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Mons. Paolo Pezzi. |
Nulla è perduto con la pace! I vescovi
cattolici in Russia dopo l’annuncio della mobilitazione
(riprendo questo messaggio, di fine settembre, dal sito de La Nuova Europa: Nulla è perduto con la pace! I vescovi cattolici in Russia dopo l’annuncio della mobilitazione - La Nuova Europa .
Fratelli e sorelle
amati nel Signore, membri del clero, monaci e laici,
Il confronto in Ucraina
è degenerato in un conflitto armato su larga scala, che ha già cancellato
migliaia di vite, ha minato la fiducia e l’unità tra le nazioni e i popoli, e
minaccia l’esistenza di tutto il mondo. Come sei mesi fa, noi desideriamo
ripetere il magistero della Chiesa, secondo il Santo Vangelo e l’antica
Tradizione: la guerra non è mai stata né mai sarà un mezzo di risoluzione dei
problemi tra le nazioni; «Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la
guerra» (Pio XII, 1939).
Oggi i nostri cuori
sono pieni di dolore e di impotenza per l’incapacità di fare qualcosa o anche
solamente di trovare parole giuste, che possano cambiare la situazione in
maniera decisiva ed evitare ulteriori vittime. Insieme a voi, fratelli e
sorelle, ascoltiamo con attenzione le parole del Santo Padre, pronunciate in
occasione della sua visita in Kazachstan: «Non abituiamoci alla guerra, non
rassegniamoci alla sua ineluttabilità. Andiamo in aiuto di chi soffre e
insistiamo perché si provi davvero a raggiungere la pace. L’unica via d’uscita
è la pace, e l’unica strada per raggiungerla è il dialogo».
Consapevoli della nostra impotenza, preghiamo di vivere nello spirito della consacrazione dell’Ucraina e della Russia al Cuore Immacolato di Maria fatta da Papa Francesco, con piena fiducia nella cura di Dio per i suoi figli e nella sua infinita misericordia. L’unico modo per vivere così è essere umili costruttori di pace e difensori della giustizia, nella misura in cui i nostri talenti e le circostanze della nostra vita ce lo permettono.
La mobilitazione parziale proclamata
in Russia ha posto molti nostri fedeli davanti a una scelta morale molto seria.
Sappiamo che in determinate circostanze le autorità statali non solo hanno il
diritto, ma devono anche usare le armi ed esigere dai cittadini l’adempimento
dei doveri necessari per la difesa della patria; e che coloro che compiono
rettamente il servizio militare per la patria servono il bene comune. Tutto
questo è vero se le azioni militari sono finalizzate a una più rapida
conclusione del conflitto e ad evitare il moltiplicarsi delle vittime (Cfr.
il Catechismo della Chiesa cattolica 2307-2317).
In conclusione, la
questione se sia ammissibile partecipare alle azioni di guerra è una questione
che riguarda la coscienza personale, che è il santuario più segreto e sacro
dell’uomo, nel quale egli è solo con Dio, e al cui giusto giudizio è sempre
tenuto a obbedire (ibid., 1795, 1800).
D’altra parte, la
Chiesa ricorda alle autorità dello Stato che esse «devono trovare una giusta
soluzione nel caso in cui una persona si rifiuti di imbracciare le armi per sua
convinzione, pur rimanendo obbligata a servire la comunità umana in altro modo»
(ibid., 2311). Questo diritto è sancito dall’articolo 59, paragrafo 3,
della Costituzione della Federazione Russa e ne chiediamo l’osservanza
coerente.
Per quanto riguarda gli
esponenti del clero e i monaci della Chiesa cattolica, va rimarcato che è
categoricamente impossibile per loro partecipare alle ostilità, sia secondo le
antiche regole della Chiesa che secondo le convenzioni internazionali in vigore.
Rinnoviamo l’invito a
tutti i nostri fedeli a intensificare le preghiere e il digiuno per una pace
giusta e sicura. I sacerdoti sono invitati a celebrare la Santa Messa per il
mantenimento della pace e della giustizia, utilizzando la Preghiera Eucaristica
per la riconciliazione, recitando la preghiera dall’Ufficio liturgico «sulla
pace e la patria» e includendo nella Preghiera dei fedeli le richieste per la
cessazione delle azioni militari e la salvaguardia della vita umana.
Paolo Pezzi
Arcivescovo metropolita della Madre di Dio a Mosca
A nome della Conferenza episcopale dei vescovi cattolici in Russia
In questo coraggioso messaggio i vescovi cattolici
si muovono nell’ambito della legalità russa. Il terzo comma dell’articolo 59
della Costituzione della Federazione Russa tutela chi per questioni di
coscienza e di credo religioso ricusa l’utilizzo delle armi. Ma una comunicazione
ufficiale del 25 settembre sul portale governativo «Ob"jasnjaem.ru»,
servizio che risponde alle domande più frequenti dei cittadini russi, ha
dichiarato l’impossibilità durante la mobilitazione di prestare un servizio
alternativo alla comunità per i cittadini obiettori di coscienza, negando di
fatto un’opzione legale. Per quanto
riguarda i religiosi cattolici, la Conferenza Episcopale ha ricordato che la
loro partecipazione ad azioni belliche è categoricamente vietata, tanto dalla
Tradizione della Chiesa dei primi secoli, quanto dalle convenzioni
internazionali in vigore. Secondo informazioni pervenute all’Agenzia Fides,
sono stati convocati negli ultimi giorni presso i commissariati militari
diversi sacerdoti ortodossi russi, il cui mancato arruolamento non è stato
motivato sulla base del loro status di religiosi, ma facendo riferimento a
altri requisiti incompatibili con le direttive ricevute sinora dagli uffici di
reclutamento. All’assurdità criminale di questa guerra si aggiunge l’assurdità e
il disordine della mobilitazione parziale: reclute mandate al fronte senza equipaggiamento,
senza addestramento, spesso rastrellati per strada. Qualcuno avanza, con tanto
di video dimostrativi, che agenti di reclutamento girano di preferenza quartieri
borghesi per ottenere laute mance in cambio dell’esenzione dalla
mobilitazione.
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