Conosciamo la Parabola dei Talenti. Alla fine il cattivo è chi ha ricevuto di meno perché – secondo il Vangelo – aveva meno capacità. Prende i soldi e li mette al sicuro sotto terra. Il padrone lo chiama “malvagio” e anche “pigro”. Ma lui aveva paura: non si sente all’altezza, teme il giudizio del padrone duro e avido se perde questo denaro. Il castigo che riceve è molto duro e sembra anche ingiusto. E invece questo Vangelo ci offre una lezione importantissima.
È ovvio che devo saper dialogare con i miei limiti. Ma
non posso esimermi di provare, di dare il mio contributo anche se agli occhi del
mondo, della comunità non brillerò. Tutti dobbiamo essere fedeli nel poco, fare
il massimo per il regno di Dio, spendere la nostra vita fino all’ultimo. Non possiamo
stare alla finestra della Storia, magari disinteressati a ciò che succede
fuori, presi da un display di smartphone a guardare reel o a farsi un’infinità
di selfie.
Il servo inutile doveva chiedersi: “ho poche
capacità, ho paura… ma cosa posso fare di positivo?” – Il padrone, interessato ai soldi, pensa subito una soluzione alternativa: non sei
intraprendente, metti i soldi in banca. Un cammino di fede, una comunità
cristiana sani, ecco una banca sicura se sono assiduo e partecipe. Una santa notava che molte monache “si addormentavano nella vita santa”, pena
ritrovarsi in ultimo con un pugno di mosche in mano.
Nella comunità di Corinto sono invece i più incapaci
secondo il mondo che ricevono i talenti maggiori e migliori.
Santa Monica era piccola e senza mezzi. La Chiesa, saggiamente,
non ha voluto battezzare il figlio da piccolo, sapendo che il padre non avrebbe
collaborato nell’educazione cristiana (vogliamo meditare su questo punto?!!?).
La Chiesa però non l’ha scartato. Lo ha iscritto nel libro dei Catecumeni, imponendogli
il segno della croce, il sale sulle labbra ecc.
Santa Monica sapeva che il suo dono più grande era la fede cattolica in Cristo e voleva assolutamente che i suoi figli ne fossero partecipi. Metteva la fede al primo posto. Quando vedo genitori mettere foto dei loro figli sui social vantando la loro bellezza, la loro laurea, la loro bravura in questo o in quello, mi chiedo se con la stessa chiarezza invogliano i figli a mettere Dio al primo posto. Un complimento di un genitore, un incoraggiamento sono cose molto preziose, ma senza Dio la vita è radicalmente segnata dalla morte. E una umanità che cresce nella fede raggiunge traguardi migliori, spesso più alti.
Prima
Lettura 1 Cor 1, 26-31
Dio ha scelto quello che è debole per il mondo.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Considerate la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili.
Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio.
Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto, “chi si vanta, si vanti nel Signore”.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 32
Beato il popolo scelto dal Signore.
Beata
la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini.
Ecco,
l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
L’anima
nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
È in lui che gioisce il nostro cuore,
nel suo santo nome noi confidiamo.
Canto al Vangelo Gv 13,34
Alleluia, alleluia.
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Alleluia.
Vangelo Mt 25, 14-30
Sei stato fedele nel poco: prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Dal
vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e
consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un
altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò
altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri
due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel
terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con
loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque,
dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati
altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei
stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo
padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai
consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e
fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere
su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse:
“Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli
dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento
sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non
ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio
denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse.
Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a
chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto
anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà
pianto e stridore di denti”».
Nessun commento:
Posta un commento