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giovedì 4 ottobre 2018

ED IO, FRATE FRANCESCO, PICCOLINO, VOSTRO SERVO / 4 ottobre 2018

Transito di San Francesco - Giotto.

Dopo una notte difficile, in cui si temette per la sua vita, san Francesco, ormai prossimo alla morte e pressato dai suoi frati, dettò un testamento spirituale di pochi righi, detto Testamento di Siena. Poi, nei mesi successivi, compose il testo che troviamo sotto. San Francesco vi ricorda gli inizi del suo incontro con il Cristo Vivente e i pilastri della sua gioiosa e feconda esperienza. Ma non solo. Comprendiamo tra le righe che i tempi erano difficili per la Chiesa, con molti movimenti contestatari dentro e fuori da essa, spesso causati dagli scandali che dava. Anche la vitalità della Fraternità da lui ricevuta dal Signore non era senza episodi movimentati e persone agitate. Non deve quindi sorprendere la sua fermezza nel vigilare e far vigilare sulla fedeltà dei suoi frati non solo all’osservanza della Regola evangelica promessa ma anche alla Chiesa Cattolica, alla sua autorità e al suo insegnamento.
Forte del suo reale successo, Francesco poteva infatti far sentire la sua voce e cercare di imporre ai più alti livelli la sua presenza e le sue vedute. Ma sarebbe stato un altro tipo di clericalismo, un “clericalismo laicale”, peggiore del precedente. Se abbatti un cattivo Cesare e ti metti al suo posto non hai risolto nulla. Sei diventato tu Cesare e forse sarai peggiore del precedente. Non è la via di Cristo e della Madonna. Il Vangelo ce lo ripete continuamente in questi giorni a Messa: il più grande è colui che si fa l’ultimo e il più piccolo, colui che si fa servo obbediente.
San Francesco ci insegni la via. Anzi, ce la insegni Dio stesso, nostro Creatore che ci ha plasmati a sua immagine e che in Cristo Crocifisso e Risorto si è fatto Via Verità e Vita, unico Mediatore tra Dio e gli uomini e che ci chiama a conversione.
  
 TESTAMENTO DI SAN FRANCESCO (1226)

Il Signore concesse a me, frate Francesco, d’incominciare così a far penitenza, poiché, essendo io nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di anima e di corpo.
E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo.
E il Signore mi dette tanta fede nelle chiese, che così semplicemente pregavo e dicevo: Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, poiché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Poi il Signore mi dette e mi dà tanta fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della santa Chiesa Romana, a causa del loro ordine, che se mi dovessero perseguitare voglio ricorrere ad essi.
E se io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e mi incontrassi in sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie dove abitano, non voglio predicare contro la loro volontà.
E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come miei signori, e non voglio in loro considerare il peccato, poiché in essi io vedo il Figlio di Dio e sono miei signori. E faccio questo perché, dell’altissimo Figlio di Dio nient’altro io vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo corpo e il sangue suo che essi soli consacrano ed essi soli amministrano agli altri.
E questi santissimi misteri sopra ogni cosa voglio che siano onorati, venerati e collocati in luoghi preziosi.
E dovunque troverò i nomi santissimi e le sue parole scritte in luoghi indecenti, voglio raccoglierle, e prego che siano raccolte e collocate in un luogo decoroso.
E dobbiamo onorare e rispettare tutti i teologi e coloro che annunciano la divina parola, così come coloro che ci danno lo spirito e la vita.
E dopo che il Signore mi donò dei frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare; ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo. Ed io con poche parole e semplicemente lo feci scrivere e il signor Papa me lo confermò.
E quelli che venivano per ricevere questa vita, davano ai poveri tutte quelle cose che potevano avere; ed erano contenti di una sola tonaca rappezzata dentro e fuori, quelli che volevano, del cingolo e delle brache. E non volevamo avere di più.
E dicevamo l’ufficio, i chierici come gli altri chierici; i laici dicevano i Pater noster; e assai volentieri rimanevamo nelle chiese. Ed eravamo illetterati e soggetti a tutti. E io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare, e tutti gli altri frati voglio che lavorino di lavoro quale si conviene all’onestà. Coloro che non sanno, imparino, non per la cupidigia di ricevere la ricompensa del lavoro, ma per dare l’esempio e tener lontano l’ozio. Quando poi non ci fosse data la ricompensa del lavoro, ricorriamo alla mensa del Signore chiedendo l’elemosina di porta in porta.
Il Signore mi rivelò che dicessi questo saluto: Il Signore ti dia pace.
Si guardino i frati di non accettare assolutamente chiese, povere abitazioni e quanto altro viene costruito per loro, se non siano come si addice alla santa povertà, che abbiamo promesso nella Regola, sempre ospitandovi come forestieri e pellegrini.
Comando fermamente per obbedienza a tutti i frati che, ovunque sono, non osino chiedere lettera alcuna nella curia romana direttamente o per mezzo di interposta persona, né per le chiese, né per altri luoghi, né per motivo della predicazione, né per la persecuzione dei loro corpi, ma, dove non saranno ricevuti, fuggano in altra terra a far penitenza con la benedizione di Dio.
E fermamente voglio obbedire al ministro generale di questa fraternità e a quel guardiano che gli piacerà di darmi. E così io voglio essere schiavo nelle sue mani che non possa andare e fare oltre l’obbedienza e la sua volontà, poiché egli è mio signore. E sebbene sia semplice ed infermo, tuttavia voglio sempre avere un chierico che mi reciti l’ufficio, così come è detto nella Regola.
E tutti gli altri frati siano tenuti ad obbedire così ai loro guardiani e a recitare l’ufficio secondo la Regola. E se si trovassero dei frati che non recitano l’ufficio secondo la Regola o volessero comunque variarlo, o non fossero cattolici, tutti i frati, ovunque sono, siano tenuti per obbedienza, appena trovato uno di essi, a consegnarlo al custode più vicino al luogo dove l’avranno trovato. E il custode sia tenuto fermamente per obbedienza, a custodirlo severamente come un uomo in prigione, giorno e notte, così che non possa essergli tolto di mano, finché personalmente lo consegni nelle mani del suo ministro.
E il ministro sia tenuto fermamente per obbedienza a farlo scortare per mezzo di frati che lo custodiscano giorno e notte come un prigioniero, finché non lo consegnino al cardinale di Ostia, che è signore, protettore e correttore di tutta la fraternità.
E non stiano a dire i frati che questa è un’altra Regola; poiché questa è un ricordo, un’ammonizione, una esortazione e il mio testamento che io frate Francesco poverello faccio a voi, fratelli miei benedetti, perché osserviamo più cattolicamente la Regola che abbiamo promesso al Signore.
E il ministro generale e tutti gli altri ministri e custodi per obbedienza siano tenuti a non aggiungere e a non togliere niente a queste parole.
E sempre tengano con sé questo scritto insieme con la Regola. E in tutti i capitoli che fanno, quando leggono la Regola, leggano anche queste parole. E a tutti i miei frati, chierici e laici, comando fermamente per obbedienza che non aggiungano spiegazioni alla Regola e a queste parole dicendo: Così si devono intendere; ma come il Signore mi ha dato di dire e di scrivere la Regola e queste parole con semplicità e purezza, così semplicemente e senza commento dovete comprenderle e santamente osservarle sino alla fine.
E chiunque osserverà queste cose, sia ricolmo in cielo della benedizione dell’altissimo Padre, e in terra sia ripieno della benedizione del diletto Figlio suo col santissimo Spirito Paraclito e con tutte le potenze dei cieli e con tutti i santi. Ed io, frate Francesco, il più piccolo dei frati, vostro servo, come posso, confermo a voi dentro e fuori questa santissima benedizione. Amen.


1 commento:

  1. Grazie a Fra Emanuele della vergine Maria, francescano dell ordine dei frati minori rinnovati Dio mi ha concesso la grazia di fare un incontro vivo con il suo figlio Gesù Cristo attraverso lo spirito Santo,Grazie a San Francesco!!!

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