A Roma, Novaziano, un colto rigorista, rifiutò l’elezione di Papa Cornelio e si fece consacrare vescovo, pretendendo di essere il vero Papa. Cipriano, anche lui sotto attacco da parte di un altro vescovo, Novato, sostenne con tutte le forze l’elezione legittima di Cornelio. Alla fine vinse la Chiesa della Misericordia. Una misericordia seria che chiedeva una giusta penitenza ma non chiudeva le porte.
Recentemente un giornalista chiese a papa Francesco del pericolo di uno scisma (divisione, scissione) nella Chiesa da parte di gruppi americani in particolare. Rispose che pregava perché non succedesse perché c'era di mezzo la salute spirituale di tante persone (“si facciano domande, suppliche … perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio”) ma che non ne aveva paura, ricordando che ci sono sempre stati scismi nella Chiesa. E ha citato quello dei “Vecchi Cattolici” nel 1870. Questi esistono ancora, divisi in vari rami. Alcuni hanno oggi donne diaconesse, sacerdotesse, vescovesse, ammettono l’assoluzione collettiva dei peccati, permettono la Comunione a tutti gli appartenenti a comunità cristiane diverse. Quando un ramo si stacca dalla Vite anche se Gesù non rinnega i suoi doni, poco a poco, essi si perdono. Molto più recente uno scisma di una certa importanza è stato quello di Mons. Lefebvre nel 1988, solo 31 anni fa. Il vescovo Lefebvre, religioso francese e zelante missionario è stato vescovo in Senegal. Partecipando al Concilio Vaticano II ha approvato tutti i documenti del Concilio. Ma poi di fronte in particolare a certi abusi nell’applicazione del Concilio si è chiuso ad esso, allontanandosi sempre di più fino ad arrivare a consacrare tre vescovi, generando così una nuova chiesa scismatica. La cosa tragico-comica è che per la consacrazione dei vescovi il rito prevede, nella forma prima del Concilio come in quella dopo, che si faccia la domanda: “avete l’autorizzazione di Roma (per consacrare questi vescovi)?” E Papa Giovanni Paolo II aveva esplicitamente supplicato di non fare questo passo. La risposta è stata allora in sostanza: “Sì abbiamo l’autorizzazione di Roma, perché non ce l’abbiamo ma siccome il Papa sbaglia, quando comprenderà il suo errore sarà d’accordo con noi e quindi ci darà l’autorizzazione, e quindi ce l’abbiamo!” Piuttosto complicato come ragionamento.
Ci sono altri scismi attualmente in atto, più locali o più lontani da noi. Ho letto recentemente di uno in America latina. Spesso il punto focale è di rinnegare il celibato sacerdotale. Al tempo di Maometto c'erano difficoltà del genere. Il Corano dice: “ma le sette (cristiane) erano in disaccordo tra loro”. La Chiesa di Cristo, la Vera Vite ha sempre continuato. Sul piano umano tante volte sembra che si salvi “per un soffio!” Ma noi sappiamo che la Chiesa è fondata sulla potenza e la fedeltà di Cristo. Quindi niente paura. Ma è sempre una divisione. Persone semplici possono essere scandalizzate o sviate.
Ascoltiamo però l’ammonimento di san Paolo: .”È necessario infatti che avvengano divisioni tra voi, perché si manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi.” 1Cor 11:19
L’umiltà fiduciosa del centurione del Vangelo di oggi ci indica la via per essere preservati dalle scissioni.

Prima Lettura   1 Tm 2, 1-8
Si facciano preghiere per tutti gli uomini a Dio il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità.
Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità.
Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 27
Sia benedetto il Signore, che ha dato ascolto alla voce della mia supplica.
Ascolta la voce della mia supplica,
quando a te grido aiuto,
quando alzo le mie mani
verso il tuo santo tempio.
Il Signore è mia forza e mio scudo,
in lui ha confidato il mio cuore.
Mi ha dato aiuto: esulta il mio cuore,
con il mio canto voglio rendergli grazie.
Forza è il Signore per il suo popolo,
rifugio di salvezza per il suo consacrato.
Salva il tuo popolo e benedici la tua eredità,
sii loro pastore e sostegno per sempre.         

Canto al Vangelo 
  Gv 3,16 
Alleluia, alleluia.

Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito;
chi crede in lui ha la vita eterna.
Alleluia.

Vangelo   Lc 7, 1-10
Neanche in Israele ho trovato una fede così grande.
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

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