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sabato 7 settembre 2019

IN TASCA POSSO METTERMI UN ROSARIO ... precisazioni



In tasca posso mettermi un rosario … ma non Dio.
C'è stata qualche obiezione al post precedente. Reazioni garbate. Ma credo di dover fare precisazioni per evitare confusioni.
L’obiezione fondamentale è questa:
“Non si dovrebbero giudicare né chi mostra un Vangelo, una croce o un rosario, né gli eventuali “allocchi” che votano …”
È chiaro che non conoscendo il cuore di chi fa certe azioni non posso giudicare come sta davanti al giudizio di Dio. Il cristiano, la Chiesa tutta, non giudica il foro interno. Ma ho il Vangelo per giudicare e posso dire se una cosa è oggettivamente giusta o sbagliata in base ad esso. La Chiesa giudica il foro esterno. Altrimenti a cosa servirebbe il Vangelo, la verità rivelata?

Se qualcuno (che non segue la morale cattolica, non segue le celebrazioni della Chiesa, manifesta il contrario dell’ossequio e dell’obbedienza di fede ai legittimi pastori, cita Papi precedenti in modo spregiudicato e distorto) usa simboli cattolici in comizi politici per accattivarsi un certo tipo di elettorato, posso in tutta sicurezza dire che quello che fa è sbagliato.
Se quel leader crede veramente di fare un atto di devozione a Dio, alla Madonna, con queste azioni, se crede di avere un mandato divino per incarnare la volontà di Dio sulla terra, qualcosa non va in lui. Oppure ha una visione della fede talmente povera e distorta che la sua “fede” è tutta un’altra cosa in rapporto alla fede cattolica, oppure è un esaltato che ha bisogno dello psichiatra.
Se qualcuno votasse per quel partito perché vede in questi gesti del suo leader una dimostrazione che è cattolico e difensore dei valori cattolici è uno che non conosce la fede della Chiesa e si è lasciato abbindolare.

Non vuole dire che, soppesata ogni cosa, un cattolico sincero non possa votare quel partito. Per votare, un cittadino fa un ragionamento politico, riflette, confronta, tenendo conto ovviamente dei valori della sua coscienza. Se è cattolico tiene conto dei valori della fede cattolica. Se ritiene che questo partito, e la sua proposta, è il più adatto (o il meno peggio degli altri) per affrontare i problemi del paese e della società al momento presente, può votarlo.
Se invece uno si illude che ci sia un partito capace di risolvere tutti i problemi, che possa instaurare “il Regno di Dio sulla terra”, non ha capito nulla. Non gli ha insegnato nulla la vita, né ha compreso l’atteggiamento di Gesù verso la politica.
Dopo la moltiplicazione dei pani volevano prendere Gesù per farlo Re, e lui fugge, si ritira da solo, per non permettere che la gente s’inganni.
L’atteggiamento di Dio riguardo alla politica si desume dalla Bibbia. Dio s’interessa delle persone che hanno un valore immenso ai suoi occhi. Gesù è morto in croce per salvare me e te, non per salvare i regimi o certe forme politiche. La politica è una mediazione necessaria, ma solo una mediazione, non può essere un assoluto.


Per questo motivo si vede che Dio nella Bibbia si accontenta con forme di governo diverse, e san Paolo chiede di rispettare le autorità stabilite, senza far rivoluzioni, pur senza negare i propri valori di fede, in particolare di vivere la fedeltà al’Alleanza con i Dio Unico in Gesù Cristo. Era allora il tempo della divinizzazione degli Imperatori e un credente non può divinizzare nessun Sovrano o Capo di Stato. C'è un solo Dio e i cristiani sono morti per aver rifiutato di divinizzare l’Imperatore, pur obbedendo alle leggi civili.

Questo non significa che non ci siano forme di governo migliori delle altre.
L’esempio di Samuele e Saul è molto significativo. Finora il popolo è stato strutturato in famiglie, clan, tribù. Non c'era nessun Re. Quando serviva, Dio suscitava dei “Giudici” per difendere il popolo e ricordare l’Alleanza. Ma ecco che dall’esempio dei popoli stranieri il popolo desidera sempre di più aver un Re, pensando che questo li renderebbe potenti e felici. Ci tentano con Gedeone che rifiuta che uno dei suoi figli diventi Re. A Samuele vecchio il popolo fa la stessa domanda. Samuele prega e Dio gli dice che non ce l’hanno con lui ma con Dio stesso che hanno rigettato non accettando le difficoltà presenti e correndo dietro il modello straniero. E Dio pur di non rompere col suo popolo, per non irrigidirsi su un principio che non è più capito, manda Samuele ungere Re il giovane Saul.

Da questa preferenza di Dio per il sistema dei clan, dell’Assemblea degli anziani e dei Giudici, ecc., possiamo dedurre ciò che è uno dei principi di fondo della dottrina sociale della Chiesa: il principio di sussidiarietà.
Ne parliamo un’altra volta.

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