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sabato 14 ottobre 2017

DIO PRIMO SERVITO, BEATO JUSTO TAKAYAMA UKON / domenica XXVIII° T. O.

Beato Justo Takayama Ukon Martire - Il Samurai di Cristo.
Il Vangelo di questa domenica ci presenta il paradosso di persone che rifiutano un invito a nozze (e alle nozze del Signore non si porta la busta!)! Sembra assurdo. Ma è solo quello che succede tutti i giorni: siamo troppo legati alle nostre cose, alle nostre occupazioni per rispondere agli inviti del Signore. Nel Vangelo parallelo di Luca (cap. 14) uno degli invitati si sente scusato perché lui stesso si è appena sposato. Cerchiamo di comprendere questa scusa: è tale l’amore di Dio per la famiglia che sta scritto: Quando un uomo si sarà sposato da poco, non andrà in guerra e non gli sarà imposto alcun incarico; sarà libero per un anno di badare alla sua casa e farà lieta la moglie che ha sposata.” (De 24:5). Che saggezza stupefacente! Eppure, davanti ai suoi inviti, per il Signore
nemmeno il matrimonio è una scusa valida; evidentemente perché l’amore di Dio include e nutre l’amore degli sposi. Purtroppo l’amore umano è spesso vissuto in antagonismo all’amore di Dio. Per non far adombrare il marito o la moglie, uno si allontana dal Signore. Spesso un coniuge ricatta quello che vuole essere fedele al Signore. Non va bene così. Dio deve venire per primo!, “Cerca Dio e la sua giustizia prima di tutto e tutto il resto ti sarà dato in sovrappiù”.

La vita del beato Justo Takamaya, il “Samurai di Cristo” sembra un commento perfetto a questo Vangelo:

Roma (Agenzia Fides) – “Il samurai di Cristo, Justo Takayama Ukon – beatificato il 7 febbraio 2017 a Osaka – ha vissuto una vita cristiana autentica, onesta, sincera, profonda. E’ stato riconosciuto come martire, anche se non è stato ucciso. E' stato perseguitato e ha dovuto abbandonare tutta la sua ricchezza e il suo status sociale. Il suo esempio è molto importante e prezioso per noi. E' significativo per i fedeli del nostro tempo. Come nostra consuetudine, noi Vescovi giapponesi abbiamo ringraziato personalmente il Santo Padre Francesco per la beatificazione. Per questo siamo venuti in Vaticano, e siamo felici anche di ricordare e celebrare il 75° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Giappone”: lo dice all’Agenzia Fides l'Arcivescovo Joseph Mitsuaki Takami, alla guida dell'arcidiocesi di Nagasaki e Presidente della Conferenza Episcopale del Giappone.
“I cristiani in Giappone hanno bisogno di riferirsi e di imparare da Ukon”, nota l’Arcivescovo. “Forse a causa della mentalità e della cultura giapponese – spiega – i nostri fedeli sono restii a parlare della loro fede cristiana agli altri. Piuttosto attendono. Avremmo bisogno oggi di un annuncio evangelico più esplicito. Ricordiamo che Ukon era molto felice di aver ricevuto da Dio il dono della fede cristiana e ne ha parlato a tutte le persone che aveva intorno: amici, sudditi, conoscenti. E tanti di loro si sono avvicinati alla fede grazie a queste sue parole. In tal senso Ukon è un esempio da seguire. Esiste nella mentalità comune la convinzione che la fede sia quasi un ‘affare di famiglia’, cioè che solo in una famiglia già cattolica possano esserci nuovi battezzati. Bisogna superare questo paradigma”.
Inoltre, aggiunge l’Arcivescovo, “Ukon ha messo sempre Dio al primo posto. Ha preferito il Signore Gesù Cristo alle sue proprietà, alla vita agiata, senza alcun dubbio. Questo suo esempio oggi ci fa pensare a quante volte i beni materiali ci separano da Dio. Ogni giorno un battezzato deve scegliere Dio e troppo facilmente i giapponesi , in una società secolarizzata, danno priorità ai beni materiali: la prima preoccupazione è quella”.
Nell'odierno Giappone, conclude, “è molto importante riflettere sulla missione della Chiesa e la recente Lettera che il Papa ci ha rivolto, consegnataci dal Cardinale Fernando Filoni nel recente viaggio, ci ha stimolato e ci fa riflettere sull’importanza dell’evangelizzazione. Le sfide nella nostra terra sono tante. Viviamo in una società che non sembra molto interessata alla vita spirituale, ma che è piuttosto centrata sull'economia. La carità di Cristo ci interpella. Urge dare ai nostri fedeli un approfondimento della fede e una maggiore formazione. Siamo fiduciosi che, grazie alla figura di Ukon, e con la grazia di Cristo, sapremo mettere in moto un rinnovamento della missione”. (PA) (Agenzia Fides 13/10/2017)

Nato in una famiglia nobile e potente, quando Ukon ha 12 anni il suo padre si converte al cattolicesimo e lui viene battezzato con il nome di Justo. Tutti e due difenderanno il loro posto e la loro carriera nella società, esercitando il potere di daimyo ma con i principi cristiani. Molti loro conoscenti si convertono alla fede cristiana sotto la loro influenza.
Quando però il Cristianesimo è perseguitato e i missionari cristiani stranieri sono espulsi, a differenza di altri daimyo, Justo proclama la sua fedeltà alla sua religione e preferisce rinunciare alla sua terra e alle sua proprietà. Egli vive sotto la protezione di amici per decenni, ma nel 1614 il Cristianesimo è vietato in Giappone e deve esiliarsi. Assieme ad altri 300 cristiani va nelle Filippine, dove sono accolti calorosamente dai gesuiti. Le autorità spagnole offrono il loro aiuto per rovesciare il governo giapponese tramite un’invasione militare al fine di proteggere i cattolici giapponesi. Ma Justo (nato come uomo di spada!) si oppone a questo piano e rifiuta di parteciparvi. Morirà di malattia solo 40 giorni più tardi.


Prima Lettura  Is 25,6-10a
Il Signore preparerà un banchetto, e asciugherà le lacrime su ogni volto.

Dal libro del profeta Isaìa
Preparerà il Signore degli eserciti
per tutti i popoli, su questo monte,
un banchetto di grasse vivande,
un banchetto di vini eccellenti,
di cibi succulenti, di vini raffinati.
Egli strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre distesa su tutte le nazioni.
Eliminerà la morte per sempre.
Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,
l’ignominia del suo popolo
farà scomparire da tutta la terra,
poiché il Signore ha parlato.
E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio;
in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.
Questi è il Signore in cui abbiamo sperato;
rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza,
poiché la mano del Signore si poserà su questo monte».

Salmo Responsoriale  
Dal Salmo 22

Abiterò per sempre nella casa del Signore.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. 

Seconda Lettura
  Fil 4,12-14.19-20
Tutto posso in colui che mi dà forza.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Fratelli, so vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni.
Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù.
Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Canto al Vangelo
  Cfr Ef 1,17-18
Alleluia, alleluia.

Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo
illumini gli occhi del nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati.
Alleluia.

   
Vangelo  Mt 22,1-14 (Forma breve Mt 22,1-10)
Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.

Dal vangelo secondo Matteo
[ In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. ]
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti». 
 


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