Spesso, di fronte allo svuotamento delle chiese e dei valori nella società, si propongono varie ricette. Qual è la buona?
Il Cardinale Ratzinger diceva: quando la Chiesa smarrisce il suo cammino deve ritornare alle origini per poi ripartire: ossia, Scrittura e Tradizione antica. Se la Chiesa è autenticamente Chiesa può evangelizzare. Altrimenti come sale che ha perso il sapore o persino come operai fraudolenti (2 Cor 11, 13; vedi Fil 3, 2), la Chiesa non porta la vita.
La missione della Chiesa è rendere testimonianza a Cristo risorto, Luce dei popoli e Salvatore dell’uomo, l’uomo Gesù Cristo unico Mediatore tra Dio e l’Umanità. Salvando me, il Signore mi fa entrare nella sua "Comunità-comunione" di redenti. Divento testimone a mia volta di questa esperienza, e sono segno come singolo e come Comunità a favore di tutti. La Chiesa rende testimonianza a tutti della Vittoria di Dio sulla morte, dell’era nuova che si è aperta a Gerusalemme (ormai “la vera luce già risplende” (1 Giovanni 2, 8). Alla fine i Vangeli indicano questa missione: deve essere ad extra e ad intra. Le persone di fuori (ad extra) sono "figli di Dio dispersi" (Giovanni 11, 52 ), "messe che è molta" (Matteo 9,37-38), “un popolo numeroso” in Corinto che aspetta l’annuncio, (Atti 18,10), ecc., - ed è il Signore ad aggiungere “ogni giorno alla comunità quelli che erano salvati” (Atti 2, 47), non gli uomini. Quelli di dentro invece devono essere nutriti, rafforzati, guidati ad una fede forte, resi capaci di ricevere “cibo solido”.
Come si entra nella Chiesa? Non c'è altra via che sentir “parlare delle grandi opere di Dio” con franchezza (Atti 2,11) e ascoltare allora l’annuncio del Mistero di Gesù di Nazareth ossia che “Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso" (Atti 2,36). È questo il Kerigma. Esso provoca il sentirsi trafiggere il cuore e apre a una scelta: credere o meno che Gesù crocifisso e risorto sia il Signore al quale bisogna obbedire per avere la vita eterna e che solo può aprire il “libro sigillato” che è insieme il progetto di salvezza di Dio e il senso della mia vita (Apocalisse 5, 1; Isaia 29, 11). Gesù è la chiave di interpretazione della Scrittura. Chi, sostenuto dallo Spirito Santo si apre alla fede accettando il kerigma, si lascia guidare dalla Chiesa. Infatti il suo cuore è stato trafitto dal comprendere che finora ha sbagliato tutto, cercando di modellare a modo suo il cammino della salvezza, la religione. Dice allora: “Che cosa dobbiamo fare fratelli?” (Atti 2,38). Egli viene rassicurato e invitato a scegliere Gesù crocifisso e risorto come unico Signore e Salvatore, tuffandosi nella potenza del suo nome, ricevendo attraverso il battesimo sia il perdono dei suoi peccati che lo Spirito. Deve allora crescere in un processo assiduo: nutrirsi del Pane della Parola e correggere man mano le interpretazioni sbagliate che si era formato o aveva ricevuto, accogliere il Signore che si manifesta nella Comunione-Ekklesia, accogliere gli altri come fratelli, e celebrare con loro questa Salvezza rendendo grazie (Atti 2,42).
Purtroppo molti sono nella Chiesa e credono di essere migliori cristiani seguendo le proprie idee e sentimenti, di essere più autentici se “vanno in Chiesa quando se la sentono”. Facendo così non lasciano Dio entrare in loro. Ma soprattutto, la maggior parte entra nella Chiesa senza passare attraverso l’ascolto e l’accettazione del Kerigma che provoca il sentirsi trafiggere il cuore.
Cos'è questo sentirsi trafiggere il cuore? È perdere il controllo della propria vita, della propria giustificazione, vedere crollare tutto. Questo obbliga ad appoggiarsi a Dio e alla sua misericordia e non alla giustizia propria. È “morire”. Allora entra la luce di Dio nella tua vita. Così "muori e risorgi". “Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: "Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione, ... affinché siano svelati i pensieri di molti cuori" (Luca 2, 34). Anche Maria si sentirà trafiggere il cuore dovendo credere al di là di ogni speranza e ragionevolezza umana, di fronte all'apparente vittoria del male e debolezza di Dio: "e anche a te una spada trafiggerà l'anima".
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