In tasca posso mettermi un rosario … ma non Dio.
C'è stata qualche obiezione al post precedente. Reazioni garbate.
Ma credo di dover fare precisazioni per evitare confusioni.
L’obiezione fondamentale è questa:
“Non si dovrebbero
giudicare né chi mostra un Vangelo, una croce o un rosario, né gli eventuali
“allocchi” che votano …”
È chiaro che non conoscendo il cuore di chi fa certe azioni
non posso giudicare come sta davanti al giudizio di Dio. Il cristiano,
la Chiesa tutta, non giudica il foro
interno. Ma ho il Vangelo per giudicare e posso dire se una cosa è oggettivamente
giusta o sbagliata in base ad esso. La Chiesa giudica il foro esterno. Altrimenti a cosa servirebbe il Vangelo, la verità
rivelata?
Se qualcuno (che non segue la morale cattolica, non segue le
celebrazioni della Chiesa, manifesta il contrario dell’ossequio e
dell’obbedienza di fede ai legittimi pastori, cita Papi precedenti in modo
spregiudicato e distorto) usa simboli cattolici in comizi politici per
accattivarsi un certo tipo di elettorato, posso in tutta sicurezza dire che
quello che fa è sbagliato.
Se quel leader crede veramente di fare un atto di devozione
a Dio, alla Madonna, con queste azioni, se crede di avere un mandato divino per
incarnare la volontà di Dio sulla terra, qualcosa non va in lui. Oppure ha una
visione della fede talmente povera e distorta che la sua “fede” è tutta
un’altra cosa in rapporto alla fede cattolica, oppure è un esaltato che ha bisogno dello psichiatra.
Se qualcuno votasse per quel partito perché vede in questi gesti del suo leader una dimostrazione che è cattolico e difensore dei
valori cattolici è uno che non conosce la fede della Chiesa e si
è lasciato abbindolare.
Non vuole dire che, soppesata ogni cosa, un cattolico sincero
non possa votare quel partito. Per votare, un cittadino fa un ragionamento
politico, riflette, confronta, tenendo conto ovviamente dei valori della sua
coscienza. Se è cattolico tiene conto dei valori della fede cattolica. Se ritiene
che questo partito, e la sua proposta, è il più adatto (o il meno peggio degli
altri) per affrontare i problemi del paese e della società al momento presente,
può votarlo.
Se invece uno si illude che ci sia un partito capace di
risolvere tutti i problemi, che possa instaurare “il Regno di Dio sulla terra”,
non ha capito nulla. Non gli ha insegnato nulla la vita, né ha compreso
l’atteggiamento di Gesù verso la politica.
Dopo la moltiplicazione dei pani volevano prendere Gesù per farlo
Re, e lui fugge, si ritira da solo, per non permettere che la gente s’inganni.
L’atteggiamento di Dio riguardo alla politica si desume
dalla Bibbia. Dio s’interessa delle
persone che hanno un valore immenso ai suoi occhi. Gesù è morto in croce per salvare
me e te, non per salvare i regimi o certe forme politiche. La politica è una mediazione
necessaria, ma solo una mediazione, non può essere un assoluto.
Per questo motivo si
vede che Dio nella Bibbia si accontenta con forme di governo
diverse, e san Paolo chiede di rispettare le autorità stabilite, senza far
rivoluzioni, pur senza negare i propri valori di fede, in particolare di vivere la
fedeltà al’Alleanza con i Dio Unico in Gesù Cristo. Era allora il tempo della
divinizzazione degli Imperatori e un credente non può divinizzare nessun
Sovrano o Capo di Stato. C'è un solo Dio e i cristiani sono morti per aver
rifiutato di divinizzare l’Imperatore, pur obbedendo alle leggi civili.
Questo non significa che non ci siano forme di governo
migliori delle altre.
L’esempio di Samuele e Saul è molto significativo. Finora il
popolo è stato strutturato in famiglie, clan, tribù. Non c'era nessun Re. Quando
serviva, Dio suscitava dei “Giudici” per difendere il popolo e ricordare l’Alleanza.
Ma ecco che dall’esempio dei popoli stranieri il popolo desidera sempre di più aver
un Re, pensando che questo li renderebbe potenti e felici. Ci tentano con Gedeone
che rifiuta che uno dei suoi figli diventi Re. A Samuele vecchio il popolo fa
la stessa domanda. Samuele prega e Dio gli dice che non ce l’hanno con lui ma
con Dio stesso che hanno rigettato non accettando le difficoltà presenti e
correndo dietro il modello straniero. E Dio pur di non rompere col suo popolo, per non irrigidirsi su un principio
che non è più capito, manda Samuele ungere Re il giovane Saul.
Da questa preferenza di Dio per il sistema dei clan, dell’Assemblea
degli anziani e dei Giudici, ecc., possiamo dedurre ciò che è uno dei principi
di fondo della dottrina sociale della Chiesa: il principio di sussidiarietà.
Ne parliamo un’altra volta.
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