Padre Afif Osseiran, prete maronita celibe: "Amore senza frontiere". |
È vero che lo stesso san
Paolo menziona la capacità di guidare bene la propria famiglia come un criterio
per sapere se uno è capace di guidare la comunità cristiana. È vero che mio
padre spirituale è diventato prete da vedovo e che ha attinto dalla sua
esperienza del matrimonio per aiutare le coppie nelle loro difficoltà. Ma è
vero anche che Giovanni Paolo II diceva che da prete celibe aveva più
esperienza di molti uomini sposati perché ascoltava moltissime storie,
conosceva moltissimi casi diversi. È vero che ho conosciuto personalmente
sacerdoti cattolici di rito orientale sposati con moglie e figli (e suocera) che
vivevano in armonia il rapporto tra la loro famiglia e il loro ministero. È
vero che c'è un esempio luminoso di questo: il pastore Ulf e la sua moglie Birgitta
Ekman, svedesi, che hanno vissuto in armonia il loro matrimonio, con figli e
nipoti, e la loro vita di fede, fondando una Chiesa libera che raccoglie più di
100 000 fedeli! Il loro cammino spirituale vissuto insieme li ha portati di
recente ad abbandonare tutto per entrare nella Chiesa cattolica, dove hanno
scoperto una pienezza di verità che non esiste nelle altre Chiese. È vero che padre
Afif Osseiran (1919 – 1988), figlio di una grande famiglia libanese, musulmana sciita,
convertito al cattolicesimo riceve dal suo vescovo il suggerimento di sposarsi
prima di diventare prete maronita, perché la sua conversione ha comportato la
rottura totale con la sua famiglia. E lui risponde “non voglio dividere il mio
amore per colui che mi ha dato tutto il suo amore sulla croce”. Chi comprende
meglio i problemi della vita se non chi segue più da vicino Colui che è la
Verità? Però ognuno porterà il suo contributo secondo i doni che ha ricevuto.
Allora qual è la posizione
della Chiesa cattolica? Il matrimonio è santo. Se Pastori protestanti già sposati
che entrano nella Chiesa Cattolica diventano preti cattolici non rinunciano per
questo al loro matrimonio. In Oriente (ortodosso e cattolico) esistono
normalmente uomini sposati che diventano diaconi e sacerdoti e continuano la
loro vita di famiglia. In Italia li troviamo nelle diocesi “arbresh” di Lungro
in Calabria e di Piana degli Albanesi in Sicilia. Giovanni Paolo II ha beatificato
tra altri un prete ucraino di rito greco, padre Emilian Kovc, sposato e padre
di sei figli, morto in campo di concentramento. Se l’essere sposato fosse così
contrario al ministero sacerdotale, avrebbe fatto un errore di discernimento
enorme sulla propria vocazione, non avrebbe seguito la grazia e quindi la
Chiesa non avrebbe potuto presentarlo come modello. La Chiesa di rito orientale
osserva sempre però la regola di san Paolo: ognuno rimanga nello stato in cui
si trovava quando il Signore lo ha chiamato. Quindi l’uomo sposato può diventare
sacerdote, il sacerdote celibe non si può sposare. E inoltre vuole scegliere i
suoi vescovi solo tra coloro che hanno sentito in sé il dono del celibato.
Questo è il punto e
talvolta l’equivoco. La Chiesa tutta sceglie i suoi vescovi solo tra coloro che
hanno sentito di aver – in ogni caso – il dono del celibato. La Chiesa
Occidentale sceglie anche i suoi preti tra questi. Perché ritiene che, a conti
fatti, non fermandosi sulle eccezioni positive e negative, conviene scegliere i
presbiteri tra i celibi, su persone che hanno sentito di giocare tutta la
propria vita sul Vangelo. Il dramma è quando questo dono del celibato non è ben
percepito e che è sentito come una imposizione per poter accedere al sacerdozio
e non un dono divino da vivere a prescindere, come fanno i fratelli laici degli
ordini religiosi.
Cerchiamo di
riassumere:
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Gesù porta a compimento il cammino dell’Antico Testamento e
quindi la perfezione si trova nel Nuovo Testamento non nell’Antico. L'Antico Testamento per un cristiano non può essere un punto di riferimento definitivo e perfetto.
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Nel Vangelo Gesù parla molto chiaramente del dono del celibato e
della verginità per il regno dei cieli. San Paolo e la tradizione antica della
Chiesa dimostrano che questo stato è stato vissuto da molte persone che sono i nostri
esempi per comprendere lo Spirito e la volontà del Signore.
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L’essere prete – e buon prete – non è contraddittorio con il
matrimonio. È il dono del celibato che è contraddittorio con il matrimonio. Ci
sono stati preti e vescovi sposati in Italia nei primi secoli anche se ci sono
indizi forti che gli Apostoli, in pratica, hanno abbandonato la
loro vita da sposati per annunciare il Vangelo. San Paolino, vescovo di Nola (355 – 431)
era sposato e c'è una sua lettera in cui si congratula per il prossimo
matrimonio di figli di vescovi. …
-
La Chiesa Cattolica Latina difende questa sua scelta di preferire
esclusivamente per il sacerdozio coloro che sentono per sé il dono del
celibato. Paolo VI dopo il Concilio fu molto fermo su questo e papa Francesco dice
di stare sulla stessa posizione. D’altra parte papa Francesco denuncia il
clericalismo che fa credere che una sola categoria possiede tutta la verità e che
le varie membra del Corpo di Cristo non devono aiutarsi a vicenda. Invece la comunità
cristiana è fatta di molti membri diversi, ognuno con il suo dono, e per avere
sapienza ed equilibrio i celibi per il regno dei cieli hanno bisogno degli
sposati, gli sposati hanno bisogno dei celibi e vergini per il regno dei cieli.
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(fine)
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