Credo che sia veramente necessario ripubblicare questo post che può aprirci gli occhi, evitare , come dice Costanza Miriano che altre donne compiano una scelta senza consapevolezza, di cui soffriranno poi moltissimo (noi sacerdoti ne abbiamo la triste esperienza), e per tutti rafforzarci nel buon senso dell'evidenza.
Quel manifesto veramente pro choice
di Costanza Miriano
Lo so, arrivo per ultima, ma prima non ho potuto scriverne. A questo punto
tutto è stato detto, eppure da donna, da madre, da cristiana e questa volta
anche da giornalista sono obbligata a dire anche io qualche parola sull’assurda
vicenda di un manifesto con la foto di un bambino a undici settimane, rimosso d’autorità
dal comune di Roma per il suo “contenuto lesivo del rispetto di diritti e
libertà individuali”.
La vicenda è stranota: Pro Vita chiede l’autorizzazione di appendere un
manifesto, pagando regolarmente. C’è solo la foto di un bambino nel grembo
materno a undici settimane. Qualcuno si arrabbia, tra questi la Cirinnà che
sostiene che il manifesto va contro la legge dello stato. Il manifesto viene
come ho detto rimosso dal Comune di Roma.
L’ho raccontato all’amico londinese con cui eravamo in questi giorni e lui
non riusciva a capire a quale scusa si potesse essere attaccato il Comune di
Roma per fare una cosa così dispotica: it’s a fact! ha
esclamato. E’ un fatto. Un bambino a undici settimane si presenta così. Gli
batte il cuore. E’ un fatto, è scienza, è la realtà. Ma la realtà fa paura a
chi la vuole manipolare. E’ lo stesso principio che ha fatto sì che in Francia
venisse vietata la trasmissione dello spot che semplicemente mostra persone con
sindrome di down che fanno cose normali – andare a scuola, fare alcuni tipi di
lavoro – e dicono “mamma, anche io posso essere felice”. Non dicono “madri che
avete abortito un bambino down siete assassine, pentitevi”, no, non dice
questo. Dice solo che anche una persona down può avere una vita felice. Punto.
Ed è ovvio che lo scopo, nel caso dello spot e in quello del manifesto, non è
quello di far sentire in colpa chi ha abortito, ma di impedire che qualcun’altra
lo faccia senza capire cosa stia facendo.
Ho conosciuto tante donne che sono passate dal dolore dell’aborto, e, forse
tranne una il cui figlio era molto malato e pensava di non avere le forze per
gestire la cosa, tutte lo hanno fatto senza rendersi conto che stavano
uccidendo un bambino e non, invece, rimuovendo un grumo di cellule. A quasi
tutte sarebbe servito un abbraccio, un aiuto, un appoggio, sì, ma soprattutto
informazione. Credo che a molte di loro quella foto avrebbe salvato la vita,
avrebbe risparmiato fiumi di lacrime e anni di rimpianti. E sia chiaro che
l’impegno del mondo pro life non è per far sentire in colpa qualcuno che lo ha
già fatto, ma per impedire che l’ennesima donna domattina abortisca ancora
senza la piena consapevolezza. È proprio questo che fa tanto paura, tanto da
indurre addirittura una senatrice ad andare contro un principio stabilito e
tutelato dalla Costituzione (Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il
proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di
diffusione). Tanto più che il manifesto non esprime nemmeno un’opinione,
ripetiamo, ma un dato di realtà. E’ la verità che può salvare le mamme
dall’abisso di dolore nel quale precipitano uccidendo il loro figlio, ed è la
verità di cui hanno paura i guardiani del pensiero unico. Qualcuno di noi
ha mai protestato contro i manifesti del gay pride? Io no di sicuro, e nessuno
dei miei amici. Non la Chiesa. Anzi, per me sono una divertente occasione per
smascherare con i miei figli la propaganda grossolana che li muove. I manifesti
se ne stanno affissi indisturbati: noi non abbiamo paura della propaganda se
siamo con i figli ad aiutarli a ragionare (altro è se gliela propinano
obbligatoriamente a scuola senza che noi ne siamo informati). A noi la verità
comunque non fa mai paura perché sappiamo farne un giudizio.
Invece la propaganda radicale si è basata sulle bugie e sulla
disinformazione, a partire dalla storia di Seveso
in Italia, e dalle menzogne della sentenza
Roe vs Wade in America. Nessuna donna che venisse davvero
informata e appoggiata, credo, permetterebbe che un bambino venisse trucidato,
fatto a pezzetti nella sua pancia. Lo so, è un’immagine cruda, e infatti ci è
stato anche chi ha sollevato la questione della comunicazione dei pro life, non
sempre intelligentissima. E’ vero, si potrebbe fare di meglio, comunicare in
positivo la bellezza della vita, e questo tutti noi che abbiamo figli e lo
raccontiamo (a volte pure troppo), cerchiamo di farlo. Io però ci credo poco,
che possa funzionare. L’uomo è un abisso di mistero, e il male esiste. Sarebbe
come dire che per la pace in Siria sarebbe più utile affiggere gigantografie di
Damasco e Aleppo ancora intatte, coi guardini in fiore e i bambini che giocano
per strada. Rimane il fatto che c’è una guerra.
Rimangono oltre centomila bambini uccisi nel grembo materno in Italia ogni
anno nel silenzio generale. Non è che il fatto che la legge sia stata ormai
approvata può far archiviare la realtà di centomila cuoricini fermati ogni anno
e questo, come dice il mio amico londinese, it’s a fact! Senza contare le
decine e decine di migliaia di aborti non conteggiati grazie alla
contraccezione del giorno dopo – ormai farmaco da banco – e in molti casi anche
in quella preventiva (la pillola può anche non impedire il concepimento).
Di fronte alla paura che può prendere una donna che scopra di essere
incinta nel momento più sbagliato della storia dell’intero cosmo (a lei sembra
di certo così), la predica sulla bellezza della vita serve veramente a
pochissimo. Non è sempre bello avere un figlio. E’ vero. Per mille motivi
diversi. Ma è una realtà. Quel figlio E’. E’ lì, vive, il suo cuore batte,
succhia il pollice. E’ un fatto e farci i conti piano piano guarirà il cuore
terrorizzato o arrabbiato della sua mamma. La vità avrà la forza di farle
superare qualsiasi cosa, e, spero, ci sarà una comunità intorno a lei (i Centri
Aiuto alla Vita per esempio sono lì per formarne una intorno a chi è sola).
Scegliere la morte invece sarà un dolore terribile per la madre, dal quale
potrà essere guarita solo se avrà il coraggio di guardare il suo dolore e di
chiedere perdono (magari proprio grazie a quel manifesto). Se ci crede, a Dio.
Sennò anche solo al suo bambino. Dire a se stessa che ha solo rimosso un grumo
di cellule non servirà a farla stare meglio. È per questo che quel manifesto è
un grosso regalo anche alle donne che hanno abortito. E noi pretendiamo che
venga di nuovo affisso, in nome di quelle mamme e di quei bambini. E se non
siete d’accordo, non ce ne frega niente, perché la Costituzione ci dà il
diritto di parlare, anche se non diciamo bugie.
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