Giovedì inizia in Vaticano l’incontro voluto dal Papa per la Protezione dei
Minori nella Chiesa. Se ne parla tanto, già da molto. Qualcuno con il solito
libro cerca di approfittarne per fare soldi e gettare contro la Chiesa più fango
di quanto ce ne sia già. Perché di fango ce n’è.
Non sarei capace di fare qui una panoramica storica del fenomeno pedofilia nelle
società del passato e di oggi e non sarebbe il luogo. Il fenomeno purtroppo è
noto dall’antichità pagana. Meno nella Chiesa che nel resto della Società. La Chiesa ha sempre ritenuto
l’abuso sessuale contro minori un “peccato gravissimo” (Delicta graviora), ma in passato non
c'era chiara coscienza che questi atti portassero conseguenze durante tutta la vita delle vittime. Solo dopo gli anni ‘70 del secolo XX° nelle Società occidentali si è
preso coscienza progressivamente di questa dimensione e si può dire che la Chiesa
è stata la prima o tra le prime Istituzioni a reagire. L’incontro di questa settimana
che riunirà i Presidenti di tutte le Conferenze Episcopali deve vederci
impegnati a pregare in modo speciale, secondo la richiesta del Papa già espressa
nella sua “Lettera al Popolo di Dio” del
20 agosto 2018 (che faremo bene a rileggere, vedi post del 21 agosto). Ieri all’Angelus il Papa ha detto: “Invito a pregare per questo appuntamento, che ho
voluto come atto di forte responsabilità pastorale davanti a una sfida urgente
del nostro tempo”.
Il Vaticano ha mandato un questionario approfondito e complesso alle Conferenze
Episcopali in preparazione a questo incontro. Ci
sono state 80 % di risposte. Mons. Scicluna considerava che già un 40% di
risposte sarebbe stato un successo.
Il programma sarà il seguente: primo giorno: responsabilità
dei vescovi; secondo giorno: come rispondere ai casi che si presentano e
renderne conto; terzo giorno: trasparenza, cioè il diritto della gente di sapere
se il sacerdote che incontrano è incorso in una condanna per motivi di
pedofilia, e il diritto dei chierici accusati di conoscere quale procedimento
si userà contro di loro. Gli organizzatori rimarranno altri due giorni ancora con la
Curia per vedere di trarre subito dai dibattiti conclusioni operative. Anche se
questo Incontro in sé è già un “piccolo miracolo” dice Mons. Scicluna, deve arrivare
a linee operative comuni per tutta la Chiesa..
Come dice Gesù è inevitabile che avvengano scandali ma l’obbiettivo della Chiesa
è di finirla con la Cultura dell’Insabbiamento e di rendere giustizia alle Vittime.
Trasparenza, Consapevolezza e Giustizia aiutano poi a ridurre al minimo i peccati
commessi. Il Negare la Verità e l’Insabbiamento sono un meccanismo di difesa
primitivo ben presente nella vita dell’uomo e quindi anche nella vita quotidiana
della Chiesa ma questo porta danni infinitamente maggiori. L’Ora della verità umilia,
fa tremare e provare una grande vergogna ma purifica. Un grande Abate Copto,
Mattà El Meskìn, disse negli anni ’70 che stavamo entrando in una terza fase della
vita della Chiesa, non meno gloriosa né gioiosa delle due prime che erano state
quelle della Prima Evangelizzazione confermata dal sangue dei martiri, e della Cristianità che permise a popoli interi di riconoscersi in Cristo e nel Vangelo.
Questa terza fase sarebbe stata quella del chiedere perdono per i peccati
commessi. Dopo pochi anni Giovanni Paolo II iniziò a chiedere perdono a nome della
Chiesa Cattolica … Nessuno però immaginava che sarebbe esploso a tal punto il problema
degli abusi sessuali.
Si devono applicare le
leggi dello Stato, e informare la vittima sul suo diritto a porgere denuncia alla giustizia
ordinaria, aiutandola se è il caso. Ma spesso sono le vittime stesse che non vogliono
andare in tribunale o rendere il loro caso pubblico. Ne abbiamo fatto l'esperienza qui in paese con il caso di Don F.D.V.! Questo crea problema quando
la denuncia è obbligatoria per i vescovi che vengono a conoscenza di un caso di
pedofilia. Infatti può scoraggiare qualche vittima a rivelare ciò che è
successo. Rendere giustizia a una persona non è sempre facile, anche se i
peccati di cui si parla sono anche delitti civili. La traduzione in termini
giuridici di fatti riprovevoli chiede riflessione nella Società e nella Chiesa.
Finora l’Insabbiamento non è un delitto canonico, anche se papa Francesco nel 2016
ha dato un impulso in questa direzione. Oltre questo, per ora, non ci sono ancora
statistiche esaurienti sui casi che sono venuti alla luce in tutto il mondo. Ma sarà utile farlo. Già per gli USA esistono tali statistiche.
Mons. Scicluna conferma
che dal 2001, il dato costante è che l’80% dei minori abusati sono di sesso
maschile e di età superiore a 14 anni. Questo conferma che il celibato
ecclesiastico non incide come alcuni pretendono. Caso mai il problema è la
solitudine che si combatte con la comunità e la lotta al clericalismo. Per questo
motivo le correnti cattoliche ultra conservatrici vogliono addossare tutto all’omosessualità
dei pedofili nella Chiesa e il Papa evita di puntualizzare questo aspetto perché
è il clericalismo che crea solitudine, senso di superiorità, omertà. Inoltre,
benché ci siano poche vocazioni, la Chiesa insiste da molto tempo affinché i
candidati al sacerdozio siano scelti tra persone mature affettivamente, capaci
di guardare ai bambini con occhio paterno e pastorale e che si eviti di
accettare candidati con tendenze omosessuali radicate.
C'è anche il problema della
prescrizione. Essa serve ad assicurare prove eque. Con il passare degli anni il
ricordo diventa meno netto, certi elementi di prova o testimoni possono
scomparire. Il Diritto canonico, ultimamente, ha aumentato la prescrizione da
10 a 20 anni a partire dai 18 anni del bambino. Ed è molto. Poi c'è la facoltà
di derogare alla prescrizione. Togliere ogni tipo di prescrizione non sempre garantisce
la giustizia.
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