Le religioni possono portare alla guerra? Il Vangelo ripudia la guerra di aggressione e porta a limitare in ogni senso la guerra di difesa. |
Altresì dichiariamo – fermamente –
che le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di
odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di
sangue. Queste sciagure sono frutto della deviazione dagli insegnamenti
religiosi, dell’uso politico delle religioni e anche delle interpretazioni di
gruppi di uomini di religione che hanno abusato – in alcune fasi della storia –
dell’influenza del sentimento religioso sui cuori degli uomini per portali a
compiere ciò che non ha nulla a che vedere con la verità della religione, per
realizzare fini politici e economici mondani e miopi. Per questo noi chiediamo
a tutti di cessare di strumentalizzare le religioni per incitare all’odio, alla
violenza, all’estremismo e al fanatismo cieco e di smettere di usare il nome di
Dio per giustificare atti di omicidio, di esilio, di terrorismo e di
oppressione. Lo chiediamo per la nostra fede comune in Dio, che non ha creato
gli uomini per essere uccisi o per scontrarsi tra di loro e neppure per essere
torturati o umiliati nella loro vita e nella loro esistenza. Infatti Dio,
l’Onnipotente, non ha bisogno di essere difeso da nessuno e non vuole che il
Suo nome venga usato per terrorizzare la gente.
Questo Documento, in accordo con i
precedenti Documenti Internazionali che hanno sottolineato
l’importanza del ruolo delle religioni nella costruzione della pace mondiale,
attesta quanto segue:
- La forte convinzione che i veri
insegnamenti delle religioni invitano a restare ancorati ai valori della pace;
a sostenere i valori della reciproca conoscenza, della fratellanza
umana e della convivenza comune; a ristabilire la saggezza, la
giustizia e la carità e a risvegliare il senso della religiosità tra i giovani,
per difendere le nuove generazioni dal dominio del pensiero materialistico, dal
pericolo delle politiche dell’avidità del guadagno smodato e dell’indifferenza,
basate sulla legge della forza e non sulla forza della legge.
- La libertà è un diritto di ogni
persona: ciascuno gode della libertà di credo, di pensiero, di espressione e di
azione. Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di
razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato
gli esseri umani. Questa Sapienza divina è l’origine da cui deriva il diritto
alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi. Per questo si condanna
il fatto di costringere la gente ad aderire a una certa religione o a una certa
cultura, come pure di imporre uno stile di civiltà che gli altri non accettano.
- La giustizia basata sulla
misericordia è la via da percorrere per raggiungere una vita dignitosa alla
quale ha diritto ogni essere umano.
L’interpretazione autentica dei testi conciliari sul tema è stata offerta, tra l’altro, dalla Dominus Iesus, n. 21, un testo importantissimo che insegna che “le varie tradizioni religiose contengono e offrono elementi di religiosità, che procedono da Dio, e che fanno parte di «quanto opera lo Spirito nel cuore degli uomini e nella storia dei popoli, nelle culture e nelle religioni» (Redemptoris Missio, 29). Di fatto alcune preghiere e alcuni riti delle altre religioni possono assumere un ruolo di preparazione evangelica, in quanto sono occasioni o pedagogie in cui i cuori degli uomini sono stimolati ad aprirsi all'azione di Dio. Ad essi tuttavia non può essere attribuita l'origine divina e l'efficacia salvifica ex opere operato, che è propria dei sacramenti cristiani. D'altronde non si può ignorare che altri riti, in quanto dipendenti da superstizioni o da altri errori (cf. 1 Cor 10,20-21), costituiscono piuttosto un ostacolo per la salvezza”.
RispondiEliminaOttimo, grazie. I primi cristiani erano già consapevoli della "preparatio evangeli" nelle persone rette e in particolare nella crescita culturale dei popoli pagani alla ricerca della verità. Ma sembra che molti cristiani di oggi cadono dalle nuvole, contrari al dialogo interreligioso, a addirittura, al dialogo ecumenico. Dio conosce i tempi, ma mi verrebbe da dire che il Concilio Vaticano II, con tutte le sofferenze e gli errori nella sua applicazione, doveva arrivare prima.
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