Nel suo lungo intervento alla conclusione dei lavori dell'Incontro il Papa nota come partendo dalle piccole vittime si può percorrere non solo una via di effettiva protezione e attenzione ai minori ma anche una via di risanamento spirituale da quegli atteggiamenti che vanno contro la profezia del Vangelo e che, nella nostra vita quotidiana, spesso non sono visti più come difetti grossi ancora da combattere per una conversione effettiva ma tollerati e persino giustificati. Invece la via per vincere lo spirito del male è quella di Gesù: umiliazione, accusa di noi stessi, preghiera penitenza! Pensiamo a tutte le situazioni, certamente più leggere, in famiglia, in parrocchia. comunità, ecc., dove non si segue questo spirito specificamente cristiano e quindi però si prepara invece il terreno favorevole, la mentalità, che permettono mancanze più gravi.
Fratelli e sorelle, oggi siamo
davanti a una manifestazione del male, sfacciata, aggressiva e distruttiva.
Dietro e dentro questo c’è lo spirito del male il quale nel suo orgoglio e
nella sua superbia si sente il padrone del mondo[11] e
pensa di aver vinto. E questo vorrei dirvelo con l’autorità di fratello e di
padre, certo piccolo e peccatore, ma che è il pastore della Chiesa che presiede
nella carità: in questi casi dolorosi vedo la mano del male che non risparmia
neanche l’innocenza dei piccoli. E ciò mi porta a pensare all’esempio di Erode
che, spinto dalla paura di perdere il suo potere, ordinò di massacrare tutti i
bambini di Betlemme[12]. Dietro a questo c’è
satana.
E così come dobbiamo prendere
tutte le misure pratiche che il buon senso, le scienze e la società ci offrono,
così non dobbiamo perdere di vista questa realtà e prendere le misure
spirituali che lo stesso Signore ci insegna: umiliazione, accusa di noi stessi,
preghiera, penitenza. È l’unico modo di vincere lo spirito del male. Così lo ha
vinto Gesù[13].
È giunta l’ora, pertanto, di
collaborare insieme per sradicare tale brutalità dal corpo della nostra
umanità, adottando tutte le misure necessarie già in vigore a livello
internazionale e a livello ecclesiale. È giunta l’ora di trovare il giusto
equilibrio di tutti i valori in gioco e dare direttive uniformi per la Chiesa,
evitando i due estremi di un giustizialismo, provocato dal senso di
colpa per gli errori passati e dalla pressione del mondo mediatico, e di
una autodifesa che non affronta le cause e le conseguenze di
questi gravi delitti.
In tale contesto desidero
menzionare le “Best Practices” formulate, sotto la guida
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità[14],
da un gruppo di dieci agenzie internazionali che ha sviluppato e approvato un
pacchetto di misure chiamato INSPIRE, cioè sette strategie
per porre fine alla violenza contro i bambini[15].
Avvalendosi di queste linee-guida,
la Chiesa, nel suo itinerario legislativo, grazie anche al lavoro svolto negli
anni scorsi dalla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori e al
contributo di questo nostro incontro, si concentrerà sulle seguenti dimensioni:
1. La tutela dei bambini:
l’obiettivo primario di qualsiasi misura è quello di proteggere i piccoli e
impedire che cadano vittime di qualsiasi abuso psicologico e fisico. Occorre
dunque cambiare mentalità per combattere l’atteggiamento difensivo-reattivo a
salvaguardia dell’Istituzione, a beneficio di una ricerca sincera e decisa del
bene della comunità, dando priorità alle vittime di abusi in tutti i sensi.
Dinanzi ai nostri occhi devono essere presenti sempre i volti innocenti dei
piccoli, ricordando le parole del Maestro: «Chi invece scandalizzerà uno solo
di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo
una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare. Guai al mondo per gli
scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all’uomo a causa del
quale viene lo scandalo!» (Mt 18,6-7).
2. Serietà impeccabile:
vorrei qui ribadire che «la Chiesa non si risparmierà nel compiere tutto il
necessario per consegnare alla giustizia chiunque abbia
commesso tali delitti. La Chiesa non cercherà mai di insabbiare o sottovalutare
nessun caso» (Discorso alla Curia Romana, 21 dicembre 2018). Per la sua
convinzione «i peccati e i crimini dei consacrati si colorano di tinte ancora
più fosche di infedeltà, di vergogna e deformano il volto della Chiesa minando la
sua credibilità. Infatti, la Chiesa, insieme ai suoi figli fedeli, è anche
vittima di queste infedeltà e di questi veri e propri reati di peculato»
(ibid.).
3. Una vera purificazione:
nonostante le misure prese e i progressi fatti in materia di prevenzione degli
abusi, occorre imporre un rinnovato e perenne impegno alla santità dei pastori,
la cui configurazione a Cristo Buon pastore è un diritto del popolo di Dio. Si
ribadisce dunque «la ferma volontà di proseguire, con tutta la forza, la strada
della purificazione, interrogandosi su come proteggere i bambini; come evitare
tali sciagure, come curare e reintegrare le vittime; come rafforzare la
formazione nei seminari […] Si cercherà di trasformare gli errori commessi in
opportunità per sradicare tale piaga non solo dal corpo della Chiesa ma anche
da quello della società» (ibid.). Il santo timore di Dio ci porta ad
accusare noi stessi – come persone e come istituzione – e a riparare le nostre
mancanze. Accusare sé stessi: è un inizio sapienziale, legato al santo timore
di Dio. Imparare ad accusare sé stessi, come persone, come istituzioni, come
società. In realtà, non dobbiamo cadere nella trappola di accusare gli altri,
che è un passo verso l’alibi che ci separa dalla realtà.
4. La formazione:
ossia le esigenze della selezione e della formazione dei candidati al
sacerdozio con criteri non solo negativi, preoccupati principalmente di
escludere le personalità problematiche, ma anche positivi nell’offrire un
cammino di formazione equilibrato per i candidati idonei, proteso alla santità
e comprensivo della virtù della castità. San Paolo VI nell’Enciclica Sacerdotalis
caelibatus scrisse: «Una vita così totalmente e delicatamente
impegnata nell’intimo e all’esterno, come quella del sacerdote celibe, esclude
soggetti di insufficiente equilibrio psico-fisico e morale, né si deve
pretendere che la grazia supplisca in ciò la natura» (n. 64).
5. Rafforzare e verificare
le linee guida delle Conferenze Episcopali: ossia riaffermare l’esigenza
dell’unità dei Vescovi nell’applicazione di parametri che abbiano valore di
norme e non solo di orientamenti. Norme, non solo orientamenti. Nessun
abuso deve mai essere coperto (così come era abitudine nel passato) e
sottovalutato, in quanto la copertura degli abusi favorisce il dilagare del
male e aggiunge un ulteriore livello di scandalo. In particolare sviluppare un
nuovo approccio efficace per la prevenzione in tutte le istituzioni e gli
ambienti delle attività ecclesiali.
6. Accompagnare le persone
abusate: il male che hanno vissuto lascia in loro delle ferite indelebili
che si manifestano anche in rancori e tendenze all’autodistruzione. La Chiesa
ha il dovere dunque di offrire loro tutto il sostegno necessario avvalendosi
degli esperti in questo campo. Ascoltare, mi permetto la parola: “perdere
tempo” nell’ascolto. L’ascolto guarisce il ferito, e guarisce anche noi stessi
dall’egoismo, dalla distanza, dal “non tocca a me”, dall’atteggiamento del
sacerdote e del levita nella parabola del Buon Samaritano.
7. Il mondo digitale:
la protezione dei minori deve tenere conto delle nuove forme di abuso sessuale
e di abusi di ogni genere che li minacciano negli ambienti in cui vivono e
attraverso i nuovi strumenti che usano. I seminaristi, i sacerdoti, i
religiosi, le religiose, gli operatori pastorali e tutti devono essere
consapevoli che il mondo digitale e l’uso dei suoi strumenti incide spesso più
profondamente di quanto si pensi. Occorre qui incoraggiare i Paesi e le
Autorità ad applicare tutte le misure necessarie per limitare i siti web che
minacciano la dignità dell’uomo, della donna e in particolare dei minori.
Fratelli e sorelle: il reato non gode del diritto alla libertà. Occorre
assolutamente opporci con la massima decisione a questi abomini, vigilare e
lottare affinché lo sviluppo dei piccoli non venga turbato o sconvolto da un
loro accesso incontrollato alla pornografia, che lascerà segni negativi
profondi nella loro mente e nella loro anima. Occorre impegnarci perché i
giovani e le giovani, in particolare i seminaristi e il clero, non diventino
schiavi di dipendenze basate sullo sfruttamento e l’abuso criminale degli
innocenti e delle loro immagini e sul disprezzo della dignità della donna e
della persona umana. Si evidenziano qui le nuove norme “sui delitti più
gravi” approvate dal Papa Benedetto XVI nel 2010, ove era stata aggiunta
come nuova fattispecie di delitto «l’acquisizione, la detenzione o la
divulgazione» compiuta da un membro del clero «in qualsiasi modo e con
qualsiasi mezzo, di immagini pornografiche aventi ad oggetto minori». Allora si
parlava di «minori di anni 14», ora pensiamo di dover innalzare questo limite
di età per allargare la tutela dei minori e insistere sulla gravità di questi
fatti.
8. Il turismo sessuale:
il comportamento, lo sguardo, l’animo dei discepoli e dei servitori di Gesù
devono saper riconoscere l’immagine di Dio in ogni creatura umana, a cominciare
dalle più innocenti. È solo attingendo a questo rispetto radicale della dignità
dell’altro che potremo difenderlo dalla potenza pervasiva della violenza, dello
sfruttamento, dell’abuso e della corruzione, e servirlo in modo credibile nella
sua crescita integrale, umana e spirituale, nell’incontro con gli altri e con
Dio. Per combattere il turismo sessuale occorre repressione giudiziaria, ma
anche sostegno e progetti di reinserimento delle vittime di tale fenomeno
criminale. Le comunità ecclesiali sono chiamate a rafforzare la cura pastorale
delle persone sfruttate dal turismo sessuale. Tra queste, le più vulnerabili e
bisognose di particolare aiuto sono certamente donne, minori e bambini; questi
ultimi, tuttavia, necessitano di una protezione e di un’attenzione speciali. Le
autorità governative diano priorità e agiscano con urgenza per combattere il
traffico e lo sfruttamento economico dei bambini. A tale scopo è importante
coordinare gli sforzi a tutti i livelli della società e collaborare
strettamente anche con le organizzazioni internazionali per realizzare un
quadro giuridico che protegga i bambini dallo sfruttamento sessuale nel turismo
e permetta di perseguire legalmente i delinquenti[16].
Nessun commento:
Posta un commento