61. Ho voluto semplicemente offrire alcune riflessioni che
certamente non esauriscono l’immenso tesoro della celebrazione dei santi
misteri. Chiedo a tutti i vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, ai formatori dei
seminari, agli insegnanti delle facoltà teologiche e delle scuole di teologia,
a tutti i catechisti e le catechiste, di aiutare il popolo santo di Dio ad
attingere a quella che da sempre è la fonte prima della spiritualità cristiana.
Siamo chiamati continuamente riscoprire la ricchezza dei principi generali
esposti nei primi numeri della Sacrosanctum Concilium comprendendo
l’intimo legame tra la prima delle Costituzioni conciliari e tutte le altre.
Per questo motivo non possiamo tornare a quella forma rituale che i Padri
conciliari, cum Petro e sub Petro, hanno sentito
la necessità di riformare, approvando, sotto la guida dello Spirito e secondo
la loro coscienza di pastori, i principi da cui è nata la riforma. I santi
Pontefici Paolo
VI e Giovanni
Paolo II approvando i libri liturgici riformati ex decreto
Sacrosancti Œcumenici Concilii Vaticani II hanno garantito la fedeltà
della riforma al Concilio. Per questo motivo ho scritto Traditionis Custodes, perché la
Chiesa possa elevare, nella varietà delle lingue, una sola e identica
preghiera capace di esprimere la sua unità. [23] Questa
unità, come già ho scritto, intendo che sia ristabilita in tutta la Chiesa di
Rito Romano.
62. Vorrei che questa lettera ci aiutasse a ravvivare lo stupore
per la bellezza della verità del celebrare cristiano, a ricordare la necessità
di una formazione liturgica autentica e a riconoscere l’importanza di un’arte
della celebrazione che sia a servizio della verità del mistero pasquale e della
partecipazione di tutti i battezzati, ciascuno con la specificità della sua
vocazione.
Tutta questa ricchezza non è lontana da noi: è nelle nostre
chiese, nelle nostre feste cristiane, nella centralità della domenica, nella
forza dei sacramenti che celebriamo. La vita cristiana è un continuo cammino di
crescita: siamo chiamati a lasciarci formare con gioia e nella comunione.
63. Per questo desidero lasciarvi ancora una
indicazione per proseguire nel nostro cammino. Vi invito a riscoprire il senso
dell’anno liturgico e del giorno del Signore: anche
questa è una consegna del Concilio (cfr. Sacrosanctum Concilium, nn. 102-111).
64. Alla luce di quanto abbiamo sopra ricordato, comprendiamo
che l’anno liturgico è per noi la possibilità di crescere nella conoscenza del
mistero di Cristo, immergendo la nostra vita nel mistero della sua Pasqua, in
attesa del suo ritorno. È questa una vera formazione continua. La nostra vita
non è un susseguirsi casuale e caotico di eventi ma un percorso che, di Pasqua
in Pasqua, ci conforma a Lui nell’attesa che si compia la beata
speranza e venga il nostro Salvatore, Gesù Cristo. [24]
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