Meno dodici, forse meno undici adesso: secondo gli scienziati che lavorano
per le nazioni Unite sarebbero gli anni che ci rimangono per invertire la rotta
del nostro rapporto con l’ambiente per salvare il pianeta e assicurare la nostra
sopravvivenza e quella di molteplici forme di vita. Perché tutto è connesso, in
particolare la giustizia sociale crea condizioni ambientali migliori, l’ingiustizia
sociale è distruttrice delle risorse, avendo come motore l’egoismo e l’avidità.
Papa Francesco vuole che viviamo questa quaresima 2019 all’insegna della cura
e custodia della nostra (unica) casa comune, e ci propone di ascoltare il suo
insegnamento sviluppato nella “Laudato Sii”. Intanto leggiamo con attenzione e
in spirito di preghiera questo suo messaggio per la Quaresima che si apre
domani. Come si collega la Pasqua con l'Ecologia?
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA QUARESIMA 2019
«L’ardente aspettativa della creazione è protesa
verso la rivelazione dei figli di Dio» (Rm 8, 19)
Cari fratelli e
sorelle,
ogni anno, mediante la
Madre Chiesa, Dio «dona ai suoi fedeli di prepararsi con gioia, purificati
nello spirito, alla celebrazione della Pasqua, perché […] attingano ai misteri
della redenzione la pienezza della vita nuova in Cristo» (Prefazio di Quaresima
1). In questo modo possiamo camminare, di Pasqua in Pasqua, verso il compimento
di quella salvezza che già abbiamo ricevuto grazie al mistero pasquale di
Cristo: «nella speranza infatti siamo stati salvati» (Rm 8,24).
Questo mistero di salvezza, già operante in noi durante la vita terrena, è un
processo dinamico che include anche la storia e tutto il creato. San Paolo
arriva a dire: «L’ardente aspettativa della creazione è protesa verso la
rivelazione dei figli di Dio» (Rm 8,19). In tale prospettiva vorrei
offrire qualche spunto di riflessione, che accompagni il nostro cammino di
conversione nella prossima Quaresima.
1. La redenzione
del creato
Se l’uomo vive da figlio
di Dio, se vive da persona redenta, che si lascia guidare dallo Spirito Santo
(cfr Rm 8,14) e sa riconoscere e mettere in pratica la legge
di Dio, cominciando da quella inscritta nel suo cuore e nella natura,
egli fa del bene anche al creato, cooperando alla sua redenzione.
Per questo il creato – dice san Paolo – ha come un desiderio intensissimo che
si manifestino i figli di Dio, che cioè quanti godono della grazia del mistero
pasquale di Gesù ne vivano pienamente i frutti, destinati a raggiungere la loro
compiuta maturazione nella redenzione dello stesso corpo umano. Quando la
carità di Cristo trasfigura la vita dei santi – spirito, anima e corpo –,
questi danno lode a Dio e, con la preghiera, la contemplazione, l’arte
coinvolgono in questo anche le creature, come dimostra mirabilmente il “Cantico
di frate sole” di San Francesco d’Assisi (cfr Enc. Laudato si’, 87).
Ma in questo mondo l’armonia generata dalla redenzione è ancora e sempre
minacciata dalla forza negativa del peccato e della morte.
2. La forza
distruttiva del peccato
Infatti, quando non
viviamo da figli di Dio, mettiamo spesso in atto comportamenti distruttivi
verso il prossimo e le altre creature – ma anche verso noi stessi – ritenendo,
più o meno consapevolmente, di poterne fare uso a nostro piacimento.
L’intemperanza prende allora il sopravvento, conducendo a uno stile di vita che
vìola i limiti che la nostra condizione umana e la natura ci chiedono di
rispettare, seguendo quei desideri incontrollati che nel libro della Sapienza
vengono attribuiti agli empi, ovvero a coloro che non hanno Dio come punto di
riferimento delle loro azioni, né una speranza per il futuro (cfr 2,1-11). Se
non siamo protesi continuamente verso la Pasqua, verso l’orizzonte della
Risurrezione, è chiaro che la logica del tutto e subito, dell’avere
sempre di più finisce per imporsi.
La causa di ogni male,
lo sappiamo, è il peccato, che fin dal suo apparire in mezzo agli uomini ha
interrotto la comunione con Dio, con gli altri e con il creato, al quale siamo
legati anzitutto attraverso il nostro corpo. Rompendosi la comunione con Dio,
si è venuto ad incrinare anche l’armonioso rapporto degli esseri umani con
l’ambiente in cui sono chiamati a vivere, così che il giardino si è trasformato
in un deserto (cfr Gen 3,17-18). Si tratta di quel peccato che
porta l’uomo a ritenersi dio del creato, a sentirsene il padrone assoluto e a
usarlo non per il fine voluto dal Creatore, ma per il proprio interesse, a
scapito delle creature e degli altri.
Quando viene abbandonata
la legge di Dio, la legge dell’amore, finisce per affermarsi la legge del più
forte sul più debole. Il peccato che abita nel cuore dell’uomo (cfr Mc 7,20-23)
– e si manifesta come avidità, brama per uno smodato benessere, disinteresse
per il bene degli altri e spesso anche per il proprio – porta allo sfruttamento
del creato, persone e ambiente, secondo quella cupidigia insaziabile che
ritiene ogni desiderio un diritto e che prima o poi finirà per distruggere
anche chi ne è dominato.
3. La forza
risanatrice del pentimento e del perdono
Per questo, il creato ha
la necessità impellente che si rivelino i figli di Dio, coloro che sono
diventati “nuova creazione”: «Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose
vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove» (2 Cor 5,17).
Infatti, con la loro manifestazione anche il creato stesso può “fare
pasqua”: aprirsi ai cieli nuovi e alla terra nuova (cfr Ap 21,1).
E il cammino verso la Pasqua ci chiama proprio a restaurare il nostro volto e
il nostro cuore di cristiani, tramite il pentimento, la conversione e il
perdono, per poter vivere tutta la ricchezza della grazia del mistero pasquale.
Questa “impazienza”,
questa attesa del creato troverà compimento quando si manifesteranno i figli di
Dio, cioè quando i cristiani e tutti gli uomini entreranno decisamente in
questo “travaglio” che è la conversione. Tutta la creazione è chiamata, insieme
a noi, a uscire «dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà
della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,21). La Quaresima è segno
sacramentale di questa conversione. Essa chiama i cristiani a incarnare più
intensamente e concretamente il mistero pasquale nella loro vita personale,
familiare e sociale, in particolare attraverso il digiuno, la preghiera e
l’elemosina.
Digiunare, cioè imparare a cambiare il nostro atteggiamento verso
gli altri e le creature: dalla tentazione di “divorare” tutto per saziare la
nostra ingordigia, alla capacità di soffrire per amore, che può colmare il
vuoto del nostro cuore. Pregare per saper rinunciare
all’idolatria e all’autosufficienza del nostro io, e dichiararci bisognosi del
Signore e della sua misericordia. Fare elemosina per uscire dalla
stoltezza di vivere e accumulare tutto per noi stessi, nell’illusione di
assicurarci un futuro che non ci appartiene. E così ritrovare la gioia del
progetto che Dio ha messo nella creazione e nel nostro cuore, quello di amare
Lui, i nostri fratelli e il mondo intero, e trovare in questo amore la vera
felicità.
Cari fratelli e sorelle,
la “quaresima” del Figlio di Dio è stata un entrare nel deserto del
creato per farlo tornare ad essere quel giardino della
comunione con Dio che era prima del peccato delle origini (cfr Mc 1,12-13; Is 51,3).
La nostra Quaresima sia un ripercorrere lo stesso cammino, per portare la
speranza di Cristo anche alla creazione, che «sarà liberata dalla schiavitù
della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,21).
Non lasciamo trascorrere invano questo tempo favorevole! Chiediamo a Dio di
aiutarci a mettere in atto un cammino di vera conversione. Abbandoniamo
l’egoismo, lo sguardo fisso su noi stessi, e rivolgiamoci alla Pasqua di Gesù;
facciamoci prossimi dei fratelli e delle sorelle in difficoltà, condividendo
con loro i nostri beni spirituali e materiali. Così, accogliendo nel concreto
della nostra vita la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, attireremo
anche sul creato la sua forza trasformatrice.
Dal Vaticano, 4
ottobre 2018,
Festa di San Francesco d’Assisi
Festa di San Francesco d’Assisi
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