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sabato 23 febbraio 2019

IL CORAGGIO DI AMARE FINO ALLA FINE / San Policarpo 23 febbraio

Martirio del Santo Ieromartire Policarpo di Smirne.


Un Cardinale nominato vescovo di Ostia nell’evidente proposito del Papa di porselo al fianco come aiuto per combattere gli abusi allora presenti, la Cattedra di san Pietro, e oggi san Policarpo, vescovo, discepolo diretto di san Giovanni Evangelista, contemporaneo di sant’Ignazio di Antiochia e martire. Questa sequenza di memorie liturgiche ci aiuta a illuminare l’Incontro per la Protezione dei Minori, le persone lì radunate e i loro lavori.
È facile non rendersi conto di problemi profondi, non valutare la gravità di una situazione, non avere il coraggio quotidiano di stimolare i propri collaboratori, non avere l’umiltà e la pazienza che permettono ai cuori di aprirsi senza timore, non avere il coraggio di porsi in atteggiamento profetico. San Policarpo fa parte di coloro che hanno vissuto appieno la logica e la forza della fede che non si sposa con lo spirito del mondo.
Siamo costantemente tentati di volere una fede conciliante con il mondo, che non chieda a nessuno la conversione (non è forse vero che Dio ti ama così come sei?), oppure una fede che ne trionfi combattendolo e  dominandolo. E invece il cammino della redenzione è diverso: Giovanni Battista è venuto e ha ristabilito ogni cosa ma non ha visto sulla terra il suo trionfo, anzi, fino all’ultimo è stato in balìa di chi rifiutava i suoi inviti alla conversione. Così fu anche di Gesù che ha dovuto molto soffrire ed essere disprezzato.
Se invece di cercare la protezione del mondo, oppure di dominarlo, la Chiesa avesse respinto ogni tentazione di mondanità, di comodità, e avesse amato il mondo in modo fraterno fino al dono della vita, la piaga della pedofilia e tanti altri mali non esisterebbero nel suo seno e la sua credibilità sarebbe molto maggiore. Ma il coraggio di ripartire da "sotto zero" come oggi sul problema della pedofilia, di amare e servire in queste condizioni e di amare questa Chiesa anche questo è segno profetico per il mondo. 

Prima Lettura   Eb 11, 1-7
Per fede, noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio.

Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio.
Per fede, noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sicché dall’invisibile ha preso origine il mondo visibile.
Per fede, Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto, avendo Dio attestato di gradire i suoi doni; per essa, benché morto, parla ancora.
Per fede, Enoch fu portato via, in modo da non vedere la morte; e non lo si trovò più, perché Dio lo aveva portato via. Infatti, prima di essere portato altrove, egli fu dichiarato persona gradita a Dio. Senza la fede è impossibile essergli graditi; chi infatti si avvicina a Dio, deve credere che egli esiste e che ricompensa coloro che lo cercano.
Per fede, Noè, avvertito di cose che ancora non si vedevano, preso da sacro timore, costruì un’arca per la salvezza della sua famiglia; e per questa fede condannò il mondo e ricevette in eredità la giustizia secondo la fede.
 
Salmo Responsoriale    Dal Salmo 144 
O Dio, voglio benedire il tuo nome in eterno.


Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode;
senza fine è la sua grandezza.

Una generazione narra all’altra le tue opere,
annuncia le tue imprese.
Il glorioso splendore della tua maestà
e le tue meraviglie voglio meditare.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza. 

Canto al Vangelo   
Mc 9,7
Alleluia, alleluia.

Si aprirono i cieli e si udì la voce del Padre:
«Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».
Alleluia.
 
Vangelo   Mc 9, 2-13
Fu trasfigurò davanti a loro.

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elìa con Mosè e conversavano con Gesù.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.
Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».
E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
E lo interrogavano: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?». Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elìa e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Io però vi dico che Elìa è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto, come sta scritto di lui».  


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