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lunedì 15 ottobre 2018

MUOIO COME FIGLIA DELLA CHIESA! / santa Teresa d'Avila 15 ottobre

Le tue misericordie canterò in eterno.


Santa Teresa d’Avila esclama con gioia alla fine della sua vita (1582): “muoio come figlia della Chiesa!”
Non è forse scontato che morisse nella Chiesa, come figlia sua? Non esattamente. Vediamo per quali motivi.
Teresa viveva in un periodo di grandissima purificazione della Chiesa che non andava senza turbamenti. Da una parte c'era la protesta di Lutero che aveva trascinato mezza Europa occidentale nel suo distacco dal papato in nome del Vangelo ritrovato e meglio vissuto. Tutta la sua vita Teresa ha avuto come uno dei suoi orizzonti la riforma di Lutero e quello che se ne poteva dire nel suo ambiente, nella Spagna di quel tempo. Infatti non solo le notizie circolavano ma i “focolai di eresia” si spargevano in tutta Europa e spesso toccavano persone sinceramente desiderose della riforma della Chiesa, di una vita illuminata dalla (ri)scoperta della Sacra Scrittura (vedi quello che è successo nel Regno di Napoli, allora possedimento della Corona di Spagna). Nelle confusione degli avvenimenti e nelle conversazioni della gente, la colpa degli affronti anche sanguinosi che hanno avuto luogo a causa della Riforma protestante poteva essere attribuita a un campo o all’altro.
Da un’altra parte c'era il Concilio di Trento appena concluso (1563) che si conosceva poco a poco. E da tempo c'era il controllo della Chiesa su eventuali deviazioni. Con fatica il progetto di riforma di Teresa è stato riconosciuto come proveniente dal Signore. Lei stessa è stata accusata di essere indemoniata, in un primo tempo, poi molto più tardi, ancora sottoposta ad un processo della Inquisizione, non cruento ma certamente non piacevole, e san Giovanni della Croce, il fondatore con lei del ramo maschile del Carmelo riformato, è stato incarcerato a tempo indeterminato senza sapere nemmeno se e quando sarebbe stato eventualmente processato.
Lei ha accettato tutto con spirito di fede, proprio perché sapeva che Gesù e la sua Chiesa, anche quando fa degli errori, sono una cosa sola.
Essere figlio della Chiesa oppure no, da dove proviene? La radice sta nel cuore. La prima lettura ci ricorda che Abramo aveva due figli. Tutt’e due sono figli di Abramo ma uno è il figlio della carne, l’altro è il figlio della promessa e della fede di Abramo. Posso essere materialmente nella Chiesa ed essere figlio della carne perché scelgo me, i miei ragionamenti, non mi fido di Dio e della Chiesa ma di me stesso. Il pagano si rivolge a Dio per avere salvezza e si serve di Dio, della Chiesa, della comunità, il cristiano che si sente preceduto e avvolto dalla grazia, salvato gratuitamente, serve Dio, la Chiesa e la comunità.
Non è forse questo il nostro combattimento? Scoprire che dentro di noi è ancora presente il pagano che mette il proprio io, il proprio orgoglio, i propri desideri al centro di tutto, e prega per ottenere la grazia di stare bene, di avere successo, ecc., e l’uomo nuovo, nato dal battesimo che dimentica se stesso, vuole solo la gloria di Dio, vuole seguire Gesù attraverso la croce e la morte per giungere alla risurrezione?
La libertà che ci ha donato Gesù Cristo è certamente libertà di spirito di fronte a tante prescrizioni, alla lettera che uccide, ma è sopratutto libertà da se stessi che fa scegliere l’ultimo posto, il servizio più umile e meno appariscente, perché Dio sa e ama nel segreto. È libertà che fa preferire la croce e il suo obbrobrio alla comodità purché sia onorato Dio.
Il pagano cerca dei segni, il cristiano è colmato dal segno di Giona (Vangelo di oggi). La scelta tra essere pagano ed essere cristiano è il nostro combattimento di ogni giorno.

Prima Lettura   Gal 4,22-24. 26-27.31; 5, 1
Non siamo figli di una schiava, ma della donna libera. 
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Fratelli, sta scritto che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. Ma il figlio della schiava è nato secondo la carne; il figlio della donna libera, in virtù della promessa.
Ora, queste cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due alleanze. Una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, è rappresentata da Agar. Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la madre di tutti noi. Sta scritto infatti:
«Rallégrati, sterile, tu che non partorisci,
grida di gioia, tu che non conosci i dolori del parto,
perché molti sono i figli dell’abbandonata,
più di quelli della donna che ha marito».
Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma della donna libera.
Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù.    

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 112
Sia benedetto il nome del Signore, da ora e per sempre. 
Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre. 
Dal sorgere del sole al suo tramonto
sia lodato il nome del Signore.
Su tutte le genti eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.
Chi è come il Signore, nostro Dio,
che si china a guardare sui cieli e sulla terra?
Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero. 

Canto al Vangelo 
  Sal 94 
Alleluia, alleluia.

Oggi non indurite il vostro cuore,
ma ascoltate la voce del Signore.
Alleluia.
 
Vangelo  
Lc 11, 29-32
Non sarà dato alcun segno a questa generazione, se non il segno di Giona. 
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».   

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