“La
gente va da un prete per cercare Dio, non per salvare il pianeta”. Sarebbero
parole del Cardinale Sarah. Parole forse
ripetute spesso. Mi colpiscono i commenti che leggo sui Social: “grande
Cardinale!”, “finalmente uno che dice la verità!”, “Papa Francesco è massone”, “il
cambiamento climatico non esiste”, “la Chiesa non parla più di Dio, di Gesù,
del Vangelo!”
Leggendo le parole di Sarah, mi chiedo: – presentando le mie
scuse – “Eminenza, in quale mondo vive?”.
Innanzitutto a livello terra terra: nel 99 % dei casi la gente
non va dal prete per cercare Dio, ma perché ha un problema! Col fidanzato/a,
che ha, aveva o non riesce a trovare, col marito, la moglie, coi suoceri, con l’eredità
dei genitori, con il lavoro. C'è chi chiede preghiere per i figli, per gli
esami e per la salute, e via dicendo. Tra questi c'è anche chi viene per
liberarsi da un senso di colpa ma spesso è ancora cercare sé stessi e non Dio. Dopo
che il problema è stato risolto, il più delle volte si continua a cercare il
prete solo per risolvere altri problemi. È una storia vecchia: “Gesù rispose: «In
verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma
perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati”. Gv 6:26.
L’esperienza dice che se
uno va dal prete, piuttosto che da un'altra figura, è perché Dio lo cerca,
e attraverso il suo problema vuole stringere un rapporto con lui. Ben venga
allora andare dal prete se questo significa iniziare un cammino.
Di fatti, la gente non viene in parrocchia a parlare della salute
del pianeta. Ha orizzonti molto più ristretti. E il prete, che deve fare? Egli deve accogliere le persone e
indirizzarle a Dio attraverso il Vangelo. Sento più di uno esultare: “E il
Vangelo non parla di ecologia!”. Non direttamente, ma il Vangelo parla di
rapporto con Dio e con il prossimo (e molti passi dell’Antico Testamento si possono
applicare facilmente all’ecologia…).
Prendiamo un esempio: un uomo va dal suo prete, ordinato quarant'anni fa. In seminario
non ha mai sentito parlare di ecologia, ma della Dottrina Sociale
della Chiesa, sì. L’uomo davanti a lui è uno che fa tutti i Primi Venerdì, ma è
egoista e dilapida il suo patrimonio, rischiando il fallimento della sua ditta.
“Tanto, dice, ho 70 anni, è tempo che mi goda la vita. Ognuno deve fare il suo,
vero, reverendo? Chiaramente ci tengo ad andare in paradiso!” Il bravo prete,
un po’ a disagio gli risponde: “guarda che i beni di questo mondo sono
destinati a tutta l’umanità. Lo dice san Tommaso. Quello che possiedi non puoi dilapidarlo,
come padre e nonno hai una responsabilità verso la tua famiglia, come
imprenditore hai una responsabilità verso i tuoi dipendenti e le loro famiglie,
come cittadino verso la tua città e la nazione (vorrebbe aggiungere: “verso
tutta l’umanità”, ma vede gli occhi sbarrati del suo interlocutore e giudica
più prudente fermarsi. Anche perché lui stesso, tante volte, non va oltre
l’orizzonte della sua parrocchia, figuriamoci tutta l’umanità…). Devi pensare a
loro e al loro futuro. Il cristiano è solidale!” E quell’uomo: “ma io tutto
questo, padre, me lo sono guadagnato, con tanto sacrificio. Ci sono già troppi
parassiti che vivono sulle mie tasse!” “Figlio mio, è vero che hai lavorato, e
Dio ti renderà merito. Ma non hai inventato tutto, non hai fatto tutto. Sei
nato e cresciuto in Italia e hai avuto opportunità che qualcuno nato altrove non
poteva avere. Inoltre siamo nani sulle spalle dei giganti. Se le generazioni
precedenti non avessero pensato a noi, non avremmo scoperte, tecnologie,
infrastrutture, pensiero. Non è tutto perfetto e ogni generazione deve lavorare
sodo per purificare, migliorare, far progredire, ma abbiamo ricevuto in eredità
un patrimonio materiale, sociale, intellettuale, culturale, spirituale
immenso.” Allora il Signore mandò un angelo e toccò il cuore di quell’uomo che
vide tutto il suo egoismo e cominciò a detestarlo: “Padre ha ragione, sono un
ingrato e uno stupido. Mio padre ha fatto tanti sacrifici per me. E anche
nascere in Italia è stato un dono immenso non meritato. Devo lasciare in
eredità alla mia famiglia e alla mia città, il meglio di ciò che ho ricevuto e
sviluppato!” L’angelo colpì profondo e quell’uomo vide ancora e disse: “Ma
padre, da sempre butto i miei scarti nei boschi, sul bordo della strada e
assoldo gente per bruciarli di notte, inquino i fiumi e i mari, ….. anche
questo è peccato e mancanza di solidarietà!? Se va avanti così, fra poco tutto
sarà inquinato. Ha ragione Greta Thunberg…!?” Il buon parroco al sentire questo e
in particolare il nome, “Greta”, si mise in piedi e disse: “Figlio mio,
l’ecologia non c'entra niente con la fede, qui si viene per cercare Dio, non
per salvare il pianeta! ”
Con la benedizione del suo parroco quell’uomo divise i suoi beni
tra i suoi figli e lasciò una ditta florida. Figli e dipendenti però morirono tutti
di tumore, qualcuno in un incendio di foresta, un altro nella piena di una
fiume non più curato, e i nipoti vissero in un’Italia sempre più arida e
impoverita, devastata da fenomeni climatici estremi, assediata da masse di
immigranti indesiderati che fuggivano l’avanzata del deserto e il “ground
grabbing”, l’accaparramento delle terre da parte delle nuove potenze coloniali.
Quasi sessant’anni fa il Concilio Vaticano II affermava con grande
solennità che “Le gioie e le
speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto
e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze
e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che
non trovi eco nel loro cuore. … Perciò la comunità dei cristiani si sente
realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia”. (GAUDIUM ET SPES, PROEMIO, 7 dicembre 1965)
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