A sinistra sulla foto, il Cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i vescovi, 74 anni, originario del Quebec (Canada). |
Il Cardinale Marc Ouellet risponde oggi in modo chiaro e
logico alle accuse contro il Papa lanciate dal Viganò, che attualmente si nasconde senza far
sapere dove dimora e rifiuta il confronto, persino con i giornalisti.
Questa lettera aperta mi sembra una risposta comprensibile
a tutti ed esauriente per quello che ci riguarda noi, popolo di Dio, ignari dei
dettagli ma legittimamente preoccupati dell’andamento della Chiesa di Dio, della
nostra Chiesa. Magari farò, faremo, ulteriori commenti e riflessioni in seguito se occorre. E' importante che tutti possano trovare pace in questa storia. Certo l'invito a non allarmarsi subito, a non lasciarsi destabilizzare da ogni opinione ascoltata oppure letta su internet prima di una verifica meticolosa è sempre valido!
Inoltre, e per favore, nessuno partecipi alla diffusione di tali "notizie": oltre che imprudenza, il più delle volte questo modo di fare ci trasforma in "calunniatori oggettivi" e la calunnia è un peccato gravissimo, un peccato mortale. E molti sono coinvolti in questo tranello del demonio.
DOMENICA 7 OTTOBRE 2018
Vaticano Lettera aperta del Prefetto della Congregazione per i vescovi, Cardinale
Marc Ouellet, sulle recenti accuse alla Santa Sede
Sala stampa della Santa Sede
Caro confratello Carlo Maria Viganò,
Nel tuo ultimo messaggio ai media,
in cui denunci Papa Francesco e la Curia romana, mi esorti a dire la verità su
dei fatti che tu interpreti come un’endemica corruzione che ha invaso la
gerarchia della Chiesa fino al suo più alto livello. Con il dovuto permesso
pontificio, offro qui la mia personale testimonianza, come Prefetto della
Congregazione per i Vescovi, sulle vicende riguardanti l’Arcivescovo emerito di
Washington Theodore McCarrick e sui suoi presunti legami con Papa Francesco,
che costituiscono l’oggetto della tua clamorosa pubblica denuncia così come
della tua pretesa che il Santo Padre si dimetta. Scrivo questa mia
testimonianza in base ai miei contatti personali e ai documenti degli archivi
della suddetta Congregazione, che sono attualmente oggetto di uno studio per
far luce su questo triste caso.
Veniamo ai fatti. Tu dici di aver
informato Papa Francesco il 23 giugno 2013 sul caso McCarrick nell’udienza che
ha concesso a te, come a tanti altri rappresentanti pontifici da lui allora
incontrati per la prima volta in quel giorno. Immagino l’enorme quantità di
informazioni verbali e scritte che egli ha dovuto raccogliere in
quell’occasione su molte persone e situazioni. Dubito fortemente che McCarrick
l’abbia interessato al punto che tu vorresti far credere, dal momento che era
un Arcivescovo emerito di 82 anni e da sette anni senza incarico. Inoltre le
istruzioni scritte, preparate per te dalla Congregazione per i Vescovi
all’inizio del tuo servizio nel 2011, non dicevano alcunchè di McCarrick, salvo
ciò che ti dissi a voce della sua situazione di Vescovo emerito che doveva
obbedire a certe condizioni e restrizioni a causa delle voci attorno al suo
comportamento nel passato.
Dal 30 giugno 2010, da quando sono
Prefetto di questa Congregazione, io non ho mai portato in udienza presso Papa
Benedetto XVI o Papa Francesco il caso McCarrick, salvo in questi ultimi
giorni, dopo la sua decadenza dal Collegio dei Cardinali. L’ex-Cardinale, andato
in pensione nel maggio 2006, era stato fortemente esortato a non viaggiare e a
non comparire in pubblico, al fine di non provocare altre dicerie a suo
riguardo. È falso presentare le misure prese nei suoi confronti come “sanzioni”
decretate da Papa Benedetto XVI e annullate da Papa Francesco. Dopo il riesame
degli archivi, constato che non vi sono documenti a questo riguardo firmati
dall’uno o dall’altro Papa, né nota di udienza del mio predecessore, il
Cardinale Giovanni-Battista Re, che desse mandato dell’obbligo dell’Arcivescovo
emerito McCarrick al silenzio e alla vita privata, con il rigore di pene
canoniche. Il motivo è che non si disponeva allora, a differenza di oggi, di
prove sufficienti della sua presunta colpevolezza. Di qui la posizione della Congregazione
ispirata alla prudenza e le lettere del mio predecessore e mie che ribadivano,
tramite il Nunzio Apostolico Pietro Sambi e poi anche tramite te, l’esortazione
a uno stile di vita discreto di preghiera e penitenza per il suo stesso bene e
per quello della Chiesa. Il suo caso sarebbe stato oggetto di nuove misure
disciplinari se la Nunziatura a Washington o qualunque altra fonte, ci avesse
fornito delle informazioni recenti e decisive sul suo comportamento. Mi auguro
come tanti che, per rispetto delle vittime ed esigenza di giustizia, l’indagine
in corso negli Stati Uniti e nella Curia romana ci offra finalmente una visione
critica complessiva delle procedure e delle circostanze di questo caso
doloroso, affinché fatti del genere non si ripetano nel futuro.
Come può essere che quest’uomo di
Chiesa, di cui oggi si conosce l’incoerenza, sia stato promosso a più riprese,
sino a rivestire le altissime funzioni di Arcivescovo di Washington e di
Cardinale? Io stesso ne sono assai stupito e riconosco dei difetti nel
procedimento di selezione che è stato condotto nel suo caso. Ma senza entrare
qui nei dettagli, si deve comprendere che le decisioni prese dal Sommo
Pontefice poggiano sulle informazioni di cui si dispone in quel preciso momento
e che costituiscono l’oggetto di un giudizio prudenziale che non è infallibile.
Mi sembra ingiusto concludere che le persone incaricate del discernimento
previo siano corrotte anche se, nel caso concreto, alcuni indizi che appaiono
nelle testimonianze avrebbero dovuto essere ulteriormente esaminati. Il prelato
in causa ha saputo difendersi con grande abilità dai dubbi sollevati a suo
riguardo. D’altra parte, il fatto che vi possano essere in Vaticano persone che
praticano e sostengono comportamenti contrari ai valori del Vangelo in materia
di sessualità, non ci autorizza a generalizzare e a dichiarare indegno e
complice questo o quello e persino lo stesso Santo Padre. Non occorre
innanzitutto che i ministri della verità si guardino dalla calunnia e dalla
diffamazione?
Caro Rappresentante Pontificio
emerito, ti dico francamente che accusare Papa Francesco di aver coperto con
piena cognizione di causa questo presunto predatore sessuale e di essere quindi
complice della corruzione che dilaga nella Chiesa, al punto di ritenerlo indegno
di continuare la sua riforma come primo pastore della Chiesa, mi risulta
incredibile ed inverosimile da tutti i punti di vista. Non arrivo a comprendere
come tu abbia potuto lasciarti convincere di questa accusa mostruosa che non
sta in piedi. Francesco non ha avuto alcunché a vedere con le promozioni di
McCarrick a New York, Metuchen, Newark e Washington. Lo ha destituito dalla sua
dignità di Cardinale quando si è resa evidente un’accusa credibile di abuso sui
minori. Non ho mai sentito Papa Francesco fare allusione a questo sedicente
gran consigliere del suo pontificato per le nomine in America, benché Egli non
nasconda la fiducia che accorda ad alcuni prelati. Intuisco che questi non
siano nelle tue preferenze, né in quelle degli amici che sostengono la tua
interpretazione dei fatti. Trovo tuttavia aberrante che tu approfitti dello
scandalo clamoroso degli abusi sessuali negli Stati Uniti per infliggere
all’autorità morale del tuo Superiore, il Sommo Pontefice, un colpo inaudito e
immeritato.
Ho il privilegio di incontrare a
lungo Papa Francesco ogni settimana, per trattare le nomine dei Vescovi e i
problemi che investono il loro governo. So molto bene come egli tratti le
persone e i problemi: con molta carità, misericordia, attenzione e serietà,
come tu stesso hai sperimentato. Leggere come concludi il tuo ultimo messaggio,
apparentemente molto spirituale, prendendoti gioco e gettando un dubbio sulla
sua fede, mi è sembrato davvero troppo sarcastico, persino blasfemo!
Ciò non può venire dallo Spirito di
Dio.
Caro confratello, vorrei davvero
aiutarti a ritrovare la comunione con colui che è il garante visibile della
comunione della Chiesa Cattolica; capisco come delle amarezze e delle delusioni
abbiano segnato la tua strada nel servizio alla Santa Sede, ma tu non puoi
concludere così la tua vita sacerdotale, in una ribellione aperta e scandalosa,
che infligge una ferita molto dolorosa alla Sposa di Cristo, che tu pretendi di
servire meglio, aggravando la divisione e lo sconcerto nel popolo di Dio! Cosa
posso rispondere alla tua domanda se non dirti: esci dalla tua clandestinità,
pentiti della tua rivolta e torna a migliori sentimenti nei confronti del Santo
Padre, invece di inasprire l’ostilità contro di lui. Come puoi celebrare la
Santa Eucaristia e pronunciare il suo nome nel canone della Messa? Come puoi
pregare il santo Rosario, San Michele Arcangelo e la Madre di Dio, condannando
colui che Lei protegge e accompagna tutti i giorni nel suo pesante e coraggioso
ministero?
Se il Papa non fosse un uomo di preghiera,
se fosse attaccato al denaro, se favorisse i ricchi a danno dei poveri, se non
dimostrasse un’infaticabile energia per accogliere tutti i miseri e donare loro
il generoso conforto della sua parola e dei suoi gesti, se non moltiplicasse
tutti i mezzi possibili per annunciare e comunicare la gioia del Vangelo a
tutti e a tutte nella Chiesa e al di là delle sue frontiere visibili, se non
tendesse la mano alle famiglie, ai vecchi abbandonati, ai malati nell’anima e
nel corpo e soprattutto ai giovani in cerca di felicità, si potrebbe forse
preferirgli qualcun altro, secondo te, con atteggiamenti diplomatici o politici
diversi, ma io che ho potuto conoscerlo bene, non posso mettere in questione la
sua integrità personale, la sua consacrazione alla missione e soprattutto il
carisma e la pace che lo abitano per la grazia di Dio e il potere del Risorto.
In risposta al tuo attacco ingiusto
e ingiustificato nei fatti, caro Viganò, concludo dunque che l’accusa è una
montatura politica priva di un reale fondamento che possa incriminare il Papa,
e ribadisco che essa ferisce profondamente la comunione della Chiesa. Piaccia a
Dio che questa ingiustizia sia rapidamente riparata e che Papa Francesco
continui ad essere riconosciuto per ciò che è: un pastore insigne, un padre
compassionevole e fermo, un carisma profetico per la Chiesa e per il mondo. Che
Egli continui con gioia e piena fiducia la sua riforma missionaria, confortato
dalla preghiera del popolo di Dio e dalla solidarietà rinnovata di tutta la
Chiesa assieme a Maria, Regina del Santo Rosario.
Marc Cardinale Ouellet
Prefetto della Congregazione per i
Vescovi,
Festa di Nostra Signora del Santo
Rosario, 7 ottobre 2018.
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