Don Martìn Lasarte in Angola, autore della lettera. |
Da più parti ho ricevuto la lettera che Don Martìn Lasarte, missionario salesiano, aveva mandata nel 2011 alla Redazione del New York Times. Già allora il tema della pedofilia era presente sui Media, in particolare negli Stati Uniti. Qualcuno ha opportunatamente tirata fuori questa lettera di nuovo in questi giorni. Ho sentito molti echi favorevoli da chi l'ha letta. Voglio quindi ribloggarla anch'io, sperando contribuire così alla diffusione di un'esperienza e di un messaggio che incoraggia e da una visione serena e positiva della Chiesa, più vicina alla sua realtà globale.
Caro fratello e
sorella giornalista:
Sono un semplice
sacerdote cattolico. Sono felice ed orgoglioso della mia vocazione. Da
vent’anni vivo in Angola come missionario.
Vedo in molti mezzi di
informazione, soprattutto nel vostro giornale, l’ampliamento del tema dei
sacerdoti pedofili, con indagini condotte in modo morboso sulla vita di alcuni
sacerdoti. Così si parla di uno di una città negli Stati Uniti negli anni ‘70,
di un altro nell’Australia degli anni ‘80, e cosi a seguire di altri casi
recenti…
Certamente questo è da
condannare!
Il fatto che persone,
che dovrebbero essere manifestazioni dell’amore di Dio, siano come un pugnale
nella vita di innocenti, mi provoca un immenso dolore. Non esistono parole che
possano giustificare tali azioni. E non c’è dubbio che la Chiesa non può che
schierarsi a fianco dei più deboli e dei più indifesi. Pertanto ogni misura che
venga presa per la protezione e la prevenzione della dignità dei bambini sarà
sempre una priorità assoluta.
Tuttavia, incuriosisce
la disinformazione e il disinteresse per migliaia e migliaia di sacerdoti che
si spendono per milioni di bambini, per tantissimi adolescenti e per i più
svantaggiati in ogni parte del mondo! Ritengo che al vostro mezzo di
informazione non interessi che io nel 2002, passando per zone minate, abbia
dovuto trasferire molti bambini denutriti da Cangumbe a Lwena (in Angola),
poiché nè se ne occupava il governo, nè le ONG erano autorizzate. E neanche vi
importa che io abbia dovuto seppellire decine di piccoli, morti nel tentativo
di fuggire dalle zone di guerra o cercando di ritornare, nè che abbiamo salvato
la vita a migliaia di persone in Messico grazie all’unica postazione medica in
90.000 km² , e grazie anche alla distribuzione di alimenti e sementi. Non
vi interessa neppure che negli ultimi dieci anni abbiamo dato l’opportunità di
ricevere educazione ed istruzione a più di 110.000 bambini…
Non ha risonanza
mediatica il fatto che, insieme ad altri sacerdoti, io abbia dovuto far fronte
alla crisi umanitaria di quasi 15.000 persone tra le guarnigioni della
guerriglia, dopo la loro resa, perché non arrivavano alimenti nè dal Governo,
nè dall’ONU.
Non fa notizia che un
sacerdote di 75 anni, Padre Roberto, ogni notte percorra la città di Luanda e
curi i bambini di strada, li porti in una casa di accoglienza nel tentativo di
farli disintossicare dalla benzina e che in centinaia vengano alfabetizzati.
Non fa rumore che altri sacerdoti, come Padre Stefano, si occupino di
accogliere e dare protezione a ragazzi picchiati, maltrattati e persino
violentati.
E non interessa che
Frate Maiato, malgrado i suoi 80 anni, vada di casa in casa confortando persone
malate e senza speranza.
Non fa notizia che
oltre 60.000, tra i 400.000 sacerdoti e religiosi, abbiano lasciato la propria
terra e la propria famiglia per servire i loro fratelli in un lebbrosario,
negli ospedali, nei campi profughi, negli istituti per bambini accusati di
stregoneria o orfani di genitori morti di AIDS, nelle scuole per i più poveri,
nei centri di formazione professionale, nei centri di assistenza ai
sieropositivi…o, soprattutto, nelle parrocchie e nelle missioni, incoraggiando
la gente a vivere e ad amare.
Non fa notizia che il
mio amico, Padre Marco Aurelio, per salvare alcuni giovani durante la guerra in
Angola li abbia condotti da Kalulo a Dondo e sulla strada di ritorno alla sua
missione sia stato trivellato di colpi; non interessa che frate Francesco e
cinque catechiste, per andare ad aiutare nelle aree rurali più isolate, siano
morti per strada in un incidente; non importa a nessuno che decine di
missionari in Angola siano morti per mancanza di assistenza sanitaria, per una
semplice malaria; che altri siano saltati in aria a causa di una mina mentre
andavano a far visita alla loro gente.
Nel cimitero di Kalulo si trovano le tombe dei primi sacerdoti giunti nella regione…nessuno è arrivato ai 40 anni!
Nel cimitero di Kalulo si trovano le tombe dei primi sacerdoti giunti nella regione…nessuno è arrivato ai 40 anni!
Non fa notizia
accompagnare la vita di un sacerdote “normale” nella sua quotidianità, tra le sue
gioie e le sue difficoltà, mentre spende la propria vita, senza far rumore, a
favore della comunità di cui è al servizio.
La verità è che non
cerchiamo di fare notizia, bensì semplicemente cerchiamo di portare la Buona
Notizia, quella che senza rumore inizió nella notte di Pasqua. Fa più rumore un
albero che cade, che non un bosco che cresce.
Non è mia intenzione
fare un’apologia della Chiesa e dei sacerdoti. Il sacerdote non è nè un eroe,
nè un nevrotico. È un semplice uomo che, con la sua umanità, cerca di seguire
Gesù e di servire i suoi fratelli. In lui ci sono miserie, povertà e fragilità
come in ogni essere umano; ma ci sono anche bellezza e bontà come in ogni
creatura…
Insistere in modo
ossessivo e persecutorio su un tema, perdendo la visione di insieme, crea
realmente caricature offensive
del sacerdozio
cattolico e di questo mi sento offeso.
Giornalista: cerchi la
Verità, il Bene e la Bellezza. Tutto ciò la renderà nobile nella sua
professione.
Amico… le chiedo solo questo…
Amico… le chiedo solo questo…
In Cristo,
Padre Martín Lasarte
sdb
“Il mio passato,
Signore, lo affido alla tua Misericordia; il mio presente al tuo Amore; il mio
futuro alla tua Provvidenza”.
Bellissima testimonianza.
RispondiEliminaGrazie fra Sereno per averla pubblicata