Apertura del Sinodo - foto AgenSir. |
Oggi papa Francesco ha
aperto il XV° Sinodo dei vescovi che tratterà il tema: i giovani, la fede e il discernimento
vocazionale.
I mesi precedenti sono stati
turbolenti per la Chiesa e queste turbolenze o almeno le ferite, gli strascichi,
dureranno a lungo. Dopo la pubblicazione del rapporto sulla pedofilia di consacrati e le negligenze o colpe di vescovi e
superiori religiosi nello Stato di Pennsylvania, papa Francesco ha scritto a tutti i fedeli del
mondo chiedendo una preghiera intensa associata al digiuno. Papa
Francesco ha fiducia nell’unzione di Spirito Santo che è nel popolo fedele
in forza del battesimo a condizione di viverlo con una fede viva, cioè in un
processo continuo di conversione. Non odiare, non giudicare, ma amare di più, come
Gesù ha amato. E quindi dalla penitenza trarre uno spirito nuovo per proteggere,
per accompagnare, per accogliere, per vigilare,e per distruggere il clericalismo che è alla radice
di molti mali nella Chiesa, in particolare questo degli abusi sessuali, di
coscienza e di potere.
Subito dopo c'è stato in Irlanda per l’Incontro Internazionale delle Famiglie, dove il tema
degli abusi era doppiamente presente per le ombre di ciò era emerso alcuni anni
prima sotto il pontificato di Papa Benedetto. L’ultimo giorno,
un oscuro personaggio, ex membro della gerarchia vaticana, tramite stampa, ha chiesto le dimissioni di papa Francesco stesso, con tante
accuse. Strano metodo da parte di uno che ha giurato fedeltà speciale al Papa,
in quanto suo rappresentante. Ma sembra che lo spirito di fede sia ormai assente
in più di uno. Un vescovo americano ha subito chiesto al Papa, sempre a mezzo
stampa, di annullare il Sinodo perché i vescovi sarebbero ormai non
credibili presso i giovani! Non esaudito, questo stesso vescovo sempre a mezzo
stampa, ha pubblicato in questi giorni lo studio di un “noto e valido teologo americano”
(senza dare il suo nome) che criticava severamente il testo preparatorio del Sinodo.
Un gruppo di ricchissimi cattolici del “Center for Evangelical Catholicism”, ha
cominciato a schedare ogni Cardinale elettore, assumendo anche poliziotti
privati per spiarli. … Cosa manca più?
A ragione papa Francesco ci
ha chiesto di pregare specialmente per la difesa della Chiesa da Satana e
metterla sotto il manto della Madonna.
A questo punto, inizia il
Sinodo dei giovani. Cosa sarà? Un passaggio dello Spirito Santo.
Voglio a breve
raccontare alcuni episodi più forti della Storia della Chiesa, per incoraggiarci
in questi tempi in cui le persone con fede debole, le persone con la tendenza a
credere alle maldicenze e a ripeterle possono cadere nei lacci del demonio. Mai
la Chiesa è scomparsa, malgrado crisi molto più gravi nel corso dei secoli. Come
ha scritto un vescovo francese: il Vangelo sempre annunciato e sempre tradito. Ma
non tutto è marcio e se ho incontrato Cristo risorto che ha offerto la sua vita
sulla croce per l’umanità e in particolare per i suoi discepoli più stretti, so
benissimo ciò che devo fare.
OMELIA
DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Basilica Vaticana
Mercoledì, 3 ottobre 2018
Mercoledì, 3 ottobre 2018
«Lo Spirito Santo che il Padre
manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che
vi ho detto» (Gv 14,26).
In
questo modo così semplice, Gesù offre ai suoi discepoli la garanzia che
accompagnerà tutta l’opera missionaria che sarà loro affidata: lo Spirito Santo
sarà il primo a custodire e mantenere sempre viva e attuale la memoria del
Maestro nel cuore dei discepoli. È Lui a far sì che la ricchezza e bellezza del
Vangelo sia fonte di gioia e novità costanti.
All’inizio
di questo momento di grazia per tutta la Chiesa, in sintonia con la Parola di
Dio, chiediamo con insistenza al Paraclito che ci aiuti a fare memoria e a
ravvivare le parole del Signore che facevano ardere il nostro cuore (cfr Lc 24,32).
Ardore e passione evangelica che generano l’ardore e la passione per Gesù.
Memoria che possa risvegliare e rinnovare in noi la capacità di sognare
e sperare. Perché sappiamo che i nostri giovani saranno capaci di profezia
e di visione nella misura in cui noi, ormai adulti o anziani, siamo capaci di
sognare e così contagiare e condividere i sogni e le speranze che portiamo nel
cuore (cfr Gl 3,1).
Che
lo Spirito ci dia la grazia di essere Padri sinodali unti col dono dei sogni e
della speranza, perché possiamo, a nostra volta, ungere i nostri giovani col
dono della profezia e della visione; ci dia la grazia di essere memoria
operosa, viva, efficace, che di generazione in generazione non si lascia
soffocare e schiacciare dai profeti di calamità e di sventura né dai nostri
limiti, errori e peccati, ma è capace di trovare spazi per infiammare il cuore
e discernere le vie dello Spirito. È con questo atteggiamento di docile ascolto
della voce dello Spirito che siamo convenuti da tutte le parti del mondo. Oggi,
per la prima volta, sono qui con noi anche due confratelli Vescovi dalla Cina
Continentale. Diamo loro il nostro caloroso benvenuto: la comunione dell’intero
Episcopato con il Successore di Pietro è ancora più visibile grazie alla loro
presenza.
Unti
nella speranza cominciamo un nuovo incontro ecclesiale capace di allargare
orizzonti, dilatare il cuore e trasformare quelle strutture che oggi ci
paralizzano, ci separano e ci allontanano dai giovani, lasciandoli esposti alle
intemperie e orfani di una comunità di fede che li sostenga, di un orizzonte di
senso e di vita (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium,
49).
La
speranza ci interpella, ci smuove e rompe il conformismo del “si è sempre fatto
così”, e ci chiede di alzarci per guardare direttamente il volto dei giovani e
le situazioni in cui si trovano. La stessa speranza ci chiede di lavorare per
rovesciare le situazioni di precarietà, di esclusione e di violenza, alle quali
sono esposti i nostri ragazzi.
I
giovani, frutto di molte delle decisioni prese nel passato, ci chiamano a farci
carico insieme a loro del presente con maggior impegno e a lottare contro ciò
che in ogni modo impedisce alla loro vita di svilupparsi con dignità. Essi ci
chiedono ed esigono una dedizione creativa, una dinamica intelligente,
entusiasta e piena di speranza, e che non li lasciamo soli nelle
mani di tanti mercanti di morte che opprimono la loro vita e oscurano la loro
visione.
Questa
capacità di sognare insieme, che il Signore oggi regala a noi come Chiesa,
esige – secondo quanto ci diceva San Paolo nella prima Lettura – di sviluppare
tra di noi un atteggiamento ben preciso: «Ciascuno non cerchi l’interesse
proprio, ma anche quello degli altri» (Fil 2,4). E nel contempo
punta più in alto chiedendo che con umiltà consideriamo gli altri superiori a
noi stessi (cfr v. 3). Con questo spirito cercheremo di metterci in ascolto gli
uni degli altri per discernere insieme quello che il Signore sta chiedendo alla
sua Chiesa. E questo esige da noi che stiamo attenti e badiamo bene che non
prevalga la logica dell’autopreservazione e dell’autoreferenzialità, che
finisce per far diventare importante ciò che è secondario e secondario ciò che
è importante. L’amore per il Vangelo e per il popolo che ci è stato affidato ci
chiede di allargare lo sguardo e non perdere di vista la missione alla quale ci
chiama per puntare a un bene più grande che gioverà a tutti noi. Senza questo
atteggiamento, tutti i nostri sforzi saranno vani.
Il
dono dell’ascolto sincero, orante e il più possibile privo di pregiudizi e
condizioni ci permetterà di entrare in comunione con le diverse situazioni che
vive il Popolo di Dio. Ascoltare Dio, per ascoltare con Lui il grido della
gente; ascoltare la gente, per respirare con essa la volontà a cui Dio ci
chiama (cfr Discorso nella veglia di preghiera in preparazione al
Sinodo sulla famiglia, 4 ottobre 2014).
Questo
atteggiamento ci difende dalla tentazione di cadere in posizioni eticistiche o
elitarie, come pure dall’attrazione per ideologie astratte che non
corrispondono mai alla realtà della nostra gente (cfr J.M. Bergoglio, Meditaciones
para religiosos, 45-46).
Fratelli,
sorelle, poniamo questo tempo sotto la materna protezione della Vergine Maria.
Che lei, donna dell’ascolto e della memoria, ci accompagni a riconoscere le
tracce dello Spirito affinché con premura (cfr Lc 1,39), tra i
sogni e speranze, accompagniamo e stimoliamo i nostri giovani perché non
smettano di profetizzare.
Padri
sinodali,
molti
di noi eravamo giovani o muovevamo i primi passi nella vita religiosa mentre
terminava il Concilio Vaticano II. Ai giovani di allora venne indirizzato
l’ultimo messaggio dei Padri conciliari. Ciò che abbiamo ascoltato da giovani
ci farà bene ripassarlo di nuovo con il cuore ricordando le parole del poeta:
«L’uomo mantenga quello che da bambino ha promesso» (F. Hölderlin).
Così
ci parlarono i Padri conciliari:
«La
Chiesa, durante quattro anni, ha lavorato per ringiovanire il proprio volto,
per meglio corrispondere al disegno del proprio Fondatore, il grande Vivente,
il Cristo eternamente giovane. E al termine di questa imponente “revisione di
vita”, essa si volge a voi: è per voi giovani, per voi soprattutto, che essa
con il suo Concilio ha acceso una luce, quella che rischiara l’avvenire, il vostro
avvenire. La Chiesa è desiderosa che la società che voi vi accingete a
costruire rispetti la dignità, la libertà, il diritto delle persone: e queste
persone siete voi. […] Essa ha fiducia […] che voi saprete affermare la vostra
fede nella vita e in quanto dà un senso alla vita: la certezza della esistenza
di un Dio giusto e buono.
È a
nome di questo Dio e del suo Figlio Gesù che noi vi esortiamo ad ampliare i
vostri cuori secondo le dimensioni del mondo, ad intendere l’appello dei vostri
fratelli, e a mettere arditamente le vostre giovani energie al loro servizio.
Lottate contro ogni egoismo. Rifiutate di dare libero corso agli istinti della
violenza e dell’odio, che generano le guerre e il loro triste corteo di
miserie. Siate generosi, puri, rispettosi, sinceri. E costruite nell’entusiasmo
un mondo migliore di quello attuale!» (Paolo VI, Messaggio ai giovani al termine del Concilio Vaticano II, 8 dicembre 1965).
Padri
sinodali, la Chiesa vi guarda con fiducia e amore.
Nessun commento:
Posta un commento