Ricevo da un carissimo amico questa riflessione e gli do la risposta tramite il blog, sperando che possa servire anche ad altri.
“Noi non mangiamo l’Ostia perché secondo la Bibbia va mangiata in
memoria di Gesù e non rappresenta in quel momento il corpo di Cristo come dice
la Chiesa cattolica. La transustanziazione della Chiesa cattolica è una pura
bestemmia agli occhi di Dio. Che ne pensi di ciò?
Tanti cari saluti, P.”
Ecco il mio tentativo di risposta:
San Paolo scrive ai Corinti: “Io, infatti, ho ricevuto dal
Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in
cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse:
«Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo
stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è
la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in
memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di
questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. Perciò
chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo
del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi
mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza
riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per
questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono
morti. Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo
giudicati; quando poi siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non
esser condannati insieme con questo mondo.” (1 Corinzi 11, 23-32; vedi Luca
22,14-20; Matteo 26, 26-28; Marco 14, 22-24)
Come confermano i tre Vangeli citati dopo il brano di san Paolo ai Corinti, il Signore
vuole che mangiamo e beviamo. Dice san Paolo : “ogni volta infatti che mangiate
di questo pane e bevete di questo calice”. Inoltre, l'atto di mangiare e bere diventa un
annuncio dell'amore di Gesù per noi fino alla morte di croce . L’Eucaristia è una realtà. È talmente vero che mangiando e bevendo si deve riconoscere che è il
Corpo del Signore. Infatti Gesù dice “questo è il mio corpo”, “questo calice è la nuova alleanza nel mio
sangue” “Poi prese il calice e
rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse: «Questo è il mio sangue, il sangue
dell'alleanza versato per molti.» (marco 14, 23-24); “Questo è il mio corpo che è dato per
voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il
calice dicendo: «Questo calice è
la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi». (Luca
22,19-20). «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo». Poi prese il
calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti,
perché questo è il mio sangue
dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati.” (Matteo 26,26-28).
“È” in queste frasi è la traduzione della forma verbale greca “estin” che ha esclusivamente il senso di “è”, terza persona singolare presente indicativo del verbo “essere”. Non ha mai il senso di “significa”, come traducono in modo menzognero i testimoni di Geova. E non può nemmeno averne il significato.
Gesù chiede dunque ai discepoli di mangiare veramente il suo
corpo e di bere veramente il suo sangue. Chiaramente questo avviene sotto forma
sacramentale, cioè Gesù prende il pane ma dice: “questo (pane) è il mio corpo”,
prende il calice pieno di vino lo dona ai discepoli e ne bevono tutti e dice: “questo
è il mio sangue”.
Infatti nel Vangelo secondo Giovanni (capitolo 6, 22-71) Gesù dice
che Lui è il pane vivo, disceso dal cielo e che chi “mangia di questo pane
vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv
6,52). Questo suscita una discussione aspra fra l oro: “come può costui
darci la sua carne da mangiare?” Gesù non addolcisce la difficoltà dicendo che è
solo un simbolo, un pezzettino di pane simbolico ma spiega: “in verità, in verità
io vi dico: “se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue,
non avete in voi la vita”. … Gesù è molto consapevole che molti restano
scandalizzati da questo discorso ma li invita alla fede, a lasciarsi guidare
dallo Spirito Santo e non da ragionamenti umani che non servono a nulla, ma, da
allora, molti dei suoi discepoli scioccati, non disponibili ad accettare questo
mistero si allontanano da lui e perfino gli Apostoli sono scossi, ma Pietro e
gli altri decidono di fare fiducia a Gesù, di seguire il Maestro che solo “ha parole
di vita eterna” anche se non comprendono.
I Vangeli sono chiari, san Paolo conferma pienamente questa verità,
e, assieme a tutti i cristiani “spezza il pane” e ne mangiano tutti (vedi Atti
2,42;46; Atti 20, 7-12). Gesù accetta che uno lo lasci ma non fa compromessi.
Le sue Parole sono Spirito e Vita.
Certamente una comunità evangelica anche se vive valori cristiani
preziosi e in particolare la carità, non può celebrare la Cena del Signore come
Gesù l’ha fatto e ha chiesto agli Apostoli di farlo in memoria di Lui. Perché non
ha la continuità con gli Apostoli. Ma che ci sia ancora da qualche parte (sicuramente in tutte le comunità cattoliche ma non solo in quelle, anche nelle comunità “sedute”,
imborghesite, perfino traditrici) la presenza del Vero Corpo di Cristo sotto
forma di pane, del suo Vero Sangue sotto forma di vino è certissimo perché “i
doni di Dio sono irrevocabili” (Romani 11,29).
Chiaramente io che so tutto questo e voglio la Vita eterna parteciperò alle Assemblee delle Comunità cristiane della mia Chiesa e mangerò il Corpo e berrò il Sangue di Cristo. La Verità è che questo donarsi realmente di Gesù Risorto sotto la forma del Pane e del Vino è più forte di una bomba nucleare. E mi rendo conto che io e tanti miei fratelli e sorelle, accolti come figli e sicuri della tenerezza di Dio nei nostri confronti per la nostra debolezza, però partecipiamo in modo superficiale, senza una fede degna di ciò che celebriamo. E a questo si deve portare rimedio.
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