La Via
Crucis del Papa al Colosseo aveva suscitato molte polemiche dopo che l’ambasciata
ucraina presso la Santa Sede e altri esponenti, in particolare vescovi cattolici
ucraini, avevano criticato il progetto della XIII Stazione.
Prevedeva
che due donne amiche, una ucraina e l’altra russa, che vivono in Italia e
lavorano insieme in un ospedale, portassero la croce e leggessero un testo
insieme. L’idea era quella della riconciliazione e dell’amicizia possibile tra russi
e ucraini, della riconciliazione e dell’amicizia tra Russia e Ucraina. Il testo
lasciava intendere che sia Russia che Ucraina e i loro popoli fossero vittime allo
stesso modo dell’orrore della guerra, come se la guerra fosse venuta dall’esterno,
cancellando, rimuovendo la distinzione tra aggressore e aggredito.
Spiegando i fatti si comprende subito il perché delle perplessità ucraine. La
Russia (governo e patriarcato) pretendono che non c'è nessuna aggressione dell’Ucraina
da parte loro ma solo una difesa della Russia attaccata (dalle potenze del male
occidentali), che gli ucraini come popolo non devono esistere ma essere russi, che
l’Ucraina come nazione indipendente non ha ragione di essere e che quindi l’entrata
dell’esercito russo in ucraina e i bombardamenti e uccisioni di militari e
civili non è una guerra ma una operazione speciale di liberazione in soccorso di
coloro che sono oppressi da un governo illegittimo manipolato da potenze occidentali, e di
difesa dei valori cristiani di fede.
Di fronte alle proteste ucraine qualcuno ha subito accusato gli ucraini di non volere la pace, altri si sono indignati della mancanza di rispetto per il Papa e le sue decisioni. Alla fine, come sappiamo, la Via Crucis si è svolta con la presenza di queste due amiche, ucraina e russa, e il testo è stato ritirato lasciando spazio al silenzio. La foto delle due donne è diventata una testimonianza bellissima e il silenzio ha tolto ogni possibile equivoco.
Raccogliamo
l’appello per la pace che papa Francesco rivolge a tutti, ai potenti ma anche a
tutti noi. Ne siamo tutti responsabili, dal basso, come ha sempre fatto il Cristianesimo
che rende protagonista ognuno al suo posto.
Rispettiamo
il coraggio eroico di un popolo che, pur non essendo esente di errori e colpe,
difende la sua libertà, la sua identità,
la sua patria conculcata da una volontà imperialistica, da una ideologia che sotto
copertura di religione è solo nemica del Vangelo di Cristo. Penso che la fretta
col la quale gli occupanti russi hanno ristabilito la statua di Lenin nella città
ucraina di Henichesk tolga gli ultimi dubbi. L'ambasciatore ucraino ha espresso la piena soddisfazione del suo governo per il modo con cui si è svolta concretamente la Via Crucis.
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