Il Cardinale Duval (1903 – 1996),
arcivescovo di Algeri fino al 1988 e figura storica della Chiesa di Africa del
Nord, ha reagito nel 1990 di fronte alle accuse da parte del Governo algerino
di proselitismo verso i musulmani. Questo proselitismo era opera di evangelici.
E il Cardinal Duval, parlando ai musulmani, spiega la sua visione dell’evangelizzazione. Include l'annuncio ma senza insistere su questo punto. La traduzione dal francese è mia. Un documento della Conferenza episcopale dell'Africa del Nord spiegava che "il proselitismo consiste nell'attirare un altro sul proprio terreno religioso senza tener conto del cammino che lo porta a fare lo Spirito Santo".
In che cosa consiste l’evangelizzazione?
Succede talvolta che giudizi sorprendenti
siano diffusi sull'evangelizzazione. Questi giudizi sono aberranti e riposano
su una profonda ignoranza della questione. Si confonde l’evangelizzazione con
la sua caricatura forgiata di sana pianta e senza rapporto con la realtà.
Perfino tra alcuni cattolici si possono
osservare su certi punti delle imprecisioni che sono, in effetti, degli errori.
Al Sinodo dei vescovi radunatosi attorno a
Papa Paolo VI nel 1974, ho avuto l’onore di prendere la parola, non solamente a
mio nome personale, ma anche come delegato della Conferenza dei vescovi del
Nord dell’Africa.
La mia prima dichiarazione è stata questa:
l’evangelizzazione è essenzialmente un’opera d’amore, innanzitutto dell’amore
per Dio; ed per questa ragione che la contemplazione ha un posto necessario
nell'evangelizzazione. Si tratta anche dell’amore fraterno. È il principio,
l’essenza e lo scopo di ogni evangelizzazione.
Non si può comprendere l’evangelizzazione che riferendosi al piano generale di Dio riguardo all'umanità. Al primo capitolo della Genesi (v. 26) è scritto che l’uomo è stato creato “a immagine e a somiglianza” di Dio. Ora “Dio è amore” (1 Gv 4,16). Dunque l’uomo, ogni uomo, è incaricato della missione di manifestare attraverso la pratica dell’amore fraterno l’immagine di Dio.
Prima della missione dei Patriarchi, dei
Profeti e degli Apostoli, esiste innanzitutto dunque una missione universale
che riposa sulla Creazione. In virtù di questa missione ogni uomo è chiamato ad
annunciare Dio agli altri uomini, specialmente attraverso una vita di amore.
Il messaggio di Gesù è la rivelazione del
mistero dell’Amore eterno, infinito, che costituisce la vita intima di Dio e
che si estende a tutti gli uomini.
I discepoli di Gesù sono mandati da Lui
per portare testimonianza di questo Amore. Più di un obbligo giuridico si
tratta di una necessità vitale (1 Cor. 9,16).
Il primo effetto dell’amore è il rispetto.
Se l’annuncio del Vangelo è un atto di amore, comporta necessariamente il
rispetto delle persone e della loro totale libertà. È ciò che ho affermato,
sempre al Sinodo del 1974 nel nome dei vescovi del Magreb. Fu l’insegnamento
costante della Chiesa. La dottrina di sant'Agostino è molto ferma su questo
punto. Al più forte delle difficoltà tra cattolici e donatisti, affermò con
forza: “nessuno deve essere costretto a raggiungere l’unità del Cristo”
(lettera 93). Il diritto della Chiesa è molto chiaro su questo argomento: “Non
è mai lecito adoperare la forza per condurre gli uomini ad aderire alla fede
cattolica” (canone 748).
Chi porta la testimonianza della sua fede
al Cristo deve essere soprattutto attento all'azione dello Spirito Santo nelle
coscienze degli uomini; il suo ruolo non è di imporre i suoi propri pensieri,
ma di aiutare gli uomini con una grandissima delicatezza a rispondere essi
stessi alle chiamate dello Spirito di Dio. Quelli che cercano Dio non hanno ad
uscire da sé stessi; “coloro che credono in Lui, scoprendoLo nel loro proprio
cuore” (Sant'Agostino, “Dalla fede alle realtà invisibili, 7”).
Algeri, 29 ottobre 1990.
+Léon-Etienne DUVAL
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