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domenica 28 ottobre 2018

BUTTARE VIA IL MANTELLO PER GESU' / Domenica XXX° T.O.

Il cieco di Gerico - Poussin.

Dopo la richiesta dei due fratelli, Giacomo e Giovanni, di avere i primi posti nel Regno di Gesù Messia e la lite furibonda con gli altri discepoli che si sentono scavalcati, giungono tutti insieme a Gerico. Ma da Gerico per salire verso Gerusalemme e quindi verso la crocifissione e risurrezione, Gesù sembra ripartire da solo. Certo ci sono con lui i discepoli e addirittura una folla numerosa, ma non lo seguono. Come nelle nostre parrocchie e le nostre comunità: per anni stiamo in Chiesa, occupiamo pure posti di responsabilità ma non seguiamo Gesù, aspettiamo ancora un Messia che ci accontenti, che metta tutto a posto, che corrisponda alle nostre idee. Solo che Gesù ha parlato chiaro: chi vuole essere grande tra voi si faccia il servo di tutti, infatti il Messia non è venuto per essere servito ma per servire e dare la sua vita in riscatto per tutti. Ed ecco che uno che ha ascoltato si sente soprafatto, non capisce più nulla, si sente nel buio. Prima era tutto chiaro. Il modo di comportarsi di Gesù, di parlare, di pregare, di fare guarigioni, tutto indicava che era lui il Messia e si prospettava la vittoria del bene sul male, un’era di pace e di libertà per il Popolo. Se invece va a Gerusalemme per essere crocifisso, se essere il più grande è essere schiavo, che senso ha? Ecco, il cieco di Gerico rappresenta i discepoli, rappresenta tutti noi. Anche perché si chiama Bartimeo, “figlio dell’onore”, cioè è uno che finora cercava di essere onorato.
Farai parte di coloro che continuano a stare con Gesù senza cambiare mentalità, facendo il catechista, il prete, il volontario, distribuendo non so che cosa o aiutando ma senza metterti in discussione, senza conoscere veramente chi è Gesù, cosa rivela di sé, senza lasciare le tue sicurezze umane? Oppure sarai come questo cieco che è veramente un povero, un mendicante, uno che non può fare nulla da sé e quindi si rivolge a Gesù gridando per ottenere davvero salvezza, per ricuperare la vista.
La preghiera di questo cieco è costante e non si lascia scoraggiare dagli ostacoli interni ed esterni: infatti molti (interni ed esterni) lo sgridavano per farlo tacere! Egli invoca Gesù come Messia, anche se non lo comprende più perché si rivela diverso da quello che si aspettava.
Quando Gesù lo fa chiamare, egli fa una cosa straordinaria: butta il suo mantello e viene da Gesù. E se non funziona, se Gesù non lo guarisce, come farà a ritrovare il suo mantello? Perché non se lo porta dietro? Egli fa fiducia totale a Gesù, la ricerca della luce è troppo vitale per essere condizionata da una comodità anche importante!
Ma c'è di più: il mantello nell’antico testamento ha un grande valore simbolico. Rappresenta la personalità, lo status sociale. Quando Elia chiama Eliseo a seguirlo come discepolo e futuro profeta, gli getta sulle spalle il suo mantello (1 Re 19,19). Quando lo stesso Elia è portato via sul carro di fuoco, Eliseo raccoglie il mantello che gli è caduto e con questo divide le acque del Giordano per attraversare a piedi asciutti (2 Re, 13-14) (vedi anche Rut 3,9: Rut chiede a Booz di stendere il suo mantello su di lei, 1 Sam 18,4: col suo mantello Gionata sigilla l’alleanza con Davide, o ancora 1 Sam 24: quando Davide vuole dimostrare che poteva uccidere Saul gli taglia un lembo del mantello, ecc.). Ebbene questo cieco butta la sua storia, la sua personalità tutta, azzera le sue pretese umane, pur di aprirsi totalmente a Gesù che, solo, può salvarlo.
Gesù gli chiede: “cosa vuoi che io faccia per te?” È la stessa domanda che ha fatto a Giacomo e Giovanni. Essi volevano i primi posti d’onore. Il cieco vuole solo vedere. Vedere come la proposta di Gesù di essere grande attraverso il servizio senza condizioni, addirittura farsi schiavo possa essere una proposta di salvezza.
Bartimeo viene illuminato e non sta più soltanto con Gesù ma lo segue lungo la strada.
Impariamo da lui. Non cerchiamo più di essere sopravvestiti come dice san Paolo ma spogliati e rivestiti (2 Corinti 5,4). Buttare via se stessi, anche quando si è fatto una volta, è un lavoro che si ripresenta ogni giorno, ma per quanto io l’abbia fatto poco, posso dire che quando ho gettato via anche solo qualche lembo del mio mantello per Gesù, dopo non ho mai avuto da pentirmi, anzi.
Vorrei dire qualcosa che non intende calpestare la sofferenza di nessuno: Decidersi, “buttare il mantello per Gesù” è l’atteggiamento migliore per un processo di guarigione in tante depressioni, in tante difficoltà di ogni genere. Questo non esclude che segua a questo un cammino progressivo che è proprio il “seguire Gesù lungo la strada”.

Prima Lettura   Ger 31, 7-9
Riporterò tra le consolazioni il cieco e lo zoppo.
Dal libro del profeta Geremia
Così dice il Signore: 
«Innalzate canti di gioia per Giacobbe, 
esultate per la prima delle nazioni, 
fate udire la vostra lode e dite: 
"Il Signore ha salvato il suo popolo, il resto d'Israele".
Ecco, li riconduco dalla terra del settentrione 
e li raduno dalle estremità della terra; 
fra loro sono il cieco e lo zoppo, 
la donna incinta e la partoriente: 
ritorneranno qui in gran folla.
Erano partiti nel pianto, 
io li riporterò tra le consolazioni; 
li ricondurrò a fiumi ricchi d'acqua 
per una strada dritta in cui non inciamperanno, 
perché io sono un padre per Israele, 
Èfraim è il mio primogenito».

Salmo Responsoriale 
   Dal Salmo 125
Grandi cose ha fatto il Signore per noi.
Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.
Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.
Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.
Nell'andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.

Seconda Lettura 
  Eb 5, 1-6
Tu sei sacerdote per sempre, secondo l'ordine di Melchìsedek. 
Dalla lettera agli Ebrei
Ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. 
Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell'ignoranza e nell'errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo.
Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato», gliela conferì come è detto in un altro passo: «Tu sei sacerdote per sempre, secondo l'ordine di Melchìsedek». 

Canto al Vangelo
   Gv 8,12 
Alleluia, alleluia.
Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte 
e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo. 
Alleluia.

 Vangelo   Mc 10, 46-52
Rabbunì, che io veda di nuovo! 
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me! ».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada. 


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