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venerdì 1 febbraio 2019

MA QUANTO TEMPO CI METTE A CRESCERE QUESTO REGNO DI DIO? / venerdì III sett. T.O.


 
La promessa del Regno che cresce come il seme gettato in terra mette la nostra fede a confronto con varie difficoltà.
Innanzitutto quella indicata dalla prima lettura: la persecuzione. Come credere che il Regno di luce cresca nelle tenebre del male che prevale sul giusto? Un segno è la gioia interiore provata dai perseguitati ricordata dalla lettera agli ebrei. Il Regno è già presente e operante nelle avversità e nelle persecuzioni.
La seconda difficoltà è la grandezza di questo Regno: da seme piccolissimo ad albero. Quando la Chiesa si è troppo appoggiata sui numeri per giudicare la qualità della sua evangelizzazione, ha portato avanti un modello di Regno e di Chiesa molto mondano, molto appoggiato sulla politica e il potere dei soldi. Certo la Chiesa non dice: “pochi ma buoni”. Questa espressione ha spesso servito di giustificazione a gruppetti asfittici ripiegati su se stessi e le loro ideologie. La Chiesa, in obbedienza con la Scrittura dice invece: “La promessa è per voi e … quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro” (Atti 2,39); “il Signore, ogni giorno, aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati” (Atti 2,47). E aggiunge: “Guai a me se non evangelizzo!” (1 Cor 9,16), perché si sente debitore verso ogni uomo di annunciargli la Buona Notizia della perdita del suo potere della morte grazie all’amore di Dio rivelato in Gesù di Nazareth, crocifisso e risorto. Dio è il Signore del Regno, e, in obbedienza alla sua Parola, testimoniamo ed evangelizziamo. Poi, Lui è padrone della messe.
Oggi subiamo il doppio scandalo del persistere spaventoso del male, anche nella Chiesa, e della perdita dei numeri e dei privilegi che hanno accompagnato il formarsi di interi tessuti sociali cristiani permeati di Vangelo. Allora viene il dubbio – per la verità presente fin dalla prima generazione –: “quando viene questo Regno?, com'è lento a crescere questo albero!”
Cercare di occupare spazi, di conquistare il potere, di mettersi in mostra, non viene dallo Spirito di Gesù. Lo Spirito di Gesù, così potente e allo stesso tempo così rispettoso della nostra libertà fino a lasciarsi bloccare, lancia processi, getta semi che crescono.

Prima Lettura   Eb 10,32-39
Avete dovuto sopportare una lotta grande. Non abbandonate dunque la vostra franchezza.

Dalla lettera agli Ebrei  
Fratelli, richiamate alla memoria quei primi giorni: dopo aver ricevuto la luce di Cristo, avete dovuto sopportare una lotta grande e penosa, ora esposti pubblicamente a insulti e persecuzioni, ora facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo. Infatti avete preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete accettato con gioia di essere derubati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e duraturi.
Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di perseveranza, perché, fatta la volontà di Dio, otteniate ciò che vi è stato promesso.
Ancora un poco, infatti, un poco appena,
e colui che deve venire, verrà e non tarderà.
Il mio giusto per fede vivrà;
ma se cede, non porrò in lui il mio amore.
Noi però non siamo di quelli che cedono, per la propria rovina, ma uomini di fede per la salvezza della nostra anima.

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 36
La salvezza dei giusti viene dal Signore.  

Confida nel Signore e fa’ il bene:
abiterai la terra e vi pascolerai con sicurezza.
Cerca la gioia nel Signore:
esaudirà i desideri del tuo cuore.

Affida al Signore la tua via,
confida in lui ed egli agirà:
farà brillare come luce la tua giustizia,
il tuo diritto come il mezzogiorno.

Il Signore rende sicuri i passi dell’uomo
e si compiace della sua via.
Se egli cade, non rimane a terra,
perché il Signore sostiene la sua mano.

La salvezza dei giusti viene dal Signore:
nel tempo dell’angoscia è loro fortezza.
Il Signore li aiuta e li libera,
li libera dai malvagi e li salva,
perché in lui si sono rifugiati.
     
Canto al Vangelo   Mt 11,25
Alleluia, alleluia.
Ti rendo lode, Padre,
Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
Alleluia.

Vangelo   Mc 4,26-34 
L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.

Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.


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