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venerdì 1 marzo 2019

PROTEZIONE DEI MINORI NELLA CHIESA: OTTO PUNTI CONCRETI DEL PAPA 3/4




Nel suo lungo intervento alla conclusione dei lavori dell'Incontro il Papa nota come partendo dalle piccole vittime si può percorrere non solo una via di effettiva protezione e attenzione ai minori ma anche una via di risanamento spirituale da quegli atteggiamenti che vanno contro la profezia del Vangelo e che, nella nostra vita quotidiana,  spesso non sono visti più come difetti grossi ancora da combattere per una conversione effettiva ma tollerati e persino giustificati. Invece la via per vincere lo spirito del male è quella di Gesù: umiliazione, accusa di noi stessi, preghiera penitenza! Pensiamo a tutte le situazioni, certamente più leggere, in famiglia, in parrocchia. comunità, ecc., dove non si segue questo spirito specificamente cristiano e quindi però si prepara invece il terreno favorevole, la mentalità, che permettono mancanze più gravi. 

Fratelli e sorelle, oggi siamo davanti a una manifestazione del male, sfacciata, aggressiva e distruttiva. Dietro e dentro questo c’è lo spirito del male il quale nel suo orgoglio e nella sua superbia si sente il padrone del mondo[11] e pensa di aver vinto. E questo vorrei dirvelo con l’autorità di fratello e di padre, certo piccolo e peccatore, ma che è il pastore della Chiesa che presiede nella carità: in questi casi dolorosi vedo la mano del male che non risparmia neanche l’innocenza dei piccoli. E ciò mi porta a pensare all’esempio di Erode che, spinto dalla paura di perdere il suo potere, ordinò di massacrare tutti i bambini di Betlemme[12]. Dietro a questo c’è satana.
E così come dobbiamo prendere tutte le misure pratiche che il buon senso, le scienze e la società ci offrono, così non dobbiamo perdere di vista questa realtà e prendere le misure spirituali che lo stesso Signore ci insegna: umiliazione, accusa di noi stessi, preghiera, penitenza. È l’unico modo di vincere lo spirito del male. Così lo ha vinto Gesù[13].
L’obiettivo della Chiesa sarà, dunque, quello di ascoltare, tutelare, proteggere e curare i minori abusati, sfruttati e dimenticati, ovunque essi siano. La Chiesa, per raggiungere tale obiettivo, deve sollevarsi al di sopra di tutte le polemiche ideologiche e le politiche giornalistiche che spesso strumentalizzano, per vari interessi, gli stessi drammi vissuti dai piccoli.
È giunta l’ora, pertanto, di collaborare insieme per sradicare tale brutalità dal corpo della nostra umanità, adottando tutte le misure necessarie già in vigore a livello internazionale e a livello ecclesiale. È giunta l’ora di trovare il giusto equilibrio di tutti i valori in gioco e dare direttive uniformi per la Chiesa, evitando i due estremi di un giustizialismo, provocato dal senso di colpa per gli errori passati e dalla pressione del mondo mediatico, e di una autodifesa che non affronta le cause e le conseguenze di questi gravi delitti.
In tale contesto desidero menzionare le “Best Practices” formulate, sotto la guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità[14], da un gruppo di dieci agenzie internazionali che ha sviluppato e approvato un pacchetto di misure chiamato INSPIRE, cioè sette strategie per porre fine alla violenza contro i bambini[15].
Avvalendosi di queste linee-guida, la Chiesa, nel suo itinerario legislativo, grazie anche al lavoro svolto negli anni scorsi dalla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori e al contributo di questo nostro incontro, si concentrerà sulle seguenti dimensioni:
1. La tutela dei bambini: l’obiettivo primario di qualsiasi misura è quello di proteggere i piccoli e impedire che cadano vittime di qualsiasi abuso psicologico e fisico. Occorre dunque cambiare mentalità per combattere l’atteggiamento difensivo-reattivo a salvaguardia dell’Istituzione, a beneficio di una ricerca sincera e decisa del bene della comunità, dando priorità alle vittime di abusi in tutti i sensi. Dinanzi ai nostri occhi devono essere presenti sempre i volti innocenti dei piccoli, ricordando le parole del Maestro: «Chi invece scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all’uomo a causa del quale viene lo scandalo!» (Mt 18,6-7).
2. Serietà impeccabile: vorrei qui ribadire che «la Chiesa non si risparmierà nel compiere tutto il necessario per consegnare alla giustizia chiunque abbia commesso tali delitti. La Chiesa non cercherà mai di insabbiare o sottovalutare nessun caso» (Discorso alla Curia Romana, 21 dicembre 2018). Per la sua convinzione «i peccati e i crimini dei consacrati si colorano di tinte ancora più fosche di infedeltà, di vergogna e deformano il volto della Chiesa minando la sua credibilità. Infatti, la Chiesa, insieme ai suoi figli fedeli, è anche vittima di queste infedeltà e di questi veri e propri reati di peculato» (ibid.).
3. Una vera purificazione: nonostante le misure prese e i progressi fatti in materia di prevenzione degli abusi, occorre imporre un rinnovato e perenne impegno alla santità dei pastori, la cui configurazione a Cristo Buon pastore è un diritto del popolo di Dio. Si ribadisce dunque «la ferma volontà di proseguire, con tutta la forza, la strada della purificazione, interrogandosi su come proteggere i bambini; come evitare tali sciagure, come curare e reintegrare le vittime; come rafforzare la formazione nei seminari […] Si cercherà di trasformare gli errori commessi in opportunità per sradicare tale piaga non solo dal corpo della Chiesa ma anche da quello della società» (ibid.). Il santo timore di Dio ci porta ad accusare noi stessi – come persone e come istituzione – e a riparare le nostre mancanze. Accusare sé stessi: è un inizio sapienziale, legato al santo timore di Dio. Imparare ad accusare sé stessi, come persone, come istituzioni, come società. In realtà, non dobbiamo cadere nella trappola di accusare gli altri, che è un passo verso l’alibi che ci separa dalla realtà.
4. La formazione: ossia le esigenze della selezione e della formazione dei candidati al sacerdozio con criteri non solo negativi, preoccupati principalmente di escludere le personalità problematiche, ma anche positivi nell’offrire un cammino di formazione equilibrato per i candidati idonei, proteso alla santità e comprensivo della virtù della castità. San Paolo VI nell’Enciclica Sacerdotalis caelibatus scrisse: «Una vita così totalmente e delicatamente impegnata nell’intimo e all’esterno, come quella del sacerdote celibe, esclude soggetti di insufficiente equilibrio psico-fisico e morale, né si deve pretendere che la grazia supplisca in ciò la natura» (n. 64).
5. Rafforzare e verificare le linee guida delle Conferenze Episcopali: ossia riaffermare l’esigenza dell’unità dei Vescovi nell’applicazione di parametri che abbiano valore di norme e non solo di orientamenti. Norme, non solo orientamenti. Nessun abuso deve mai essere coperto (così come era abitudine nel passato) e sottovalutato, in quanto la copertura degli abusi favorisce il dilagare del male e aggiunge un ulteriore livello di scandalo. In particolare sviluppare un nuovo approccio efficace per la prevenzione in tutte le istituzioni e gli ambienti delle attività ecclesiali.
6. Accompagnare le persone abusate: il male che hanno vissuto lascia in loro delle ferite indelebili che si manifestano anche in rancori e tendenze all’autodistruzione. La Chiesa ha il dovere dunque di offrire loro tutto il sostegno necessario avvalendosi degli esperti in questo campo. Ascoltare, mi permetto la parola: “perdere tempo” nell’ascolto. L’ascolto guarisce il ferito, e guarisce anche noi stessi dall’egoismo, dalla distanza, dal “non tocca a me”, dall’atteggiamento del sacerdote e del levita nella parabola del Buon Samaritano.
7. Il mondo digitale: la protezione dei minori deve tenere conto delle nuove forme di abuso sessuale e di abusi di ogni genere che li minacciano negli ambienti in cui vivono e attraverso i nuovi strumenti che usano. I seminaristi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose, gli operatori pastorali e tutti devono essere consapevoli che il mondo digitale e l’uso dei suoi strumenti incide spesso più profondamente di quanto si pensi. Occorre qui incoraggiare i Paesi e le Autorità ad applicare tutte le misure necessarie per limitare i siti web che minacciano la dignità dell’uomo, della donna e in particolare dei minori. Fratelli e sorelle: il reato non gode del diritto alla libertà. Occorre assolutamente opporci con la massima decisione a questi abomini, vigilare e lottare affinché lo sviluppo dei piccoli non venga turbato o sconvolto da un loro accesso incontrollato alla pornografia, che lascerà segni negativi profondi nella loro mente e nella loro anima. Occorre impegnarci perché i giovani e le giovani, in particolare i seminaristi e il clero, non diventino schiavi di dipendenze basate sullo sfruttamento e l’abuso criminale degli innocenti e delle loro immagini e sul disprezzo della dignità della donna e della persona umana. Si evidenziano qui le nuove norme “sui delitti più gravi” approvate dal Papa Benedetto XVI nel 2010, ove era stata aggiunta come nuova fattispecie di delitto «l’acquisizione, la detenzione o la divulgazione» compiuta da un membro del clero «in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo, di immagini pornografiche aventi ad oggetto minori». Allora si parlava di «minori di anni 14», ora pensiamo di dover innalzare questo limite di età per allargare la tutela dei minori e insistere sulla gravità di questi fatti.
8. Il turismo sessuale: il comportamento, lo sguardo, l’animo dei discepoli e dei servitori di Gesù devono saper riconoscere l’immagine di Dio in ogni creatura umana, a cominciare dalle più innocenti. È solo attingendo a questo rispetto radicale della dignità dell’altro che potremo difenderlo dalla potenza pervasiva della violenza, dello sfruttamento, dell’abuso e della corruzione, e servirlo in modo credibile nella sua crescita integrale, umana e spirituale, nell’incontro con gli altri e con Dio. Per combattere il turismo sessuale occorre repressione giudiziaria, ma anche sostegno e progetti di reinserimento delle vittime di tale fenomeno criminale. Le comunità ecclesiali sono chiamate a rafforzare la cura pastorale delle persone sfruttate dal turismo sessuale. Tra queste, le più vulnerabili e bisognose di particolare aiuto sono certamente donne, minori e bambini; questi ultimi, tuttavia, necessitano di una protezione e di un’attenzione speciali. Le autorità governative diano priorità e agiscano con urgenza per combattere il traffico e lo sfruttamento economico dei bambini. A tale scopo è importante coordinare gli sforzi a tutti i livelli della società e collaborare strettamente anche con le organizzazioni internazionali per realizzare un quadro giuridico che protegga i bambini dallo sfruttamento sessuale nel turismo e permetta di perseguire legalmente i delinquenti[16].

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