Trovo ancora sulle riviste di stampa articoli che continuano a trattare
della balla di Eugenio Scalfari su Repubblica che il Papa gli avrebbe detto che
l’inferno non esiste. Menzogna? Ha 94 anni e forse la testa non lo aiuta più tanto.
Siccome qualcuno in parrocchia si è molto turbato credendo a quella panzana,
ho cercato un momento (non sarà certamente l’unico di questo Papa che appena
eletto ha ricordato che abbiamo un nemico il diavolo). Ecco il resoconto da L’Osservatore
Romano, dell’Omelia a Santa Marta del 25 novembre 2016:
PAPA FRANCESCO MEDITAZIONE
MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE
DOMUS SANCTAE MARTHAE
Basta una parola
Venerdì, 25 novembre
2016
(da: L'Osservatore
Romano, ed. quotidiana, Anno CLVI, n.272, 26/11/2016)
Dio è sempre pronto a salvarci, sempre lì, come un padre, che
aspetta solo che gli diciamo «Signore»: basta questa parola «e lui farà il
resto», aiutandoci a evitare la superbia di cadere nella «dannazione eterna»
per l’orgoglio di volersela «cavare da soli». Nella messa celebrata venerdì
mattina, 25 novembre, nella cappella della Casa Santa Marta, Papa Francesco ha
messo in guardia dalle «seduzioni del diavolo» e ha ricordato che «la
dannazione eterna non è una sala di tortura» ma proprio il volersi
«allontanare» da Dio dando ascolto, appunto, alle «bugie» del diavolo.
L’apostolo Giovanni, nella prima lettura tratta dal libro
dell’Apocalisse (20, 1-4.11-21, 2), «ci parla del giudizio universale: tutti
saremo giudicati». E «prima di tutto il diavolo, lui sarà il primo giudicato».
C’è «quell’angelo», ha proseguito Francesco riferendosi al brano
dell’Apocalisse, «che viene e afferrò il drago, il serpente antico, che è il
diavolo e il Satana — chiaro, perché si capisca bene di chi sta parlando — e lo
incatenò e lo gettò nell’abisso». Dunque, ecco «il diavolo, il serpente antico,
incatenato perché non seducesse più le nazioni, perché lui è il seduttore».
Ma il diavolo, ha detto il Pontefice, è il seduttore
«dall’inizio: pensiamo ad Adamo ed Eva, come ha incominciato a parlarle con
quella voce dolce», dicendo che il frutto «è buono» da mangiare. È proprio
quello della «seduzione» il suo linguaggio: «lui è un bugiardo; di più, è il
padre della menzogna, lui genera menzogne, è un truffatore» ha affermato il
Papa. Il diavolo «ti fa credere che se mangi questa mela sarai come un Dio; te
la vende così, e tu la compri e alla fine ti truffa, ti inganna, ti rovina la
vita».
A questo punto però occorre chiedersi «come possiamo fare noi
per non lasciarci ingannare dal diavolo». L’atteggiamento giusto ce lo insegna
proprio Gesù: «mai dialogare col diavolo». E infatti, ha spiegato Francesco,
«cosa ha fatto Gesù col diavolo? Lo cacciava via, gli domandava il nome», ma
non si metteva a fare «il dialogo». Si potrebbe obiettare che «nel deserto,
nella tentazione, ci fu un dialogo»; ma, ha aggiunto il Papa, «badate bene,
Gesù non ha mai usato una parola propria perché era ben consapevole del
pericolo». E così «nelle risposte, nelle tre risposte che ha dato al diavolo,
ha preso le parole dalla Bibbia, dalla parola di Dio: si è difeso con la parola
di Dio». Così facendo, «Gesù ci dà l’esempio: mai dialogare con lui; non si può
dialogare con questo bugiardo, con questo truffatore che cerca la nostra
rovina». E, per questo, «il seduttore sarà gettato nell’abisso».
«La narrazione di Giovanni continua», ha spiegato il
Pontefice riprendendo il filo del brano dell’Apocalisse. E così appaiono «le
anime dei martiri, quelli che hanno dato testimonianza di Gesù Cristo e non
hanno adorato la bestia — cioè il diavolo e i suoi seguaci — non hanno adorato
il denaro, non hanno adorato la mondanità, non hanno adorato la vanità, non si
sono immischiati nell’orgoglio». Sono «gli umili», che «hanno dato la vita pure
per questo e per questo appaiono davanti». E poi ecco «il trono dove sarà il
Signore a giudicarci: i vivi e i morti, grandi e piccoli in piedi davanti al
trono». E quindi «i libri furono aperti», scrive ancora san Giovanni, perché
«il giudizio incomincia: “I morti vennero giudicati secondo le loro opere in
base a ciò che era scritto in quei libri”». Dunque, ha ribadito il Papa,
«ognuno di noi sarà giudicato secondo le nostre opere».
E Giovanni prosegue ancora: «Poi la morte e gli inferi furono
gettati nello stagno di fuoco». Si tratta di «quelli dannati». Il Papa ha
voluto soffermarsi proprio su questa frase dell’Apocalisse: «Questa è la
seconda morte, lo stagno di fuoco». In realtà, ha spiegato, «la dannazione
eterna non è una sala di tortura, questa è una descrizione di questa seconda
morte: è una morte». E «quelli che non saranno ricevuti nel regno di Dio — ha
spiegato — è perché non si sono avvicinati al Signore: sono quelli che sono
sempre andati per la loro strada, allontanandosi dal Signore e passano davanti
al Signore e si allontanano da soli». Perciò «la dannazione eterna è questo
allontanarsi continuamente da Dio, è il dolore più grande: un cuore
insoddisfatto, un cuore che è stato fatto per trovare Dio ma per la superbia,
per essere stato troppo sicuro di se stesso, si è allontanato da Dio».
Invece Gesù ha cercato di attrarre i superbi «con parole di
mitezza» dicendo: «Vieni». E lo dice per perdonare. «Ma i superbi — ha
proseguito Francesco — si allontanano, vanno per la loro strada e questa è la
dannazione eterna: lontani per sempre dal Dio che dà la felicità, dal Dio che
ci vuole tanto bene». In realtà «non sappiamo» se «sono tanti», ma «sappiamo
soltanto che questa è la strada della dannazione eterna». L’allontanamento,
dunque, è «il fuoco di non potersi avvicinare a Dio perché non voglio». È
l’atteggiamento di coloro «che ogni volta che il Signore si avvicinava loro
dicevano: “va’ via, me la cavo da solo”. E continuano a cavarsela da soli
nell’eternità: questo è tragico».
Il passo dell’Apocalisse si conclude così: «E vidi il cielo,
un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano
scomparsi. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova». In queste
parole, ha annotato il Papa, «c’è proprio la fine, la gioia finale, dove tutti
saremo salvati se apriamo il nostro cuore alla salvezza di Gesù». Il Signore,
infatti, «ci chiede soltanto questo: aprire il cuore».
Magari qualcuno potrebbe confidarsi e riconoscere: «Se lei,
padre, sapesse le cose che ho fatto...». Ma «Gesù le sa», ha assicurato
Francesco. Perciò, ha suggerito, «apri il cuore e lui perdona»; però «non
andare per conto tuo, non andartene per la tua strada, lasciati carezzare da
Gesù, lasciati perdonare». Basta «soltanto una parola, “Signore”, lui fa il
resto, lui fa tutto». Invece «i superbi, gli orgogliosi, vanno per la loro
strada e non riescono a dire parola, e l’unica parola che dicono è: “me la cavo
da solo”». E «così finiscono nell’orgoglio e fanno tanto male nella vita». Ma
per loro, ha insistito il Papa, tutto è iniziato proprio ascoltando e seguendo
«le seduzioni del serpente antico, del diavolo, del bugiardo, del padre della
menzogna».
In conclusione Francesco, anticipando la liturgia di sabato,
ha annunciato: «Domani, ultimo giorno dell’anno liturgico, Gesù ci ammonirà» —
come riporta Luca nel suo Vangelo (21, 34-26) — con queste parole: «State
attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni,
ubriachezze e affanni della vita». In pratica Gesù ci dice: «Contemplate quello
che vi aspetta, che il vostro cuore non si appesantisca con gli affanni e le
preoccupazioni della vita; guardate avanti e abbiate speranza»: quella
«speranza che apre i cuori all’incontro con Gesù». Proprio «questo ci aspetta,
l’incontro con Gesù: è bello, è molto bello!». E «lui ci chiede soltanto di
essere umili e di dire: “Signore”. Basterà quella parola e lui farà il resto».
Da questa omelia appare
molto chiaro che papa Francesco afferma che c'è l’inferno, eterno, e che c'è la
possibilità di andarci perché Dio ci ha dato la piena libertà anche di
rovinarci, di renderci schiavo del peccato e di Satana. Dio vuole salvarti a tutti
i costi ma sei responsabile del tuo cuore.
J.M. Bergoglio è sempre
stato considerato (con rammarico da parte di qualcuno) come estremamente fedele
al Magistero e alla Tradizione della Chiesa quando era religioso e poi da Vescovo
Ausiliare di Buenos Aires poi da Cardinale. Adesso che è Papa e che lo Spirito
Santo ha tutto interesse a guidarlo sulla retta via per il nostro bene,
cambierebbe? Perché questa mentalità che vede inganni e complotti dappertutto?
Seguiamo i consigli di san
Paolo:
2Ts 2:2 vi
preghiamo, fratelli, di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare,
né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare
come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente.
Ef 4:14 Questo
affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là
da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con
quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore.
Cosa concludere?:
Credi all’amore di Dio. Sappi che peccando rifiuti Dio che ti ha dato una
natura e i comandamenti per vivere in accordo con questa tua natura fisica e spirituale,
individuale e sociale. Peccando ti leghi a Satana, passi dalla sua parte. Il peccato
più grave è quello dell’orgoglio che rifiuta di riconoscere i propri errori, di
chiedere perdono e l’aiuto di Dio, che crede di essere legge a sé stesso, di
costruirsi come se fosse lui stesso Dio. L’Orgoglio, questo è il peccato più grave
in assoluto. Per favore siamo umili, umili. Pregate per me.
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